Perché Ingroia, perché Rivoluzione civile?

La legalità è il fulcro del progetto politico che Ugo Onorati, candidato al Consiglio della regione Lazio, illustra per Rivoluzione civile
Antonio Ingroia

Sorprendo Ugo Onorati, candidato al consiglio della Regione Lazio, alla stazione della metro Anagnina intento a fare volantinaggio. Desta curiosità un politico che non parla solo dal palco o dalla tv, ma sta sul piazzale, accanto e in mezzo alla gente. Non sono pochi i commenti che accompagno la sua scelta. Anche a lui abbiamo chiesto di illustrare le ragioni che hanno mosso la sua parte politica ad un impegno diretto nel governo del Paese.

Le ragioni del voto Votare Ingroia significa votare un giudice che è stato ed è in prima linea nella lotta alla mafia, che è stato vicino a Falcone e Borsellino e quindi è una garanzia di onestà e trasparenza e di legalità. Dietro di lui c’è un progetto che vogliamo che decolli non solo prima o durante le elezioni, ma soprattutto dopo, con forze politiche diverse, impegnate soprattutto nel sociale, a difesa della famiglia e dei valori che hanno fatto grande l’Italia e che vorremmo tornassero a far grande l’Italia. Questo progetto è fatto da gente che per la prima volta scende nell’agone politico, persone con competenza e onestà e che portano davvero una speranza di rinnovamento. Il simbolo è nuovo ma raccoglie esperienze politiche che hanno una storia e una militanza ultradecennale e quindi c’è valore.

Il nuovo Essere una novità ha pro e contro. Io sono stato sindaco a Marino e sono stato eletto con Italia dei valori. Ora gli elettori non troveranno più questo simbolo, non rivedranno il gabbiano, ma troveranno un simbolo con la gente che avanza, quindi occorrerà uno sforzo supplementare per far capire la novità, ma serve rinnovamento e superamento di vecchie ideologie e schieramenti. Nel nostro programma la legalità è il fulcro dei nostri progetti e sul sito del movimento si trovano ben delineati.

Lavoro e economia Punto cardine per noi è l’eccessiva precarizzazione degli impieghi e del lavoro e quindi il Parlamento deve intervenire, ma anche le Regioni possono essere i primi laboratori in cui sperimentarsi con una riforma ad esempio dei Centri di orientamento del lavoro, una rete che dovrebbe essere sul serio punto d’incontro tra l’impresa e i lavoratori, tra chi offre e cerca lavoro. C'è poi il problema dei debiti che lo Stato centrale e le sue diramazioni locali hanno nei confronti degli imprenditori per far rimettere in moto l’economia. Altro nodo è la ricerca: vanno sostenute le imprese che investono in innovazione perché nascano nuove opportunità di impiego e di crescita. E per far questo istituire appositi capitoli di finanziamento, a partire sempre da organi locali, come quelli della regione. Le nuove imprese di donne e giovani vanno sostenute con prestiti d’onore e con altre forme di sostegno e bisogna mettere più in contatto mondo della scuola e del lavoro.

Europa L’entusiasmo nei confronti dell’Unione europea non è mai venuto meno. L’Europa non può fare a meno di nessuno degli stati membri e le nazioni che ne fanno parte non devono e non possono fare a meno dell’Europa. Occorre mettere più in gioco i popoli, la gente. L’unione monetaria è stato un passo positivo, anche i tentativi di quella finanziaria sono apprezzabili, ma questo si è rivelato un limite perché va portato a compimento il progetto europeo con un Parlamento e un Governo che abbiano sul serio un potere sovrano. Idem per la giustizia: deve essere europea. Se non c’è uno Stato unico, l’Europa perde di senso e di riferimento.

Nei primi centro giorni porrei attenzione ai finanziamenti europei per la ricerca e l’impresa, ma lascio ai dirigenti nazionali la scelta delle priorità.

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