Non solo calcio, ma storie di vita

Mercoledì sera il Napoli ha battuto clamorosamente il Borussia Dortmund per 2 a 1. Protagonisti della serata, l'argentino Higuain e lo "scugnizzo" di Frattamaggiore Lorenzo Insigne. Per una notte i tifosi italiani si sono sentiti un po' napoletani...
Gonzalo Higuain giocatore del Napoli calcio

A volte il calcio concede ricordi da mille e una notte, serate magica, dove sogni e belle favole incrociano una realtà sportiva che si tramuta in gioia collettiva. È accadutomercoledì sera, nell’imponente cornice di ottantamila spettatori dello stadio San Paolo, dove il Napoli si è imposto d’autorità per 2-1 sui vicecampioni d’Europa del Borussia Dortmund al termine di una gara clamorosamente mai in discussione, se non per una manciata di rocamboleschi minuti finali.

La formazione partenopea si riaffacciava sul grande calcio della Champions League dopo due anni, sotto il diluvio, di fronte ad un avversario da prova del nove, indicato dal presidente partenopeo De Laurentiis quale “assoluto modello europeo per progettualità societaria e tattica”, nonché già capace di rifilare ben quattro reti ai granitici campioni del Bayern Monaco nella Supercoppa tedesca, vinta per 4-2. 

Non a caso, i primi minuti facevano registrare un certo timore reverenziale nei ragazzi di “Don Rafael” Banitez, che col passare del tempo hanno preso coraggio e osato, riuscendo neanche troppo alla distanza dove tutti – fuorché il Bayern Monaco, lo scorso anno – avevano fallito: domare “i ragazzi terribili di Dortmund”. Una squadra caratterizzata da evidente fisicità e micidiali capacità di ripartenza in velocità, il Borussia, difficilmente perforabile tatticamente e capace da più di un anno di imporre sostanzialmente ovunque il proprio tambureggiante ritmo di gara. Eppure, nella notte magica del San Paolo, i tedeschi perdono la loro glaciale sicurezza, travolti da un ambiente che freme d’adrenalina e da un Napoli che, ceduto in estate il bomber Cavani e cambiato modulo, si compatta sull’asse che dal trequartista Hamsik innesca l’implacabile centravanti Higuain (nella foto), già idolo di nazionalità argentina, che qui richiama forzatamente i fasti di Maradona.

D’altra parte, il gol azzurro giunto alla mezz’ora sugli sviluppi di un corner porta proprio la firma del “pipita” argentino, che incorna per l’1-0 un cross di Zuniga. Il primo a farne le spese psicologiche è lo stesso carismatico tecnico tedesco, “il mago” Klopp, che perde testa e panchina, espulso, inveendo contro quarto uomo ed arbitro, rei a suo dire di avere ritardato l’ingresso in campo del centrale difensivo Subotic, fermato ai box per medicare un taglio al sopracciglio.

Ma “Higuain per Klopp sono appena iniziati”, per articolare in canzonatoria cronaca quanto di lì a poco la gara riserva: su lancio dello stesso Higuain, Weidenfeller arresta il pallone con le mani fuori area, meritando il rosso diretto e lasciando così le “aspirine” tedesche in inferiorità numerica. Gara in discesa per il Napoli che sulle ali dell’entusiasmo guadagna gli spogliatoi in vantaggio di numero e risultato: il meglio però “ha da venì”, si dirà poi nel napoletano. Dopo venti minuti di controllo della gara, per i partenopei si materializza una delle più belle favole nostrane del calcio: l’arbitro Proença assegna un calcio di punizione, sul pallone si porta il numero 14 Lorenzo Insigne, nato 22 anni fa a Frattamaggiore, comune a nord di Napoli. 25 metri circa di sontuosa parabola da mille e una notte del calcio, che va a scheggiare la traversa per insaccarsi sotto al set sancendo il 2 a 0: il San Paolo trema dalla fondamenta, per una sera Napoli è la capitale del calcio europeo.

Così per una, due, tre, quattro volte, tra gli spalti gremiti di tifosi raggianti riecheggia il nome di uno “scugnizzo Insigne”, di nome e di fatto, cresciuto a pane e Maradona, non da questa sera ribattezzato Lorenzo “il Magnifico”: ala classica per rapidità e dribbling secco, destro naturale, stipendio certo ricco, ma pur sempre poco più di un decimo dei suoi avversari tedeschi Reus, Hummels e Lewandowsky, ma soprattutto l’audacia e il talento puro che rendono al calcio la sua essenza di imprevedibilità e irrazionalità. Escludendo la traversa colpita poi da Aubameyang e la sfortunata autorete di Zuniga a pochi minuti dal termine, per il Napoli non poteva esserci più sublime battesimo di Champions, in grado di impreziosire un ruolino di marcia già perfetto in campionato, con tre vittorie su tre partite. Così la notte che precede la festa del patrono San Gennaro diventò una sorta di estasi mistica cittadina, capace di unire nel ringraziamento gli sportivi italiani in un “siamo tutti napoletani”, almeno per una notte…

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