Non è più tempo di galleggiare

Il presidente della Cei ad Assisi apre l'assemblea dei vescovi italiani: "Ci sono principi non negoziabili. L'Italia è disorientata"
bagnasco

Dopo aver passato in rassegna i principali avvenimenti della Chiesa degli ultimi mesi quali la Lettera del papa ai seminaristi, la prossima Giornata mondiale della gioventù che si svolgerà a Madrid nell’ agosto 2011, il fenomeno della pietà popolare, la vita liturgica, il viaggio del papa nel regno Unito, il cardinal Bagnasco nel suo articolato intervento con cui ha aperto ad Assisi i lavori dell’Assemblea generale dei vescovi italiani affronta alcune questioni complesse. Innanzitutto quello dei principi e valori essenziali come l’apertura alla vita, il matrimonio tra un uomo e una donna, la famiglia, la libertà religiosa e educativa che sarebbero il fondamento portante di ogni civiltà. «Ogni altro valore, – dice il cardinal Bagnasco – necessario al bene della persona e della società come il lavoro, la salute, la casa, l’inclusione sociale, la sicurezza, l’ambiente, la pace, germoglia e prende linfa dai primi» che sono «dotati di una forza unitiva» nella società e nell’esprimere l’unità politica dei cattolici al di là di ogni schieramento partitico. E, sulla base di questi principi non negoziabili, si colloca il ruolo della religione, un ruolo «correttivo» e «purificatore», «aiutando, quando serve, a rettificare le distorsioni, a indirizzare meglio le azioni, a non lasciarsi deviare dai riduzionismi concettuali o dalle manipolazioni ideologiche, a non confondere mai il fine con i mezzi e viceversa».

 

Dialogo tra religione e ragione che può far solo del bene all’intera civiltà.  I cattolici, infatti, non possono rinchiudersi in una visione solo caritativa o privatistica del loro operare nella società «non possono consegnarsi all’afasia, ideologica o tattica: tradirebbero le consegne di Gesù ma anche le attese specifiche di ogni democrazia partecipata». I cristiani, insomma devono essere interessati alla vita della società, in tutti i campi e senza omologarsi alla cultura dominante e al conformismo. «La mitezza – sottolinea il presidente della Cei – non è scambiabile con la mimetizzazione, l’opportunismo, la facile dimissione del compito. Bisogna invece che noi salviamo l’autonomia della coscienza credente rispetto alle pressioni pubblicitarie, ai ragionamenti di corto respiro, ai qualunquismi variamente mascherati, alle lusinghe. In questo senso capiterà talora di essere scomodi, ma non sarà per posa o per pregiudizio, quanto per sofferta, umile, serena coerenza».

 

La politica interessa, dunque, a 360 gradi i cristiani che non devono affrontarla passivamente ma formandosi adeguatamente sul piano spirituale e culturale perché la leadership «difficilmente può essere improvvisata» e perché i problemi da affrontare sono seri e molto complessi. La crisi economica, famiglie in difficoltà, giovani in cerca di occupazione determinano un clima di generale incertezza aggravato dal fatto che «sia aggiunge a livello della scena politica una caduta di qualità» determinata da una dimensione non solo politica-amministrativa, ma soprattutto morale e culturale. Gli ideali personali, i valori oggettivi e la vita vissuta sono «tra loro profondamente intrecciati».

 

Da sacerdote, non da politico, il cardinal Bagnasco vede l’Italia ferma «come inceppata nei suoi meccanismi decisionali, mentre il Paese appare attonito e guarda disorientato». Non ci sono soluzioni politiche che la Chiesa può prospettare, non è questo il suo compito, ma solo «un invito pressante a cambiare registri, a fare tutti uno scatto in avanti concreto e stabili verso soluzioni utili al Paese e il più possibile condivise. Non è più tempo di galleggiare». Occorre allora affrontare di petto le questioni cruciali, in primo luogo la crisi occupazionale per rilanciare il lavoro e l’economia. In secondo luogo affrontare la grande sfida educativa. «Che cosa stiamo facendo – si chiede il presidente della Cei – per mantenere o ricostruire il patrimonio spirituale e morale indispensabile anche all’uomo post-moderno?». Una sfida educativa che vale per tutti, giovani e adulti. Il piano decennale, costituito dagli orientamenti Educare alla vita buona del Vangelo sono proprio un incoraggiamento a tutta la comunità ecclesiale ad essere più decisa, attenta nella missione educativa specifica della Chiesa.

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