Pd, Renzi in vantaggio verso il 30 aprile

Nel voto dei circoli del partito l’ex premier raccoglie il 67 % dei consensi, ma ha votato solo il 59% degli iscritti. A fine mese ci saranno i gazebo delle primarie, mentre si discute ancora di legge elettorale. Un'analisi

La tabella di marcia del congresso Pd ha esaurito un’altra tappa, quella delle riunioni e del voto nei 6.648 circoli. Il risultato finale di questa fase, riservata agli iscritti al partito, non lascia spazio a troppe interpretazioni: la vittoria di Matteo Renzi col 66,73 per cento (176.743 voti ) è stata netta; Andrea Orlando ha guadagnato un quarto dei consensi, il 25,26 per cento (66.917 voti) e Michele Emiliano è riuscito a evitare la débâcle dell’esclusione dalla competizione, superando la soglia di sbarramento posta al 5 per cento e raggiungendo l’8,01. L’esultante tweet di Renzi (vittoria definita “impressionante”) è quindi giustificato.

Per completezza, conviene segnalare che ha votato il 59,15 per cento degli iscritti, cioè 266.370 iscritti su 449.852 totali. Tanti? Pochi? Si sa che nel Paese in cui nessuno ha mai perso veramente, il dato dell’affluenza offre sempre una via d’uscita, ma se chi non partecipa ha sempre torto, tanto più lo ha in elezioni come queste, che riguardano una sfida interna.

Meglio evitare quindi sofisticherie analitiche che, quando tentate, mirano a ridimensionare vittoria e sconfitte. L’affluenza non esaltante va invece soppesata sotto un altro aspetto, quello più generale dello stato di salute del maggior partito nazionale, almeno tra quelli “tradizionali”: unita al calo degli iscritti, essa restituisce un’immagine non esattamente florida. Al punto che la prova delle primarie diventa coraggiosa e a suo modo esemplare, tanto più se consideriamo che in un quadro di superamento del sistema maggioritario sarebbe stato facile argomentare in favore della incoerenza (e quindi della sostanziale inutilità) della competizione.

Onore quindi al Pd che ha investito di nuovo sul “bagno democratico”. Ma sarà tale da sanare le ferite della fuoriuscita dei leader dell’ala sinistra e il peso degli errori del governo Renzi, a partire dalla sconfitta referendaria ai problemi di bilancio che deve affrontare Gentiloni?

Molto dipenderà dalla qualità del confronto tra i tre sfidanti, che ora diventa pubblico in vista dell’appuntamento più impegnativo, il voto del 30 aprile aperto a tutti gli elettori. Renzi, Orlando ed Emiliano potranno dare un contributo significativo alla politica nazionale se riusciranno a trasmettere, praticandola, un’idea di politica alta, non personalistica né leaderistica, sostanziata di ispirazione valoriale, benché ovviamente declinata in programmi concreti e priorità che devono distinguersi.

Da evitare decisamente i colpi bassi e gli attacchi personali, ma questo è il minimo. Se da questo, che può essere un bel momento, trasparirà la possibilità di una politica vivace ma serena, i gazebo del 30 aprile avranno lo stesso timbro e il vincitore si ritroverà un partito più ricco e potrà lavorare con più speranza alla sua unità. Sarebbe un messaggio chiaro e costruttivo per tutti gli attori che popolano la nostra vita pubblica.

 

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