Pallino e il Braille

L’esperienza di una mediatrice culturale per non vedenti e ipovedenti diventa un agile volumetto sul metodo Braille, che ha dato luce a migliaia di persone
Libro in braille

Coupvray, piccolo villaggio non lontano da Parigi, è stato il luogo di nascita di Louis Braille nel gennaio del 1809, dove egli ha subìto la tragica perdita della vista, causata da un incidente mentre giocava nel laboratorio del padre, a soli tre anni di età.
 
Persona caparbia e intelligente ha lanciato, dopo alcune prime sperimentazioni tattili, poco più che adolescente, quello che diventò il codice Braille, che ha aperto prospettive inaspettate.
 
L’antropologo e filosofo americano Walter Jackson Ong ha affermato che nel Braille «la scrittura, come tecnologia della parola, è stata uno degli eventi di maggiore importanza nella storia delle invenzioni tecnologiche dell’uomo, poiché ha trasformato pensiero e discorso, ha fornito, cioè, attraverso l’alfabeto, un sistema di segni, mediante la cui lettura e il cui ripensamento l’uomo diventa consapevole di sé, nella misura in cui, dando corpo alla parola, veicolo indispensabile del pensiero, rende, per così dire, visibile il pensiero stesso, oggettivandolo e immettendolo nei canali della comunicazione intersoggettiva».
 
Quindi anche noi che non conosciamo l’innovazione rivoluzionaria di Braille dobbiamo essere grati al genio di un uomo che ha saputo andare al di là del dolore e della propria condizione per guardare a qualcosa di grande.
 
Negli anni sono in tanti ad aver trasmesso, con competenza e passione, le conoscenze derivanti dall’apprendimento Braille. Ne incontriamo una, Maria Clarice Bracci, educatore tiflologico. La tiflologia è la scienza che studia le condizioni e le problematiche delle persone con disabilità visiva (non vedenti e ipovedenti), al fine di indicare soluzioni per attuare la loro piena integrazione sociale e culturale. La sua passione l’ha portata a scrivere un agile quaderno dove spiega, con semplicità ed efficacia, la materia del suo lavoro.
 
Come è nata l’idea di un “quaderno operativo” sul codice Braille?
«Negli ultimi anni mi sto occupando di integrazione scolastica di alunni con disabilità visiva, ciò mi ha dato la possibilità di progettare e sperimentare percorsi inclusivi. Ho incontrato situazioni diverse: bambini, insegnanti, genitori, operatori, ognuno con personalità, interessi e necessità differenti, ma con un denominatore comune, la voglia di cercare un punto d’incontro. Nell’ambiente scolastico è fondamentale avere una modalità comunicativa condivisa: conoscere il Braille significa conoscere meglio il proprio compagno non vedente, limiti e possibilità di questo codice che si legge “con le dita” e si scrive con la tavoletta o “la macchina da scrivere rumorosa e colorata”, la dattilobraille. Così ho pensato di realizzare una raccolta di schede operative che tra illustrazioni e attività didattiche possano accompagnare le persone vedenti all’apprendimento di questo sistema, con spensieratezza».
 
A chi è rivolto principalmente?
«Il libro è nato per i bambini e i ragazzi vedenti, ma è adatto a chiunque voglia avvicinarsi con semplicità al mondo del Braille».
 
Sicuramente Braille e il suo codice, famoso in ogni latitudine, hanno dato la speranza di comunicare a tante persone. Oggi, pur in un’epoca ipercomunicativa, non sentiamo spesso e appieno il bisogno di comprendere questa realtà.
«A mio avviso è un problema di tipo culturale: pensiamo che il Braille sia lontano da noi, qualcosa che riguardi soltanto chi lo utilizza, una necessità di chi non vede. Non è così, per me conoscere il Braille è un’opportunità in più, significa accrescere il mio bagaglio culturale e avere uno strumento da mettere a disposizione degli altri».
 
Ci può raccontare qualcosa del lavoro, ma anche delle emozioni di una mediatrice?
«Come educatore tiflologico collaboro con un ente pubblico, fornendo assistenza specialistica nelle scuole della provincia di Roma; il mio ruolo è quello di “mediare” tra l’alunno non vedente/ipovedente e l’ambiente, attraverso diverse aree: promuovendo la socializzazione e la relazione con i pari e gli adulti, favorendo la comunicazione attraverso l’alfabetizzazione Braille, sostenendo il processo di apprendimento, realizzando materiale didattico adeguato (libri trascritti in Braille, schede tattili di approfondimento) e addestrando l’alunno all’uso degli ausili tiflotecnici e tifloinformatici. Usando una metafora, il mio lavoro assomiglia a una ragnatela: la mia presenza deve essere discreta, quasi invisibile, efficace nel sostenere e unire, costruita con precisione e pazienza, ma fragile nello stesso tempo per la precarietà degli equilibri relazionali e delle variabili della disabilità da cui è composta. Un’opera marginale nel ricco ambiente naturale, che passa inosservata tra le tante meraviglie, ma quando un raggio di sole la trafigge, se ha resistito nel tempo, rifulge mostrando a tutti la sua trama».
 
Tutto all’insegna della più ampia “accessibilità”: prezzo, testi, casa editrice indipendente.
«Il mio obiettivo è quello di utilizzare Pallino (il protagonista del libro) per sensibilizzare giovani e meno giovani sulle tematiche della minorazione visiva, rendendo accessibili i contenuti, per questo la versione cartacea ha il prezzo di copertina pari alle spese di pubblicazione. Da poco è stata distribuita anche la versione ebook in formato pdf a colori. Esiste anche l’edizione in Braille, che mi può essere richiesta direttamente*».
 
Quali sono stati finora i risultati?
«Dal punto di vista tecnico siamo già alla terza edizione, la pubblicazione sta riscuotendo numerosi consensi sia tra le associazioni e gli enti coinvolti nel processo educativo e riabilitativo, sia tra i tanti “non addetti ai lavori” che, spinti da necessità personali o da curiosità, mi contattano per saperne di più e per complimentarsi per l’iniziativa».
 
Per il futuro?
«È in lavorazione il volume del quaderno operativo (secondo livello) e una serie di eventi e iniziative tutte all’insegna del Braille. Una novità è il progetto “La scuola per tutti”, in collaborazione con l’associazione L’arcobaleno Onlus, che tra le varie iniziative ospita il corso di Braille condotto da me, rivolto ad allievi vedenti e non vedenti, ma anche a persone con altre disabilità che hanno la voglia di imparare questo sistema di letto-scrittura».
 
* Info: scrivoeleggoconipuntini@gmail.com
 

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