Possiamo sognare di nuovo

Benigno "Noy Noy" Aquino, presidente delle Filippine dallo scorso maggio, ha pronunciato il 26 luglio un coraggioso discorso sullo stato della nazione.
aquino
Lo hanno scelto quasi a furor di popolo. Durante i funerali della madre Cory Aquino, protagonista assoluta ed indiscussa di quel dopo-Marcos di 25 anni fa e della transizione pacifica alla democrazia, Noy Noy, alias Benigno Aquino, è stato spinto verso la candidatura alla presidenza delle Repubblica delle Filippine. Il 9 maggio il popolo gli ha dato un mandato quasi plebiscitario, anche se il Parlamento è uscito abbastanza frastagliato dalla consultazione elettorale.

 

Noy Noy, cinquantenne figlio d’arte da due mandati in Parlamento, ha iniziato il suo compito tutt’altro che facile dopo gli anni della controversa gestione Arroyo. Ieri, 26 luglio, il nuovo presidente ha rivolto al Paese quello che in breve viene definito il Sona (State of the Nation address): il discorso sullo stato della nazione.

 

Aquino ha subito messo in chiaro che il Paese si trova ad un bivio. Da una parte c’è «la strada della rettitudine», che mira «a proteggere il bene comune della nostra gente» con principi saldi in consonanza al giuramento fatto a servizio del Paese. Dall’altra la via della corruzione dove «la priorità è l’interesse personale», che ha caratterizzato per molto tempo la vita dell’arcipelago asiatico lasciando una pesante eredità. Aquino ha promesso di costituire a breve una Commissione della Verità per far luce su quanto realmente successo, indagando su tutto quanto non appare chiaro e individuandone i responsabili.

 

Il discorso ha suscitato entusiasmo, ma anche scetticismo. Si tratta di trovare la strada giusta per realizzare quanto proposto. Non sarà facile per un presidente relativamente giovane, che ha scelto un governo misto di politici e tecnocrati.

 

Al di là di quelli che saranno i risultati concreti delle scelte e proposte del nuovo leader, resta il coraggio che Noy Noy ha mostrato nell’affrontare i problemi che da anni attanagliano il Paese asiatico. Lui stesso si rende conto delle difficoltà, e ha fatto appello a conclusione del suo intervento alla gente che lo ha eletto e a Dio. «Sono fermamente convinto – ha concluso – che il nostro destino è nelle mani di Dio e della nostra gente. Mentre ci impegniamo alla promozione sociale della vita dei nostri simili, ho una fede incrollabile che Dio ci concederà la sua benedizione ed il suo sostegno. Ci sarà qualcosa d’impossibile, se restiamo fermi nel credere che Lui è dalla nostra parte?». Per questo Aquino può dire ai suoi connazionali: «Possiamo sognare di nuovo».

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