Nel nome di Caterina e Francesco

Un appuntamento presso la sala di San Macuto alla Camera dei deputati, per ricordare l’80° anniversario della proclamazione dei due santi patroni d’Italia il cui messaggio è di grande attualità per il nostro Paese

Il 18 giugno scorso, in occasione dell’80° anniversario della proclamazione di san Francesco e di santa Caterina patroni primari d’Italia, presso la Sala del Refettorio di San Macuto della Camera dei Deputati, il Movimento dei Focolari e l’Associazione internazionale dei Caterinati hanno organizzato, in un periodo in cui sembra profilarsi un profondo cambiamento epocale, un incontro tra carismi antichi e nuovi, richiamandosi ai messaggio dei due santi: dialogo, bene comune, convivenza civile, fraternità. Partendo dalla convinzione che essi sono in grado di dare ancora oggi indicazioni a un Paese lacerato da divisioni e disuguaglianze.

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Introducendo i lavori, Rosalba Poli e Andrea Goller, responsabili del Movimento dei Focolari in Italia, hanno ricordato come Chiara Lubich e Igino Giordani, proprio rifacendosi alla scuola di Francesco e di Caterina, hanno avvertito, pur in tempi difficili, una dimensione civile e sociale del Cristianesimo, attraverso la fraternità universale, l’unità europea in un mondo unito, la diversità dei popoli e dei carismi composti armonicamente in una dimensione trinitaria.

L’aspetto civile, spiega Danilo Paolini, caporedattore della sede romana di Avvenire, consiste nel “ricucire” il Paese, pacificare la società, ricostruire la speranza, nella rafforzata “comunità di destino” basata sulla consapevolezza dell’identità nazionale che la storia ci consegna. Si tratta allora di raccogliere il filo di Caterina per rammendare l’Italia sfilacciata, ristabilire il dialogo e ripristinare l’unità sociale, culturale e spirituale. E con Francesco riscoprire la fraternità e l’ecologia integrale.

Essenziale è allora riscoprire il primato della politica come servizio al bene comune attraverso l’integrità personale. Vivendo virtuosamente e lottando contro la corruzione si acquisisce la consapevolezza che per governare gli altri bisogna prima saper governare se stessi. Per mettere pace nel corpo sociale occorre prima unità interiore.

Abbattere allora – hanno sottolineato padre Cocolicchio e Aldo Bernabei dell’Associazione internazionale dei Caterinati – l’odio, il rancore per favorire il bene comune della polis. Un nuovo umanesimo, anche femminile, con Caterina e Chiara Lubich, può rispondere alla crisi morale, spirituale, economica e sociale dell’Italia e dell’Europa, attraverso la via del dialogo, del discernimento comunitario, dell’unità nella diversità.

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Francesco ci ha insegnato un modo “altro” di vivere, facendo il viaggio dall’io a Dio e al noi, verso la fraternità, ha esordito mons. Peri, vescovo di Caltagirone. Questo cambiamento di mentalità è molto importante oggi per superare l’individualismo e il ripiegarsi rancoroso su se stessi. Occorre un passaggio dalla povertà della ricchezza alla ricchezza della “povertà”, in cui tutto ci appartiene come dono di Dio nella libertà. Un altro passaggio fondamentale da fare oggi è quello dalla paura alla fiducia. L’altro cresce in me se gli faccio spazio con il dono e il perdono. In Italia dobbiamo ricostruire le relazioni dentro le periferie e le difficoltà della vita, dobbiamo uscire dalla solitudine. In sintesi, riconciliarci con noi stessi, nelle tempeste sociali provocate dalle gravi disuguaglianze, e con la natura, vivendo un’ecologia integrale.

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Il dialogo aperto tra i parlamentari presenti, il sen. Steni Di Piazza del M5S, l’on. Maria Teresa Bellucci dei FdI, l’on. Vito Comencini della Lega, (l’on. Rosa Maria Di Giorgi di Firenze del PD non ha potuto essere presente perché ha dovuto partecipare ai funerali di Zeffirelli), ha messo in evidenza che i due santi sono guide sicure nel ritrovare i valori fondanti per la democrazia, la convivenza civile e la ricerca del bene comune prima e al di là di tutto. Queste due figure hanno ancora molto da dire in questo cambiamento d’epoca e sono modelli di incarnazione del messaggio evangelico, che prima di essere tale è un messaggio profondamente umano. Sono due santi che, radicati nel loro territorio, nella vita delle città, hanno amato il loro popolo, e hanno dimostrato di essere capaci di avere larghi orizzonti nel loro agire e nel loro pensare.

Il sen. Steni Di Piazza ha sottolineato l’importanza di Francesco per la nascita dell’economia civile e della finanza etica. Sarà poi Chiara Lubich che nel 1991 lancerà l’Economia di comunione come nuovo paradigma. Occorrono però nuovi paradigmi anche in politica: sobrietà, dialogo, bene comune. L’on. Maria Teresa Bellucci, espressione del volontariato e del Terzo Settore, ha sottolineato che il grande senso della politica è il bene comune, a partire dalla cittadinanza attiva. Caterina ci aiuta, nella sua attualità, a cogliere oggi in Italia differenze di genere ancora troppo rilevanti, anche in politica. L’on. Vito Comencini ha invitato i politici a seguire l’esempio dei due santi mediante una battaglia interiore contro la superbia, l’orgoglio, la lussuria, l’avidità. L’ impegno attuale contro vecchie e nuove ideologie deve essere fondato sui valori, su fede e verità.

Sui temi concreti posti dal moderatore Paolini e dagli interventi del numeroso pubblico, dall’immigrazione alla sicurezza, dall’Europa unita alla giustizia sociale, sono emerse profonde divergenze tra i politici ma la via per una condivisione è tracciata da Francesco e Caterina: ascolto reciproco, dialogo, unità nella diversità, fraternità universale. Il convegno, pur essendo un piccolo seme gettato, può dare vita ad un grande albero su cui vengano ad abitare le più varie realtà, non solo cattoliche, premessa indispensabile per dare un contributo fondamentale ad uscire dalla crisi in questo momento di cambiamento epocale e portare molto frutto nel nostro Paese ed in Europa.

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