Nuovo impegno per l’Italia

I carismi possono essere una risposta anche alla difficile situazione del Paese. A Rimini dialogo tra Martinez, Olivero e la presidente dei Focolari
Maria Voce

Tutto era evidente sin dalla sola sua presenza. Il fatto di aver accettato l’invito di Salvatore Martinez a partecipare a Rimini ad una tavola rotonda nell’ambito del 35° appuntamento annuale degli animatori del Rinnovamento nello Spirito la diceva lunga sulle sue intenzioni. Maria Voce, presidente dei Focolari – «il più diffuso movimento cattolico esistente al mondo», ha precisato Umberto Folena, caporedattore di Avvenire e moderatore della serata –, Maria Voce è in gran parte dell’anno in visita alle comunità del movimento nelle diverse latitudini. Sono 182 i Paesi in cui sono presenti i Focolari. Inevitabile perciò dosare gli impegni provenienti dall’Italia.

 

«Certo, sono presidente di un movimento fortemente internazionale, ma resto pur sempre italiana», ha volutamente sottolineato durante il dialogo con Martinez e con Andrea Olivero, presidente delle Acli. Il tema ufficiale era “Per una cultura della Pentecoste”, quello reale verteva sul fermento del mondo cattolico italiano nei confronti della politica.

 

Il seminario di Todi, che ha visto riunito il laicato cattolico organizzato, s’è tenuto due settimane fa. La serata riminese aveva perciò tutto il sapore di una prima verifica. Non politico ma fortemente ecclesiale. Significativamente erano seduti in prima fila il segretario della Cisl, Bonanni, il coordinatore di Retinopera, Pasquali, il segretario del Forum del lavoro, organizzatore dell’incontro di Todi, Forlani.

 

La presenza della leader dei Focolari stava a significare che l’impegno assunto dalla fondatrice Chiara Lubich davanti a Giovanni Paolo II nella veglia di Pentecoste del 1998 – quello cioè di contribuire all’unità di movimenti e associazioni – non è venuto meno. Anzi. Un lavoro discreto, manifestato lungo il dialogo dalle espressioni di stima reciproca e dalla conoscenza gli uni degli altri.

 

«L’unità di questi mondi è già un fine», ha messo in luce Martinez, che raccolse subito, assieme ad Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di sant’Egidio, la proposta della Lubich di collaborare. E di un ruolo specifico dei movimenti carismatici ha parlato Olivero, stigmatizzando che per tanto tempo «si sono tenute separate l’azione sociale e la vita spirituale» e che ora «ogni attività sociale deve ritrovare un fondamento spirituale».

 

I carismi, come hanno messo in luce Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, «sono una risposta provvidenziale dello Spirito» alle questioni odierne. Il senso della serata stava proprio in questo: un passo in avanti nel cammino di collaborazione a favore del Paese.

 

«Nessun partito da fondare o da affondare», ha sostenuto Martinez, immaginando la domanda incombente ma taciuta del dopo Todi. Piuttosto, come tutti e tre i relatori hanno evidenziato, c’è un lavoro prezioso da fare: ricomporre la frattura tra comunità ecclesiale e mondo della politica e preparare una nuova generazione di cattolici impegnati in politica.

 

Questo appello, più volte ribadito da papa Ratzinger, è stato per Maria Voce fonte di maggiore impegno per sostenere i politici eletti – dal Parlamento ai consigli comunali – aderenti al Movimento politico per l’unità, ma anche per avere ancora più cura della dozzina di scuole di partecipazione per giovani presenti nelle varie regioni d’Italia.

 

«Una nuova generazione – ha affermato la Voce – non nasce senza una madre: Maria, la prima discepola di Gesù, ci indica di tornare al Vangelo vissuto come fonte per discernere in modo comunitario le vicende dell’oggi e cercare, alla sua luce, le soluzioni per il bene comune. Allora nascerà una nuova generazione che potrà anche contribuire a guidare il Paese».

 

«Ogni movimento e associazione – ha proseguito – ha cercato di recepire al meglio gli appelli del papa e del card. Bagnasco. Ma adesso è il tempo di mettersi assieme perché solo assieme possiamo rispondere compiutamente alle attese del Santo Padre e alle necessità del Paese».

 

Chi ha un carisma ha un dovere di responsabilità non solo ecclesiale ma pure civile. Maria Voce ha così ricordato che «ci attende un impegno non da poco, ma Dio non manda i suoi doni invano. I carismi sono la medicina per questo nostro tempo». Allora, «riconosciamo il dono di ciascuno, mettiamo in evidenza la complementarietà gli uni con gli altri e lavoriamo insieme per il Paese». Ecco la direzione di marcia proposta da chi esprime il carisma dell’unità. E questo sembra preludere ad un maggiore impegno dei Focolari sul fronte italiano.

I più letti della settimana

Mediterraneo di fraternità

La forte fede degli atei

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons