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Italia > Salute e benessere

Persone con Hiv e discriminazione sul lavoro

di Alba Cobos Medina

- Fonte: Città Nuova

Le persone con questa diagnosi continuano ad avere delle difficoltà ad accedere al mercato del lavoro e sul luogo di lavoro. La complessità nel prevenire o sanzionare comportamenti discriminatori verso le persone affette da Hiv rende ancora più complicata la situazione. Ma la società sta facendo passi avanti.

Foto: Pixabay

L’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO) e l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) hanno ripetutamente affermato che il luogo di lavoro non è un luogo di trasmissione dell’Hiv. Inoltre, non ha necessariamente un’influenza sulla capacità lavorativa umana. Nonostante questo, le persone con questa diagnosi continuano ad affrontare barriere alla partecipazione al mercato del lavoro. Queste includono gli atteggiamenti discriminatori che si possono incontrare in una potenziale occupazione, a causa dello stigma associato a questa diagnosi, da un lato, e della mancanza di conoscenza delle vie di trasmissione, dall’altro.

Ne è prova lo Studio sulle credenze e gli atteggiamenti della popolazione spagnola nei confronti delle persone con Hiv, realizzato dalla Società Interdisciplinare Spagnola di Aids (Seisida) e inquadrato nel convegno tra il ministero della Salute, l’Università di Alcalá e la Coordinatrice Statale di Hiv e Aida (Cesida), che mostra che il 19,3% delle persone intervistate proverebbe un certo grado di disagio nel lavorare con persone con Hiv. Un altro problema è l’incapacità di prevenire o sanzionare tali comportamenti o condotte di esclusione, che sono anche una forma di discriminazione.

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Lo stigma è una delle ragioni principali di questi atteggiamenti. L’Hiv è talvolta associato a stili di vita considerati immorali, come la promiscuità o la tossicodipendenza. Dopo aver rivelato il loro stato di sieropositività, una diagnosi che in teoria una persona non è obbligata a comunicare, possono essere associati a esso comportamenti socialmente rifiutati. Questo può influenzare il processo di reclutamento o gli atteggiamenti dei colleghi sul posto di lavoro. Questo stigma sociale è spesso anche una notevole fonte di disagio per la persona con HIV, che spesso interiorizza questi pregiudizi e cerca di nascondere la propria diagnosi, il che è emotivamente gravoso.

D’altra parte, anche se sono stati fatti progressi, c’è ancora una mancanza di conoscenza sulle vie di trasmissione e, di conseguenza, alcuni temono che il virus possa essere trasmesso ad altri quando le persone sieropositive lavorano in certe occupazioni. Un esempio è la manipolazione del cibo. Come affronta Trabajando en Positivo (TeP), «l’errata convinzione sulla possibilità di trasmissione dell’Hiv attraverso la manipolazione del cibo è molto diffusa nella società, essendo presente sia tra le persone con Hiv stesse che negli enti pubblici e nelle aziende private». Una delle conseguenze di ciò è che gli individui spesso si escludono dal partecipare ai processi di selezione legati a questo settore di lavoro, o si dimettono volontariamente una volta ricevuta la diagnosi se sono già impiegati in questo settore.

Come sottolineano le istituzioni, la discriminazione contro le persone con Hiv, in qualsiasi forma, è una violazione dei diritti che genera disuguaglianze e barriere. In più, implica una difficoltà di accesso alla prevenzione, alla diagnosi e al trattamento. Fortunatamente, la percezione sulle persone con Hiv sta migliorando: il disagio verso le persone con Hiv è diminuito negli ultimi anni, come rivela lo studio Seisida. Anche altre cifre rilevanti, come l’indice di stigmatizzazione, sono diminuite rispetto al 2008 e al 2012. Attualmente, le entità nazionali e le istituzioni pubbliche continuano a lavorare ogni giorno per contrastare lo stigma e l’ignoranza, così come per garantire la vera riservatezza dello stato di salute.

Desinformación y estigma: la discriminación hacia las personas con VIH en el ámbito laboral

La Organización Internacional del Trabajo (OIT) y la Organización Mundial de la Salud (OMS) se han pronunciado reiteradamente: el ámbito laboral no es un lugar de transmisión del VIH. Además, esta circunstancia no tiene por qué afectar a la capacidad de trabajo del ser humano. A pesar de esto, las personas con este diagnóstico continúan encontrando barreras a la hora de inserirse en el mercado laboral. Entre ellas, las actitudes discriminatorias que pueden encontrarse en una potencial ocupación, debido, por un lado, al estigma asociado a este diagnóstico, y, por otro, al desconocimiento respecto a las vías de transmisión.

Prueba de esto es el Estudio sobre las Creencias y actitudes de la población española hacia las personas con VIH, realizado por la Sociedad Española Interdisciplinaria del Sida (SEISIDA) y enmarcado en el convenio entre el Ministerio de Sanidad, la Universidad de Alcalá y la Coordinadora Estatal de VIH y Sida (CESIDA), que muestra que un 19,3% de las personas encuestadas sentirían cierto grado de incomodidad al trabajar con población con VIH. Otro problema es la no prevención o sanción de estos comportamientos o conductas excluyentes, lo que también supone una forma de discriminación.

Foto: Pixabay

El estigma es uno de los motivos principales por los que se dan este tipo de actitudes. El VIH se asocia en ocasiones a formas de vida consideradas inmorales, como la promiscuidad o la drogadicción. Tras desvelar su estado serológico, un diagnóstico que en teoría la persona no está obligada a comunicar, puede que se le asocie con dichas conductas, socialmente rechazadas. Esto puede afectar al proceso de selección o a las actitudes que adopten los compañeros en el puesto de trabajo. Este estigma social suele ser además una considerable fuente de malestar para la persona con VIH, que generalmente interioriza estos prejuicios y trata de ocultar su diagnóstico, lo que supone una gran carga emocional.

Por otro lado, si bien se han realizado avances en este sentido, continúa habiendo un desconocimiento respecto a las vías de contagio y, como consecuencia, cierto temor a que el virus se transmita a otras personas cuando los portadores del VIH trabajan en determinadas ocupaciones. Un ejemplo de ello es la manipulación de alimentos. Tal como aborda Trabajando en Positivo (TeP), «la creencia errónea sobre la posibilidad de transmisión del VIH a través de la manipulación de alimentos se encuentra muy extendida socialmente, estando presente tanto en las propias personas con VIH, como en los organismos públicos o en las empresas privadas». Una de las consecuencias de esto es que los individuos en muchas ocasiones se autoexcluyen a la hora de participar en procesos de selección vinculados a esta área de trabajo, o bien renuncian voluntariamente una vez reciben un diagnóstico si ya están empleadas en este sector.

Como señalan las instituciones, la discriminación hacia las personas con VIH en cualquiera de sus formas supone una vulneración de derechos que genera desigualdades y barreras. Además, implica una dificultad para acceder a prevención, diagnóstico y tratamiento. Afortunadamente, la percepción hacia este colectivo está mejorando: la incomodidad ante las personas con el VIH está experimentando una tendencia decreciente en los últimos años, tal como desvela el estudio del SEISIDA. Asimismo, han disminuido otras cifras relevantes en este sentido, como el índice de estigma, respecto a los años 2008 y 2012. Actualmente, entidades nacionales e instituciones públicas siguen trabajando cada día para contrarrestar el estigma y el desconocimiento, así como para asegurar la verdadera confidencialidad del estado de salud.

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