Pezzi unici, ultima puntata

Domenica 22 dicembre, Rai1 trasmetterà il finale dell'apprezzata serie tv con molti colpi di scena. Sergio Castellitto, nel ruolo di Vanni, si avventura nella strada impervia dell'incontro, certamente con fatica, con passi avanti e passi indietro, e solo alla fine scopriremo se questo suo sforzo sarà stato utile a rimettere in moto la sua vita profondamente ferita.  

Come è morto davvero Lorenzo? Questa domanda fa avanzare speditamente la fiction Pezzi Unici: dodici episodi da 50 minuti l’uno, due ogni domenica sera, in prima serata su RaiUno, dal 17 novembre scorso. Finirà il 22 dicembre prossimo, questo giallo con venature sociali e sentimentali, e solo lì, probabilmente, si capirà in che modo si è spenta la vita di un ragazzo dal passato difficile, ma capace di uscire dalle sabbie mobili della tossicodipendenza e di ricostruire tenacemente la sua esistenza. Nel frattempo, durante il lungo stendersi di questa serie diretta da Cinzia Th Torrini, abbiamo fatto conoscenza con il burbero padre di Lorenzo: il Vanni Bandinelli di un ottimo Sergio Castellitto, di mestiere restauratore di mobili antichi, maestro assoluto tra gli arnesi della sua bottega nel cuore di Firenze, ma molto meno bravo come genitore, incapace di leggere davvero nel cuore di suo figlio.

Da quando Lorenzo non c’è più, il suo matrimonio è andato in pezzi ed egli è assalito dai rimorsi, oltreché dal dolore per quella morte che inizialmente considera un suicidio, e se ne sente responsabile. Da quando però ha accettato di tenere nella sua bottega un laboratorio di falegnameria per cinque ragazzi disagiati provenienti da una casa famiglia sulle colline della città – la stessa in cui Lorenzo aveva ripreso le redini della sua vita – Vanni inizia a considerare la fine di suo figlio indipendente da un gesto volontario. Quei cinque giovani sanno qualcosa, intuisce Vanni: conoscevano Lorenzo, sapevano tanto di lui, e forse hanno visto, forse conoscono dettagli preziosi e custodiscono importanti segreti. Così, questo padre a pezzi inizia una doppia indagine: quella dolorosa e introspettiva come genitore e quella per capire cosa sia davvero accaduto al suo unico, trascurato, non compreso figlio.

Cresce così un personaggio ben sfumato, principale sostenitore della domanda che irrora Pezzi unici, facendola muovere e respirare piuttosto bene grazie a una scrittura articolata con svolte spesso non scontate e flashback continui che riportano agli ultimi giorni di Lorenzo e alla notte piovosa in cui morì: tante piccole tessere di un puzzle che lentamente svelano la verità, sostenute da una regia pulita e dinamica che offre a una Firenze intima, molto relativamente cartolinesca, ma bellissima, una voce importante nel coro umano che si muove intorno a Vanni: dal fabbro suo vicino di bottega e caro amico Marcello (Giorgio Panariello) alla figlia di lui Beatrice e soprattutto ai cinque ragazzi sfortunati, problematici apprendisti restauratori di mobili, anche loro con esperienze dolorose alle spalle.

Sono loro i Pezzi Unici del titolo: glielo disse Lorenzo, spiegando loro, nel laboratorio che lui stesso, ormai divenuto educatore aveva messo su in casa famiglia, che ognuno di noi è come un pezzo unico uscito dalle mani di un artigiano. Glielo diceva per incoraggiarli, con la sua capacità di leggere le persone, figlia di una sensibilità accresciuta dalla sofferenza. Parlava loro di quell’unicità umana che rende speciali e ci deve far sentire liberi, che a volte, però, anzi spesso, può non essere vista, perché gli occhi di chi guarda sanno facilmente bagnarsi di pregiudizio e di paura della diversità, e quindi la relazione umana può incepparsi in partenza, faticare a mettersi in moto. Capita al fabbro Marcello, che non pensa possa nascere qualcosa di buono da questi cinque ragazzi, e capita anche Vanni, che però ingaggia una lotta con se stesso per buttare giù il muro della diffidenza, e lentamente, forse, oltre a scoprire la verità su Lorenzo, riuscirà a salvare questi ragazzi pieni di ferite prima che di errori, dai guai in cui si sono cacciati, anche per errori degli altri, dei loro genitori, spesso.

Vanni si avventura nella strada impervia dell’incontro, certamente con fatica, con passi avanti e passi indietro, e solo alla fine scopriremo se questo suo sforzo sarà stato utile a rimettere in moto la sua vita profondamente ferita. Mancano ancora due puntate per avere la risposta a questa domanda e a quella iniziale circa la fine tragica di Lorenzo. Quesiti che sono cuore e motore di questa fiction finora molto seguita e apprezzata, che racconta anche il mondo dell’artigianato fiorentino, fatto di ricerca della bellezza attraverso l’antico e meraviglioso lavoro con le mani.

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