«Niente paura!»

La Francia e la Regione di Parigi in particolare si svegliano sotto shock per l'attacco contro il giornale satirico Charlie Hebdo: 12 morti, 11 feriti, di cui quattro in gravi condizioni. Dal nostro corrispondente un commento all’attentato contro la redazione di Charlie Hebdo
Charlie Hebdo

Parigi, 8 gennaio 2014, ore 10 – La Francia e la Regione di Parigi in particolare si svegliano sotto shock per l'attacco contro il giornale satirico Charlie Hebdo: 12 morti, 11 feriti, di cui quattro in gravi condizioni. Un atto che significa la scomparsa quasi totale della direzione e della redazione di un settimanale, dei dipendenti che erano lì per il loro lavoro, di due agenti di polizia responsabili della scorta del direttore del giornale. I televisori hanno più volte trasmesso le immagini della violenza dell'attacco, l'impotenza della polizia nel confrontarsi con armi da guerra manipolate con competenza. Ma perché prendersela con fumettisti, caricaturisti certamente implacabili? Provenendo da ambienti libertari del movimento del ‘68, Charlie Hebdo è un giornale satirico che ha pubblicato le caricature del Profeta Muhammed dopo la loro pubblicazione su un giornale danese. Aggiungiamo che questa settimana non è stato tenero né con la Chiesa cattolica né con la comunità ebraica e che la sua politica editoriale gli ha valso non poche denunce. Ma non una condanna a morte!

Naturalmente la Francia è fortemente coinvolta in vari conflitti contro il terrorismo detto “islamico” che in realtà non ha nulla a che fare con l'Islam. Certamente si stima che più di un migliaio di giovani francesi siano partiti in Siria per la loro guerra santa (come se la guerra potesse essere santa). Perché condannare a morte una manciata di disegnatori anche se impertinenti?

«Charlie Hebdo è stato ucciso», sono state le parole pronunciate nella fuga dai terroristi, secondo alcuni testimoni. Ciò ha causato, dopo lo shock, un’indignazione diffusasi in tutta la popolazione. Migliaia di persone, sfidando la paura iniziale, si sono riunite in diverse città in Francia e all'estero. Naturalmente le misure antiterrorismo sono state attivate. Naturalmente, per molti mesi sono state sventate altre azioni terroristiche. Ma lo scopo di queste minacce è di provocare due reazioni: la paura e la divisione, portando all'assimilazione di questo terrorismo con l'Islam. «Niente paura», hanno gridato i manifestanti ieri durante il loro raduno.

Ieri era in programma alle 18 l’incontro annuale del presidente della Repubblica con i leader religiosi in Francia. L’incontro ha avuto luogo, ma in privato. Sempre ieri, un vescovo nella regione di Parigi era a Roma con quattro imam francesi per incontrare il papa. E ancora ieri, un uomo che voleva strappare le pagine di un Corano è stato fischiato e escluso dalla manifestazione.

E sempre ieri, si è saputo che un grande editore americano aveva pubblicato per i giovani dei Paesi anglofoni arabi un atlante in cui Israele era scomparso dalla carta geografica per evitare di offendere le politiche locali. Alcuni giorni fa, poi, una società ha ritirato dal mercato, prima di cambiare idea, un film che dispiaceva a un dittatore. Cultura che cede alle minacce. Di nuovo, ieri, intorno alle 15, la Conferenza dei vescovi di Francia ha pubblicato un comunicato stampa: «La società costituita da diversità di ogni genere deve lavorare continuamente per costruire la pace e la fratellanza. La barbarie così espressa ferisce. In questa situazione, in cui la rabbia impera, abbiamo bisogno più che mai di raddoppiare l'attenzione alla fragile fraternità e alla pace che è sempre da consolidare».

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