Poca disciplina

Poca disciplina

«Mio figlio di otto anni è spesso agitato e irrequieto e fa fatica a rispettare le regole. Anche le insegnanti a scuola si lamentano della poca disciplina, non solo di mio figlio, ma anche degli altri bambini e della fatica nel gestire le classi. Da cosa dipende e come devo comportarmi?».

Veronica – Matera

 

La nostra epoca è stata denominata l’epoca della fragilità, ove al centro dei rapporti ci sono le emozioni e i bisogni passeggeri, determinando così spesso relazioni tristi, basate su valori fugaci e poco significativi. Le emozioni prendono il sopravvento, determinando fenomeni come l’ipercinesi dei bambini e le difficoltà di concentrazione e di attenzione.

A scuola, le problematiche più evidenti che vengono segnalate dalle insegnanti riguardano la sfera emotiva, con bambini che manifestano difficoltà di concentrazione, di attenzione, ecc. In crisi c’è tutto quanto riguarda l’autonomia, l’autocontrollo, la disciplina, il rispetto delle regole, insomma, tutto quanto riguarda le relazioni sociali.

Eppure occorre constatare che oggi i bambini ricevono più regole rispetto ad un tempo e vengono educati da tante agenzie formative.

Ma allora perché? Varie sono le cause, ma penso che la radice profonda sia “l’adultizzazione” infantile, cioè quel processo per cui il bambino viene considerato un piccolo adulto, tralasciando il percorso del controllo emotivo e dell’educazione al sacrificio e della tolleranza alla frustrazione.

Dal punto di vista cognitivo, infatti, è già grande, mentre emotivamente è ancora piccolo, venendo sottoposto a forti emozioni senza possedere gli strumenti per gestirle.

Si struttura così spesso un narcisismo di fondo, come difesa di fronte a tutto ciò che comporta andare oltre il sé, come invece occorrerebbe fare quando si è in altri contesti, come la scuola o la comunità.

Cosa si può fare? È importante comprendere che l’educazione all’autocontrollo avviene sin da piccoli e comporta due caratteristiche: lo stimolo adeguato e l’indicazione paziente della risposta. Educare al sacrificio significa far comprendere al bambino che l’apparente rinuncia porterà ad una gioia più grande nel diventare libero e in grado di gestire sé stesso.

Per fortuna si incominciano a intravedere alcune attenzioni nelle scuole materne ed elementari quando si strutturano momenti destinati all’educazione alle emozioni e all’ascolto, e nelle famiglie, quando si dedica maggior spazio alla conoscenza del bambino, entrando più spesso in relazione con i figli e dedicando maggior tempo alla vita di coppia.

Sì, perché in fondo la prima regola è ancora l’amore, un amore concreto, che inizia dalla coppia e si espande sui figli e sulla comunità.

acetiezio@iol.it

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