95 giorni di culto per salvare i migranti

La protezione accordata dalla vigenza di antiche norme medioevali ha impedito l’espulsione di una famiglia armena rifugiatasi in una chiesa dove si sono alternati 650 pastori e predicatori di diverse confessioni cristiane. Esempio eclatante di accoglienza nel cuore dell’Europa
EPA/ROBIN VAN LONKHUIJSEN

Apprendiamo da “Riforma.it”, quotidiano delle chiese evangeliche battiste, metodiste e valdesi in Italia, che all’Aja (Paesi Bassi) la famiglia armena Tamrazyan (genitori e tre figli grandi che stanno frequentando le scuole), colpita da provvedimento di espulsione nonostante viva nel Paese da oltre 8 anni (in patria il padre Sasun era stato più volte minacciato di morte per il suo impegno politico), in un ultimo e disperato tentativo di evitare l’arresto e l’espulsione, si è rifugiata in una chiesa della città.

Con il sostegno della comunità locale è così iniziato un culto durato ininterrottamente 95 giorni, ovvero 2.280 ore e con oltre 650 pastori e predicatori che si sono alternati dal pulpito, provenienti da 20 denominazioni differenti e da varie nazioni. Così sfruttando una vecchia norma che per l’appunto vieta l’ingresso delle forze dell’ordine in un edificio religioso durante una funzione, si è andati avanti fintanto che il governo olandese non ha rivisto le proprie decisioni in merito alla richiesta di asilo.

Tale fatto, certamente inconsueto per i tempi attuali, ci riporta ai nostri ricordi scolastici con il celebre episodio narrato ne “I promessi Sposi” relativo alla conversione giovanile di Fra Cristoforo, che dopo aver ucciso in duello colui che lo aveva sprezzantemente apostrofato come “vile meccanico”, si avvale dell’asilo ecclesiastico presso un convento di Padri Cappuccini, diventando poi egli stesso uno di loro. Come nel resto dell’Europa, anche in Italia tale antico retaggio venne abolito dalla prima legge Siccardi del 1850, che tuttavia all’art. 6 stabilisce che “si osserveranno … i riguardi dovuti … e le cautele necessarie affinché l’esercizio del culto non venga turbato.”

Tornando ai Paesi Bassi, il braccio di ferro fra l’esecutivo e la chiesa riformata locale si è giocato non solo sul culto non stop, ma anche sulla legge nota come “children’s pardon”, sorta di amnistia concessa ai minori presenti nel Paese da più di cinque anni, applicata però con estrema ritrosia dal locale governo in questi anni. Un accordo fra varie forze politiche ha portato ad una revisione della norma, le cui maglie ora si allargheranno.

Anche noi ci uniamo alla soddisfazione della Chiesa riformata nei Paesi Bassi che è stata capace di mobilitare i cuori di migliaia di persone ed ora raccoglie i frutti di questo sforzo collettivo.

Un ultimo dubbio: non è che adesso a qualcuno verrà la brillante idea di voler riformare la legge Siccardi perché troppo permissiva ed indulgente?

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