I poveri non sono numeri

I poveri sono persone a cui andare incontro: è il cuore del Messaggio di papa Francesco per la Giornata mondiale dei poveri 2019, presentato in Vaticano.

 

«Per un giorno lasciamo in disparte le statistiche; i poveri non sono numeri a cui appellarsi per vantare opere e progetti. I poveri sono persone a cui andare incontro: sono giovani e anziani soli da invitare a casa per condividere il pasto; uomini, donne e bambini che attendono una parola amica. I poveri ci salvano perché ci permettono di incontrare il volto di Gesù Cristo». È il cuore del Messaggio di papa Francesco per la Giornata mondiale dei poveri 2019, presentato in Vaticano da mons. Fisichella e mons. Graham Bell, rispettivamente presidente e sotto-Segretario del Pontificio consiglio per la Promozione della nuova evangelizzazione.

L’incipit del Messaggio scandisce le parole del Salmo 9 che danno il tema alla Giornata: «La speranza dei poveri non sarà mai delusa». Davanti alle ingiustizie, alle sofferenze e alla precarietà della vita, la fede è in grado di donare a tutti, specialmente ai poveri, le ragioni della speranza. Così, il povero viene definito “l’uomo della fiducia”, che confida nel Signore perché lo conosce, perché ha un rapporto personale con Lui.

Chi sono i poveri di oggi? Si legge nel testo: «Incontriamo ogni giorno famiglie costrette a lasciare la loro terra per cercare forme di sussistenza altrove; orfani che hanno perso i genitori o che sono stati violentemente separati da loro per un brutale sfruttamento; giovani alla ricerca di una realizzazione professionale ai quali viene impedito l’accesso al lavoro per politiche economiche miopi; vittime di tante forme di violenza, dalla prostituzione alla droga, e umiliate nel loro intimo. Come dimenticare, inoltre, i milioni di immigrati vittime di tanti interessi nascosti, spesso strumentalizzati per uso politico, a cui sono negate la solidarietà e l’uguaglianza? E tante persone senzatetto ed emarginate che si aggirano per le strade delle nostre città?». Situazioni dalle quali è difficile affrancarsi perché a volte i poveri vivono un dramma nel dramma: vengono “trattati con retorica”, “sopportati con fastidio”, “giudicati spesso parassiti della società”. Dio, invece, “ascolta”, “interviene”, “protegge”, “difende”, “riscatta”, “salva”.

«Si possono costruire tanti muri e sbarrare gli ingressi per illudersi di sentirsi sicuri con le proprie ricchezze a danno di quanti si lasciano fuori. Non sarà così per sempre», dice il papa, perché il grido dei poveri «aumenta e abbraccia la terra intera. Come scriveva Don Primo Mazzolari: «Il povero è una protesta continua contro le nostre ingiustizie; il povero è una polveriera. Se le dai fuoco, il mondo salta».

È un forte richiamo alla responsabilità personale, un invito non solo a donare ma a donarsi: «A volte basta poco per restituire speranza: basta fermarsi, sorridere, ascoltare»; non solo bisogna dare aiuti materiali, ma è necessario avvicinarsi agli altri, offrire loro tempo, ascolto, comprensione, in una conoscenza reciproca in cui ciascuno arricchisce l’altro. “I poveri ci evangelizzano”, ha detto parlando a braccio mons. Fisichella.

Il Messaggio addita anche la testimonianza di vita di Jean Vanier, il “grande apostolo dei poveri”, che «ha ricevuto da Dio il dono di dedicare tutta la sua vita ai fratelli con gravi disabilità che spesso la società tende ad escludere. È stato un “santo della porta accanto” alla nostra; con il suo entusiasmo ha saputo raccogliere intorno a sé tanti giovani, uomini e donne, che con impegno quotidiano hanno dato amore e restituito il sorriso a tante persone deboli e fragili offrendo loro una vera “arca” di salvezza contro l’emarginazione e la solitudine. Questa sua testimonianza ha cambiato la vita di tante persone e ha aiutato il mondo a guardare con occhi diversi alle persone più fragili e deboli».

Agli occhi del mondo sembra impossibile che la povertà abbia una forza salvifica: essa si coglie solo con uno sguardo di fede che spinge ciascuno a compiere un “pellegrinaggio di conversione per riconoscere i poveri e amarli”. «Il Messaggio di questo anno – spiega mons. Fisichella – sembra concludere una prima tappa. Nel 2017: “Non amiamo a parole ma con i fatti”, si richiamava a un’azione concreta espressione della carità; nel 2018: “Questo povero grida e il Signore lo ascolta”, si evocava il tema della fiducia e della fede, di chi si affida con tutto se stesso a Dio; nel 2019: “La speranza dei poveri non sarà mai delusa”, rimanda alla speranza». Per essere evangelizzatori coerenti, quindi, occorre seminare segni tangibili di speranza, donare conforto e solidarietà perché nessuno si possa sentire solo.

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