I “portinai” del cielo

Il papa propone un nuovo stile di vita, in compagnia di chi è solo, bisognoso, emarginato. Iniziative in tutta Italia

Fa soffrire «l’indifferenza della società verso i poveri», ha commentato papa Francesco all’Angelus in occasione della Giornata Mondiale dei Poveri istituita tre anni fa per mettere al centro della comunità coloro che vengono considerati gli “ultimi”. Una giornata, questo l’auspicio, che possa contribuire a cambiare lo sguardo e il cuore, ad orientare la vita sui valori che più contano. Anche nell’omelia della S. Messa papa Francesco ha richiamato l’attenzione sull’essenziale, su ciò che non passa. A passare, dice, sono le «cose penultime», non le ultime: «il tempio, non Dio; i regni e le vicende dell’umanità, non l’uomo». «Sono realtà grandiose, come i nostri templi, e terrificanti, come terremoti, segni nel cielo e guerre sulla terra (cf. vv. 10-11): a noi sembrano fatti da prima pagina, ma il Signore li mette in seconda pagina».

In “prima pagina”, invece, c’è l’uomo, il nostro prossimo. Bisogna, dunque, fuggire due tentazioni: la prima è quella della fretta, del tutto e subito, la curiosità «dell’ultima notizia eclatante o scandalosa», i «racconti torbidi», le «urla di chi grida più forte e più arrabbiato, da chi dice “ora o mai più”». Tutto questo non viene da Dio: «Se ci affanniamo per il subito – ammonisce il papa -, dimentichiamo quel che rimane per sempre: inseguiamo le nuvole che passano e perdiamo di vista il cielo. Attratti dall’ultimo clamore, non troviamo più tempo per Dio e per il fratello che ci vive accanto». Nella fretta di correre, di avere tutto e subito, dà fastidio chi rimane indietro: gli anziani, i nascituri, le persone disabili, i poveri ritenuti inutili. L’antidoto alla fretta, il dono che custodisce tutti gli altri doni, è la perseveranza, l’arte di tenere gli occhi fissi su ciò che non passa.

C’è poi la tentazione dell’io, che segue i suoi “capricci”, noncurante del richiamo dell’Amore. «Il cristiano – afferma Francesco – non è un discepolo dell’io, ma del tu», cerca di distinguere la voce di Dio parlando la sua stessa lingua, quella dell’amore, la “lingua del tu”. Uscire dal proprio io vuol dire anche fuggire l’ipocrisia di fare del bene per ricevere stima dagli altri. «La Parola di Dio, invece, spinge a dare a chi non ha da restituirci, a servire senza cercare ricompense e contraccambi». I poveri non parlano la lingua dell’io, non si sostengono con le proprie forze, hanno bisogno di chi si prenda cura di loro, ricordano a tutti che il Vangelo si vive «come mendicanti protesi verso Dio». La loro condizione aiuta a uscire dall’egoismo, «stando con i poveri, servendo i poveri, impariamo i gusti di Gesù, comprendiamo che cosa resta e che cosa passa», ricorda il papa. Tra tante cose che passano, i poveri aiutano a tenere a mente ciò che non passa, che rimarrà per sempre: l’amore, perché Dio è amore e chiedendo amore conducono a Lui, “facilitano” l’accesso al Cielo, sono «i portinai del Cielo».

La Giornata Mondiale dei Poveri, allora, non si circoscrive alle sole 24 ore, ma propone un nuovo stile di vita, in compagnia di chi è solo, bisognoso, emarginato. Papa Francesco in questi giorni ha inaugurato il nuovo centro di accoglienza notturna e diurna per le persone senzatetto, a pochi metri dal Colonnato di Piazza San Pietro. Un’intera palazzina di quattro piani di proprietà del Vaticano, lasciata libera da una Congregazione religiosa femminile, che è stata destinata alle persone più bisognose e in difficoltà, la cui gestione è affidata alla Comunità di Sant’Egidio. Un luogo che potrà accogliere molte persone soprattutto d’inverno, quando ci sarà l’emergenza per il freddo.

In tutta Italia la Giornata ha incoraggiato l’attenzione ai meno abbienti e la sensibilizzazione all’inclusione sociale di queste persone. Nella diocesi di Terni, ad esempio, nell’intero mese si svolgeranno diverse iniziative proposte da associazioni ecclesiali e parrocchie: il progetto delle Acli di “Contrasto della povertà educativa” con laboratori di lingua italiana per genitori e ragazzi stranieri; la mostra “Transiti” con opere pittoriche, poesie e pensieri dei detenuti della casa circondariale di Terni che hanno partecipato al progetto “Arte in carcere”, proposta dalla Caritas diocesana e dall’associazione di volontariato San Martino; un progetto che prevede contributi economici a persone indigenti in cambio dell’attività di cura ambientale delle vie cittadine, promosso dalla parrocchia di Santa Maria del Rivo in collaborazione con l’assessorato all’Ambiente del Comune di Terni e l’associazione “Mi Rifiuto”.

L’attenzione agli “ultimi” esige un cambiamento di vita, di mentalità, di sensibilità. Ecco perché, come scrive il Direttore della Fondazione Auxilium, Gigi Borgiani, sul sito web della Caritas di Genova, «si scrive “Giornata” ma si legge “giornate”! Sì, perché dovremmo scrivere in agenda, ogni giorno: ricordati dei poveri, della povertà! La Giornata Mondiale dei poveri allora non è una ricorrenza da celebrare, ma un’occasione in cui rivedere il nostro rapporto con i poveri e la povertà».

 

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