Quando parcheggiamo usiamo il buon senso!

Un commento alla vicenda dell'imprenditore che, multato per aver parcheggiato in uno stallo per disabili, ha affisso un cartello offensivo nei confronti di chi lo aveva denunciato. Un invito a parcheggiare meglio, tutti, nel rispetto dei bisogni di ciascuno.
Pass disabili

Non è il caso di sprecare parole per definire la vicenda dell’uomo che ha appeso un cartello sulla cassetta dell’idrante nel parcheggio di un Centro Commerciale a Carugate, dopo essere stato multato con 60 euro per aver parcheggiato in un posto riservato ai disabili. Le cronache lo individuerebbero come imprenditore, 40enne, brianzolo, laureato, incensurato. Ma manca forse un elemento: poco rispettoso della dignità delle persone!

Dopo aver sottratto un parcheggio che non gli spettava – cosa assolutamente comune e abituale in ogni dove, da Sud a Nord -, alla reazione dell’usurpato che ha chiamato i vigili urbani, quest’uomo si è concesso di usare parole che rappresentano una gravissima offesa per tutte le persone con disabilità. Una violenza verbale gratuita e assolutamente immotivata.

Ansa foto
Ansa foto

«A te handicappato che ieri hai chiamato i vigili per non fare due metri in più vorrei dirti questo: a me 60 euro non cambiano nulla, ma tu rimani sempre un povero handicappato. Sono contento che ti sia capitata questa disgrazia». Ma l’autore avrà ragionato prima di scrivere? Ma è sicuro che la disabilità sia una disgrazia e non una condizione che fa vedere le cose in modo diverso dal suo? Capiamo che chi non ha altri argomenti si ripara nell’ingiuria per sembrare più forte e più capace…

É fin troppo facile fare analisi semantico-sociologiche alla ricerca della particella che origina questo imbarbarimento progressivo. Ma esiste questa particella? Oppure dovremmo andare a ripetizione di regole primordiali circa il rispetto, il senso civico, la pietas che nulla ha a che vedere con la pietà? É qui che inizia la catena di comando che mette molto in discussione l’italica presunzione di trovare nella Politica l’imputato unico e solo, origine e male di ogni disavventura dell’umana pazienza.

L’altro giorno sentivo un’intervista in TV – non ricordo né canale né argomento – ,ma una frase l’ho carpita e mi è  bastata: “lo Stato inizia da noi e noi siamo Stato”, ad indicare che se i cittadini, il “popolo”, non governano il propriopezzo di pertinenza, a random, tutto il sistema non funziona perché i politici sono comunque cittadini e magari qualcuno di essi parcheggia in posti riservati ai disabili o fa altro…. L’analisi ci porterebbe lontano e forse non c’è tempo, spazio e competenza. Solo la mitica citazione: «ai posteri (poveretti loro) l’ardua sentenza».

Vorrei aggiungere solo una cosa. Mi piacerebbe che il 40enne imprenditore si recasse in un moderno ed esemplare centro per disabili che in Italia, nonostante tutto, esistono, per vedere la dignità e la bellezza che donano queste persone.

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