Pelligra: coronavirus e solidarietà

Intervista al professor Vittorio Pelligra sul dibattito serrato intorno alle misure urgenti dell’Unione europea. Le condizioni insostenibili del Mes, la questione degli eurobond e le proposte di Mario Draghi. Un dibattito aperto.  
AP Photo/Lee Jin-man

Il contagio pandemico da coronavirus sta mettendo a dura prova le economie del mondo e la tenuta dell’Unione europea. Occorre agire velocemente e con gli strumenti giusti per evitare che il rallentamento dell’economia diventi una brusca frenata. Il dibattito generale è focalizzato sul recente intervento di Mario Draghi pubblicato dal Financial Times.

L’ex governatore della Bce afferma che siamo di fronte ad una crisi inedita, di dimensioni bibliche e che nessuno degli attori coinvolti ha colpa. Quest’ultimo particolare è un chiaro riferimento alla retorica tedesca del debito come prova di una colpa da espiare. Draghi propone di mobilitare il sistema bancario per la sua capacità di creare moneta istantaneamente e di arrivare in modo capillare a tutta l’economia

Vittorio PelligraNe abbiamo parlato con Vittorio Pelligra, professore di politica economica presso l’Università di Cagliari. Recentemente è stato nominato nel comitato per lo sviluppo sostenibile istituito dal ministro dell’Ambiente, Sergio Costa. È tra i coordinatori di Economy of Francesco: l’evento che si terrà ad Assisi a Novembre e siede nel comitato scientifico della Scuola di Economia Civile.

Professore, la situazione è drammatica…
Purtroppo si prospetta una crisi se possibile ancora più grave di quella vista nel biennio 2008-2009 ma siamo di fronte ad una crisi di natura diversa. L’attuale crisi è esogena, ossia non dipende dal sistemo economico di un singolo Stato, deteriorato dalla cattiva gestione delle risorse ma da un fattore esterno, del tutto imprevedibile. Quindi per affrontare questa crisi inedita e inaspettata abbiamo bisogno di strumenti differenti rispetto al passato.

A proposito di strumenti adeguati. Cosa pensa della possibile attivazione del Mes, meccanismo europeo di stabilità?
Il Mes è uno strumento pensato per una situazione diversa: una crisi asimmetrica, cioè causata dai sistemi economici poco virtuosi di alcuni Stati dell’Unione europea. Nello scenario attuale mancano le premesse logiche per attivare le rigorose condizionalità imposte dal Mes. Lo shock a cui siamo di fronte ha bisogno di interventi mirati, circoscritti nel tempo, non abbiamo bisogno di riforme strutturali supervisionate dalla “Troika”.

Però i Paesi del Nord-Europa dichiarano che “gli strumenti che abbiamo sono questi”. Che fare?
Condivido la scelta di Conte e di altri leader europei di superare l’impianto ideologico di certi Stati che sta portando a scelte politiche irragionevoli: c’è bisogno di solidarietà e non di ricatti. Questo non significa spendere come si vuole e quanto si vuole, ma darsi la libertà e la flessibilità di cui una situazione così difficile ha bisogno. Una soluzione auspicabile è smobilizzare i 500 miliardi impegnati per il Mes ma senza le “rigorose condizionalità” imposte alle politiche economiche nazionali previste per le crisi economiche diverse da questa. La via migliore sarebbe l’emissione degli Eurobond ma, allo stato attuale, sembra essere una soluzione non percorribile per l’opposizione di alcuni Stati. Purtroppo chi si oppone sta lanciando all’opinione pubblica il messaggio che l’Europea si fonda solo su ragioni economiche e di mutuo vantaggio. Se, superata questa fase di negoziazione, tale messaggio fosse confermato sarebbe un colpo durissimo per la credibilità dell’Unione europea e per il fondamento del nostro stare insieme.

Cosa pensa delle proposte avanzate da Mario Draghi?
Sono proposte orientate a sostenere una ripresa più che a superare l’emergenza: far arrivare ossigeno alle imprese per un tempo prolungato.Il rischio è che le banche non siano capaci di concretizzare il loro potenziale. Ad esempio, all’inizio del quantitative easing, la grande quantità di denaro resa disponibile dalla politica della Bce faticò ad arrivare alle imprese, proprio per l’azione “frenante” delle banche nazionali. L’altra criticità è l’incertezza dello scenario futuro che non consente di formulare proposte di medio-lungo periodo. Mentre per tamponare l’emergenza è interessante la proposta di far arrivare ad ogni statunitense mille dollari il prima possibile, avanzata da Greg Mankiw, professore di Economia ad Harvard e capo dei consiglieri economici dell’amministrazione Bush. In certe situazioni non bisogna preoccuparsi del debito pubblico e questa è una di quelle. La situazione è grave, molte famiglie faticano a fare la spesa quotidiana: bisogna fare presto.

Questa intervista rientra nel quadro di un dibattito aperto sulle consegenze economiche della pandemia da coronavirus. Leggi qui gli altri contributi 

 

 

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