Povertà educative e dispersione scolastica

La dispersione scolastica nel nostro Paese è un dato sempre più allarmante. Per i nostri studenti è sempre più difficile leggere e comprendere un testo. Dietro questo fenomeno si nascondono povertà e disuguaglianze sociali.
Foto: Pexels

Per vincere la sfida contro la dispersione scolastica, che non è fatta solo di abbandoni, servono azioni mirate e preventive per tutti. La scuola deve per prima porsi il problema e leggere storie in classe su dimensioni strategiche per il successo formativo, per sensibilizzare gli studenti e ottenere risultati nel tempo. Bisogna monitorare in classe i miglioramenti su attenzione, memoria, funzioni cognitive di base, comprensione del testo orale e scritto, competenze emotive. La lotta contro la dispersione scolastica deve ripartire da qui.

Serve un intervento di sistema per contrastare un fenomeno multifattoriale, attraverso il pensiero narrativo, a partire dalla “tentazione “. Il prof. Federico Batini, docente di Pedagogia Sperimentale presso l’Università di Perugia, conduce ricerche avanzate in questo campo. La dispersione è la somma di ripetenze, non frequenze e abbandoni non formalizzati. I ragazzi che a scuola si vedono pochissimo sono in una situazione di potenziale dispersione.

Considerando anche i continui cambiamenti di istituto, il fenomeno coinvolge tra il 25 ed il 33 % degli studenti!  Una realtà enorme che deve essere assolutamente affrontata con ottica preventiva e non solo curativa dopo i 18 anni. Serve la continuità degli interventi. Non bastano progetti di pochi mesi. È in gioco il destino di una quantità troppo grande di studenti. Occorre fare prevenzione in ogni classe intera con attenzione anche al benessere psicologico di tutti i ragazzi e non solo di alcuni. Si deve partire dalla didattica e dalla valutazione.

Insegnare non è solo spiegare seguendo il libro di testo. Apprendere non è solo ripetere. Non esiste solo la valutazione sommativa. Quella formativa fa rivedere il processo di insegnamento- apprendimento per facilitare i ragazzi. Il problema è il rendimento negativo che guasta il rapporto con la scuola e innesca il processo di dispersione. La scuola deve veramente ” accogliere” tutti.

Le azioni contro la dispersione devono partire dalla comprensione di un testo scritto o orale, base del successo formativo, dalla capacità di attenzione che deve progressivamente aumentare. Particolare cura nell’ acquisizione di queste abilità e conoscenze strategiche richiedono i ragazzi che provengono da famiglie disagiate.

Già dall’ultimo anno della scuola dell’infanzia possiamo avere dati predittivi di difficoltà future osservando curiosità, stimoli ricevuti, linguaggio produttivo. Didattiche attive partecipative centrate sul singolo studente, alcuni giochi da tavolo, lettura ad alta voce di storie in classe hanno la forza di migliorare il successo formativo. Dopo mesi si osservano progressi nella comprensione di un testo e sulle abilità cognitive di base.

Un ruolo positivo possono svolgere le comunità educative, dai centri di quartiere, che non siano solo doposcuola per fare i compiti, con musica, lettura ad alta voce, occasioni di protagonismo e di pratica teatrale, sportiva, alle comunità dei social molto influenti sui giovanissimi. Non possiamo delegare molto queste attività a famiglie con analfabetismo di ritorno e grave disagio sociale.

Un milione e 382 mila minori in povertà assoluta, dispersione scolastica al 12,7 % e 15-29enni senza scuola, formazione o lavoro al 23,1%, più che in ogni altro Paese europeo.  Un recente Rapporto di Save the Children evidenzia l’amplificazione delle disuguaglianze nei territori per i minori in svantaggio socioeconomico quando si registrano divari strutturali della scuola pubblica in termini di mensa, tempo pieno, palestre, adeguatezza degli edifici. È un’analisi delle disuguaglianze nell’ offerta di tempi e spazi educativi nella scuola italiana.

Nel 2021 la quota di dispersione è del 12,7%.  Un dato più alto della media europea al 9,7%. Con uno sguardo ad un periodo più ampio, tanto l’Europa quanto l’Italia hanno fatto importanti progressi. Tuttavia il fenomeno in Italia è ancora grave e ci aiuta a capire quanto è equa la nostra società.  È il fallimento dell’uguaglianza: i giovani lasciano la scuola o la frequentano in maniera irregolare per motivi socioeconomici. Le cause da aggredire sono diverse: povertà della famiglia o del territorio di origine, incertezze sul piano occupazionale, scarsa efficacia della istruzione ricevuta in passato, scarsità di strumenti e stimoli culturali.

A lasciare le medie e le scuole superiori sono soprattutto i maschi, gli stranieri ed i residenti nel Sud. Il momento più critico da curare è il passaggio dalle medie alle superiori. Parliamo poi di dispersione implicita e qualità dell’apprendimento degli studenti italiani. Si tratta di ragazzi che a scuola ci vanno ma imparano poco e male. È comunque dispersione perché questi giovani si trovano ad affrontare la vita adulta senza avere le competenze necessarie per esercitare la cittadinanza attiva o per proseguire negli studi.

Si stima che la dispersione scolastica esplicita ed implicita superi il 20 % nel 2022. Gli alunni più deboli tendono a raggrupparsi in alcune scuole, veri ghetti educativi. La bocciatura è l’anticamera della dispersione. Da qui parte il fenomeno dei Neet, giovani dai 15 ai 29 anni che non studiano o non lavorano: 24 giovani su 100!

L’Italia deve scommettere su un forte investimento proprio sulla scuola pubblica, compresa la paritaria, con un organico adeguato, messo in condizione di fare bene il proprio lavoro in una scuola a tempo pieno, capace di far fiorire talento di tutte e di tutti. Il Pnrr è l’occasione per intervenire proprio sui luoghi più deprivati. Scuola, Terzo settore, associazioni professionali, istituzioni culturali ed educative, movimenti studenteschi, tutti insieme possiamo vincere questa battaglia.
Terminati i lavori della Commissione Ministeriale sulla dispersione, sono da distribuire 1,5 miliardi di euro del PNRR, 500 milioni già assegnati, il 50 % al Sud. È la prima volta che vengono trasferite cifre così importanti. Un’ occasione da non perdere, tramite interventi chirurgici con la metodologia anzidetta.

Sostieni l’informazione libera di Città Nuova! Come? Scopri le nostre rivistei corsi di formazione agile e i nostri progetti. Insieme possiamo fare la differenza! Per informazioni: rete@cittanuova.it

I più letti della settimana

Mediterraneo di fraternità

La forte fede degli atei

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons