Papa in Thailandia per la civiltà dell’Amore

Intervista all’arcivescovo di Bangkok, cardinal Francis-Xavier Kriengsak Kovithavanij
EPA/RUNGROJ YONGRIT

Qual è il motivo della visita apostolica di papa Francesco in Thailandia?
L’anno scorso, la Conferenza episcopale cattolica della Thailandia ha avuto una visita Ad limina da papa Francesco che si svolge ogni cinque anni, ma ne erano trascorsi 10. Così, in quell’occasione, a nome della Conferenza episcopale cattolica thailandese, i vescovi lo hanno invitato a visitare la Thailandia. Ma era solo un invito e non ha risposto. Ha aperto la lettera dell’invito e ha accennato ad un sorriso. Così, quando abbiamo saputo che sarebbe venuto, eravamo felicissimi e pieni di gioia. Il motivo bisognerebbe chiederlo al papa stesso, ma lui sempre predilige gli ultimi, le periferie, i poveri, “il più piccolo tra i più piccoli”. Il primo luogo che ha visitato da pontefice è stata l’isola di Lampedusa, dove ci sono molti immigrati. La visita di papa Francesco aiuterà la piccola comunità cattolica thailandese a seguire meglio il cammino di Gesù attraverso i suoi esempi e insegnamenti.

Come cardinale lei ha lavorato con il papa, com’è di persona?
È un papa pieno di sorprese. Molte volte ci siamo recati da lui come suoi figli e lui ci parlava come se fossimo suoi fratelli. Non eravamo preparati al suo modo di scherzare. Ci ha fatto scoprire la sua felicità e il suo cuore gentile. Si è sempre comportato in modo amichevole, prendendoci in giro, creando un clima disteso e di gioia.  È la felicità della Buona Novella, della “Evangelii Gaudium” e lui è diventato il nostro modello di riferimento.

Il dialogo è una caratteristica di questa visita…
Un punto importante sono le relazioni tra cristiani e tra le diverse religioni. Come cristiani siamo separati da centinaia di anni, ma dopo il Concilio Vaticano II i cattolici sono più aperti al dialogo e possiamo essere uniti nonostante le nostre differenze. Per quanto riguarda i rapporti interreligiosi, la Thailandia ha una caratteristica speciale che è sancita dalla Costituzione: la libertà religiosa. In accordo con il Concilio Vaticano II la Chiesa cattolica romana si apre al dialogo con le diverse fedi nel modo di vivere, nella pratica, nello scambio di esperienze religiose per una maggiore comprensione reciproca. Sono molti i programmi di formazione permanente per i cattolici thailandesi sia in ecumenismo che in dialogo interreligioso. Il dialogo è stato organizzato sia a livello ufficiale con i leader di ogni religione, sia a livello di base per gli abitanti dei villaggi che vivono insieme nella stessa comunità. Ora cerchiamo di portare avanti una collaborazione tra le diverse chiese cristiane per avviare un’azione legale per sostenere il cristianesimo in Thailandia.

Un altro punto importante sottolineato dalla chiesa cattolica thailandese è l’inculturazione…
Il cristianesimo ha valore universale, non appartiene ad un determinato Paese, ad una certa nazionalità, ma appartiene all’intera umanità. Per far sedimentare i valori cristiani in ogni tipo di persona dobbiamo entrare nella cultura di ogni Paese, attraverso le lingue, le tradizioni, i costumi, i modi di vita, la mentalità e l’espressione. Abbiamo percepito che ci sono ancora molte cose che dobbiamo imparare e trarre beneficio dai valori culturali presenti in ogni luogo. Dobbiamo aprire i nostri cuori per comprendere questi valori e essere in grado di comunicare il Vangelo alle persone.

Cosa si augura per la società thailandese?
Vorremmo presentare la civiltà dell’amore, quella di Cristo, alla società tailandese. Ogni luogo che papa Francesco visiterà vorremmo che i membri della chiesa cattolica thailandese fossero uniti, collaborassero con mani e cuori per testimoniare la civiltà dell’amore di Cristo e svelarla al popolo della società thailandese.

 

 

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