Polizia giusta e famiglie disperate

Nel giorno della scomparsa di Antonio Manganelli, i poliziotti di Bergamo gli rendono onore mostrando un senso di “custodia” che sfida tutti noi. L'estinzione delle famiglie numerose
Manganelli

È avvenuto nella ricca Lombardia, in provincia di Bergamo. Con cinque figli a carico, sia il padre che la madre sono rimasti entrambi senza stipendio. Per tirare avanti hanno ceduto alla necessità cercando di portar via, senza pagare, cibo e vestiario da un supermercato. Valore stimato 200 euro. Li possiamo immaginare inesperti e timorosi cadere facilmente nei controlli della vigilanza interna che chiama, come da procedura, la forza pubblica. Ma proprio il giorno in cui ha terminato i suoi giorni terreni quel galantuomo che è stato il capo della Polizia, Antonio Manganelli, non poteva ricevere omaggio migliore dai suoi uomini dell’unità orobica che hanno deciso di rilasciare i due genitori permettendogli di tornare a casa dai loro piccoli.

Appena eletto il nuovo Parlamento, l’Associazione famiglie numerose (Afnm) ha lanciato un comunicato stampa che è un grido di appello: «Fate presto, la gente che vi ha eletto è alla fame!». Secondo un recente sondaggio, per oltre la metà delle famiglie con almeno 4 figli, la busta paga permette solo di arrivare a metà mese. Facile immaginare cosa avviene quando viene a mancare anche lo stipendio.

«Sono sempre più numerose le famiglie disperate che si rivolgono alla nostra associazione, perché hanno perso un lavoro o perché, pur avendone uno, fanno fatica a garantire un piatto in tavola, pagare le utenze domestiche o onorare un mutuo della casa», afferma Rosaria Masìa, responsabile del progetto di solidarietà Aiutiamoci della stessa Associazione di famiglie. Una rete di mutuo aiuto «filtrata dalle famiglie delegate del territorio, che si recano nelle case, prestando ascolto, portando speranza e conforto» e che riesce a condividere centinaia di pacchi spesa tra le famiglie numerose in difficoltà, grazie anche al Banco Alimentare.

Ma stiamo parlando di famiglie ormai anomale. Come afferma Alessandro Soprana, direttore dell’osservatorio politico dell’Afnm, che abbiamo sentito direttamente qualche tempo addietro «le famiglie numerose, quelle cioè che devono avere almeno l'auto da sei posti per poter circolare, erano, nell'ottobre 2011, in base ai dati delle anagrafi comunali, poco più di 170 mila. Nel censimento del 2001 raggiungevano le 300 mila unità, mentre nel censimento del 1961 erano oltre 3 milioni. L'andamento è quello di una rapida "estinzione"».

Il 15 marzo, giorno di insediamento della Camere, davanti a Montecitorio, assieme ad una selva di esclusi come gli esodati, i cassintegrati e i senza casa, c’era anche una piccola rappresentanza mite delle famiglie numerose che non possono considerarsi estranee a quelle istanze di giustizia sociale che vedono il legame familiare l’anello apparentemente debole ma che si dimostra capace di opporre una vera capacità di resistenza. O meglio “resilienza”, la capacità delle strutture fondamentali di resistere ai cedimenti.

Forse a questo hanno pensato i poliziotti che si son trovati davanti il volto di quel padre e di quella madre. Sanno bene che sarebbero altri gli illeciti da colpire in una globalizzazione selvaggia che lascia da sola una famiglia senza soldi davanti alle merci di un supermercato di periferia.

Possibile che non esista una seria alternativa? Qualcuno, si spera, si offrirà per pagare i 200 euro di spesa, ma è evidente che non può bastare.

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