Una piantina per la riconciliazione

Una senatrice, ex guerrigliera delle Farc, ha voluto fare un semplice dono al suo maggior avversario politico, l’ex presidente Álvaro Uribe, in segno di pace. Una gesto inatteso e qualche esitazione, poi l’accettazione del gesto. I guerriglieri dell'Eln hanno dichiarato una tregua unilaterale.

La pace ha bisogno di gesti. Lo ha compreso la senatrice colombiana Griselda Lobo, ex guerrigliera delle Farc, oggi – grazie agli accordi di pace – trasformate in partito politico. Durante la sessione nella quale si celebrava la Giornata internazionale per i diritti umani, la sessione plenaria del Senato è stata testimone di un gesto inedito che cerca di superare il clima di polarizzazione che ancora affligge questo Paese. Dopo un episodio antipatico, il lancio dalla zona del pubblico di un sacco contenente dei topi nel settore dell’emiciclo dove siede il senatore ed ex presidente Álvaro Uribe, leader della destra e strenuo oppositore dell’Accordo di pace con le Farc, la senatrice Lobo ha preso la parola per salutare i difensori dei diritti umani e ha voluto riferirsi agli attacchi che questi patiscono.

Centinaia di attivisti sociali sono stati assassinati in varie regioni della Colombia, nonostante l’Accordo di pace, provocando uno stato di insicurezza e di tensione. «Con l’odio non si va da nessuna parte – ha affermato la senatrice Lobo –, la polarizzazione ed il fanatismo sono pessimi consiglieri, nessuno è padrone della verità assoluta, la pace è una costruzione collettiva». Dopo la senatrice, ha preso la parola Bertha Frías, una delle vittime di un attentato commesso proprio dalla guerriglia delle Farc nel 2003, che provocò la morte di 36 persone e il ferimento di varie decine di uomini e donne. Appena concluso l’intervento di questa testimone, la senatrice Lobo è tornata a prendere la parola ed ha invitato Uribe, principale avversario politico, a inserirsi nel processo di riconciliazione della famiglia colombiana e a ricevere una piantina simbolo della «pace che bisogna costruire e che va annaffiata ogni giorno».

Ci sono stati alcuni momenti di esitazione: anni di scontro ideologico e di roventi parole fluttuavano nell’aria della Camera, di cui i presenti conoscevano e ricordavano il tenore. Ma il gesto era eloquente e la volontà di superare gli steccati pure. Dal suo scranno Uribe ha risposto di non coltivare odio, come dimostra l’aver condiviso sessioni di commissione con una senatrice delle Farc, Victoria Sandino. «Esiste rispetto personale – ha indicato il senatore – ed anche franchezza nel manifestare le nostre posizioni. Abbia la certezza che non c’è odio ma preoccupazione. Le chiederei tuttavia, e lo dico in modo costruttivo, così come sostengo che non c’è odio, di dispensarmi da questi tipi di simbolismi».

Ma la senatrice Lobo non ha desistito e, con la piantina nelle mani, ha insistito: «Questa è la famiglia colombiana. Se il senatore non accetta dalle mie mani questa pianta, che ci dica chi la potrà ricevere». L’ex presidente ha messo da parte le remore ed è sceso nella plate dell’emiciclo per ricevere dalle mani della ex guerrigliera il dono che vuole simbolizzare la riconciliazione. Un breve momento di pace ha forse fatto provocato un brivido tra i presenti, molti dei quali hanno potuto toccare con mano come potrebbe essere il Paese se, al di là delle distanze ideologiche, fosse possibile ricordare che tutti compongono la grande famiglia dei colombiani.

Una settimana dopo, ormai prossimi al Natale, i guerriglieri dell’Eln, ancora attivi, ha annunziato una tregua unilaterale ed ha chiesto al governo del presidente Ivan Duque di riprendere i colloqui di pace interrotti da vari mesi. La speranza è ancora viva nell’unico Paese latinoamericano che da mezzo secolo non conosce il silenzio delle armi.

 

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