Oltre l’apparenza

Dai paesaggi industrali decadenti, un'interpretazione pittorica inaspettata che supera l'apparente degrado. Si inaugura a Milano "Pulsanti", mostra del pittore Toni Salmaso.
Mostra Toni Salmaso

Come il fotografo comunica una visione personale della realtà imponendo dettagli piuttosto che orizzonti, sovresponendo o sottoesponendo, così che qualcosa appaia più marcato qualcosa meno, nella pittura di Toni Salmaso emergono scelte che, attraverso la purezza delle linee e i campi di colore, analizzano una realtà fatta di paesaggi industriali decadenti, di una natura compromessa dai “gas”e dalle passioni umane, il tutto attraverso una contemplazione che si alterna tra staticità e movimento, come a schiacciare pulsanti, pulsanti energie.

 

(Olaf Andre Bohr)

 

 

Oggi la pittura vive una vita nuova e diversa: è divenuta, più di altre forme d’arte o anche insieme ad altre forme d’arte, uno strumento di analisi e di riflessione particolareggiata e attenta, proprio perché la società della comunicazione e il suo sovrabbondare di immagini “ideologiche” e ridotte in una mera funzione comunicativa, ha tolto il senso profondo del vedere e dell’osservare, operazioni che possono essere senza alcun senso se non sottintendono un “comprendere”. Oggi la pittura è quasi necesessaria per restituire il senso profondo del “vedere” la realtà, partecipando della sua possibile profondità esistenziale. La pittura consente il “tempo della meditazione”, dell’analisi, che è esattamente il tempo assente nell’immagine come comunicazione.

 

Di fronte alla pittura di Toni Salmaso, la cosa appare evidente: fabbriche, spazi industriali, luoghi dismessi e casuali, luoghi di degrado, visivamente insignificanti ai più, sanno invece svelare ad un occhio attento, straordinari equilibri formali, strutture compositive inattese, architetture di segni fatti dal colore. Tutte queste cose sono portate all’evidenza da un “disegno” che le ha in qualche modo, arrestate in fotogrammi, ma un disegno che si rivela dal colore e dalla giustapposizione contrastata e sovrapposta dei “campi”. Questo procedimento ricorda gli esiti (e non i motivi) della Pop Art e i suoi sviluppi grafici (in particolare mi vengono in mente Tadini, Schifano, Festa), e dona all’immagine una tensione emotiva nervosa, (per via dei fortissimi contrasti e delle gamme pure dei colori stessi) che consente di accedere alla dimensione “concettuale” della visione stessa. Nonostante sia un colore con poche gamme spesso molto alte nitidamente contrapposte, (oppure di monocromi su grigio) lontane da ogni realismo, l’insieme pare teso a trasfigurare concettualmente una definita realtà in modo che la visione dei paesaggi urbani “devastati” o delle fabbriche in decadenza appaia tendenzialmente e prevalentemente rasserenata, quasi che in essi sia possibile una nuova vita, quasi che essi, ridotti alla purezza delle linee e dei campi di colore, ritrovino e riesprimano una armonia nascosta. Un’armonia che è già nell’immagine in sé ma che solo i “tempi” lunghi e meditativi della pittura sanno far riemergere, a significare e a ricordare quanto di bello siamo capaci di perderci del mondo intorno a noi quando perdiamo gli occhi per poterlo scoprire. Non è dunque che la bellezza manchi, anche nell’apparente abbandono e degrado, è semplicemente che dobbiamo recuperare gli occhi, l’intelligenza e il cuore per riscoprirla.

 

Altri dipinti di Salmaso mostrano tensioni emotive più decise e drammatiche, da ricordare appunto più esplicitamente qualcosa di Schifano se non addirittura Basquiat: in questi casi la percezione si fa più intenzionalmente espressionista e in qualche modo aggressiva, quasi bruciasse una volontà più forte rispetto allo stato di contemplazione del “quotidiano” più tipica degli altri paesaggi.

 

Insomma una pittura decisamente “contemporanea” con la qualità distintiva di una capacità poetica e trasfigurante che sembra spingerci ad una visione attenta: questi dipinti non esauriscono i loro particolari ad un primo sguardo ma richiedono di poter essere guardati più volte, alla scoperta del gioco del colore e dei campi di profondità che si evidenziano per contrasti cromatici. Il tutto, quasi ad insegnarci come dovremmo anche noi saper guardare le apparenti banalità del quotidiano: con attenzione, con l’anima alla continua scoperta di una bellezza possibile nel consueto e nell’ordinario.

 

Dietro la “visione” che questi dipinti ci danno, non sarà difficile da parte dell’osservatore completare un loro senso concettuale: anche nel luogo dell’abbandono, della vita che è stata, dell’abbrutimento, della distruzione, del grigiore, la poesia e la bellezza riemergono costanti perché è un bisogno dell’anima far si che il nostro sguardo e la nostra memoria ricombinino il senso di quelle linee e di quei ricordi.

 

Inaugurazione martedì 20 ottobre, ore 18.30. Spazio Broggi, via Broggi 5, Milano (MM1 Lima). Fino al 3 novembre, ore 16 – 19.30, domenica chiuso. Seconda settimana su prenotazione. Info 3283164907 broggi5@jimdo.com

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