Ostia, testate e altre violenze

L’aggressione filmata ad un giornalista della Rai è solola punta visibile di un problema più ampio che coinvolge Roma e obbliga a cambiare radicalmente la gestione del territori.
Un fermo immagine del video girato dalla troupe del programma "Nemo Nessuno Escluso" il 7 novembre 2017 . I due inviati di Nemo Nessuno Escluso, il giornalista Daniele Piervincenzi e il film maker Edoardo Anselmi, sono stati violentemente aggrediti a Ostia da Roberto Spada, membro della famiglia Spada, nota alle cronache per diverse inchieste giudiziarie, e da un suo sodale. Fermo immagine Rai/Ansa

È stato bravo l’operatore Edoardo Anselmi a non perdere la calma nel filmare l’aggressione subita da Daniele Piervicenzi, giornalista Rai, mentre incalzava Roberto Spada, fratello incensurato di un noto capoclan locale, sulle simpatie politiche, espresse sui social, per CasaPound. Oltre la condanna unanime per il gesto violento, espressa anche da Simone Distefano, volto noto dell’organizzazione di estrema destra, qualcuno osserverà che non si tratta di mafia, perché le organizzazioni criminali prediligono il nascondimento e l’agire sotto un volto rispettabile che non crei allarme.

Il metodo della testata a sangue freddo, che scatta nel momento in cui la vittima non avverte il pericolo, perché presa da un parlottio quasi amichevole, è sempre efficace. L’aggressore aveva con sé uno sfollagente retrattile, prontamente usato, in vendita comunemente in tanti negozi di armeria. Sono segnali di una violenza diffusa, sostenuta impunemente ancora sui social media, che incute timore e che non può non inquietare perché i riflettori della stampa, probabilmente, si spegneranno il 20 novembre, all’indomani del voto per il ballottaggio per l’elezione del presidente del X municipio comunemente detto di Ostia, ma che copre diversi quartieri, residenziali e popolari, in alcuni dei quali CasaPound ha raggiunto anche il 20% dei consensi. Voti decisivi per vincere la sfida del 19 novembre tra la candidata di Fratelli d’Italia e quella del M5S, dove la partecipazione al voto si annuncia inferiore a quella già misera del primo turno, quando si è recato alle urne solo un elettore su tre degli aventi diritto.

La violenza sui cronisti in quella parte del litorale romano è già all’opera da tempo, come dimostrano le minace subite da Federica Angeli di Repubblica, che vive sotto protezione, ed è particolarmente invisa ai militanti di CasaPound perché definita complottista ai loro danni.

OstiaC’è da dire che la violenza non è lontana dalla cultura dei “fascisti del terzo millennio”, come si può leggere dal sito della loro rivista di riferimento, “Il primato nazionale”, dove campeggia una sezione dedicata agli “arditi”, la formazione militare d’assalto della prima guerra mondiale che costituì la base della milizia fascista, con il culto sprezzante della morte e interessanti approfondimenti anche sulla “spiritualità dell’arditismo”.

Nello stesso giorno dell’aggressione di Ostia, in Grecia, alcuni militanti della formazione di Alba Dorata hanno picchiato in pieno giorno una donna avvocato, da sempre attiva nella difesa dei diritti dei migranti. E pochi giorni fa, a Roma, alcuni giovanissimi simpatizzanti del mondo dell’estrema destra hanno picchiato selvaggiamente un lavoratore bengalese. Fatti che si associano alla percezione di degrado e di abbandono che si vive in tanti quartieri, non solo italiani, dove la presenza problematica degli immigrati, in mancanza di una reale politica di accoglienza, è molto più diffusa e percepita che nei “salotti” delle città.

La recente squallida vicenda della violenza sessuale perpetrata a Roma da alcuni delinquenti rom verso due ragazze minorenni è uno degli esempi ripetuti sulla stampa per radicare il sentimento di una paura diffusa. In tali contesti, la presenza attiva di CasaPound può rappresentare un principio d’ordine rassicurante, anche per gli italiani del ceto medio impoverito che si sentono abbandonati.

Tutta questa attenzione verso il disagio crescente nel territorio della Capitale, rischia di far passare in secondo ordine la responsabilità politica di coloro che hanno sostenuto negli ultimi anni sul litorale di Ostia il progetto Waterfront, per promuovere lo sviluppo economico grazie alla nuova Las Vegas da costruire su «140.000 mq di casinò, palestre, piscine, ristoranti, negozi, hotel e tante altre attrazioni dedicate a svago e relax». Una idea di città, economia e società che ha attirato interessi devastanti per il bene comune. Le forze sociali più responsabili lo hanno da sempre denunciato e contrastato, prevedendone le conseguenze dannose. Ed è da questo fatto che si potrebbe ricominciare, senza fermarsi alla cronaca di un fatto di violenza incontrollata che è solo l’espressione di un problema molto più grande che va affrontato alla radice.

 

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