Nel migliore interesse del figlio

Il clima elettorale amplifica il contenuto di una sentenza della Cassazione su coppie omosessuali e figli. Una questione da affrontare cercando il bene integrale della persona
Famiglia

Fa discutere la recente sentenza della prima sezione civile della Corte di cassazione che, in un caso di affidamento contestato di una minore, ha rifiutato di togliere l’affido esclusivo alla madre a causa del suo legame sentimentale con un'altra donna in un rapporto lesbico.

La storia inizialmente non è molto originale: lui, immigrato di religione islamica, e lei, italiana, s’innamorano e hanno una figlia, ma poi le difficoltà relazionali, culturali e personali li portano a dividersi. La separazione è piuttosto conflittuale e diventa drammatica per la bimba, che si trova ad assistere ad episodi di violenza di questo padre verso la mamma e l’attuale convivente, un’assistente sociale conosciuta dalla protagonista, ex tossicodipendente, nella comunità di recupero nella quale era stata ospitata.

Una situazione difficile per tutti i protagonisti: differenze incolmabili e incapacità di mediazione. Comincia così la battaglia legale per l’affidamento della bambina. Fin dall’inizio viene riconosciuto l’affido esclusivo alla madre, anche perché il padre, a quanto pare, non si rende disponibile agli incontri protetti ed è protagonista di ripetuti episodi di violenza: tutti elementi che lo rendono inadeguato a ricoprire una funzione genitoriale efficace ed affidabile.

È in tale contesto piuttosto chiaro che si inscrive questa sentenza che, al di fuori di giudizi ideologici, analizza la situazione concreta di questa bimba e giudica il rapporto con la madre più sicuro e affidabile che non quello del suo papà, giudicando non provata la pericolosità per lo sviluppo della bambina il vivere e crescere educata da due donne, una delle quali è la sua mamma biologica, legate da un rapporto omosessuale.

Credo sia improprio utilizzare questa sentenza per gridare all’apertura della giurisprudenza all’adozione per le coppie omosessuali. Come hanno affermato, infatti, voci autorevoli del dibattito biogiuridico, il direttore del Centro di bioetica dell'Università cattolica di Milano prof. Adriano Pessina, su L’Osservatore Romano, e il presidente emerito della Corte costituzionale Cesare Mirabelli, dalle colonne del Corriere della Sera, il giudice, di fronte alla scelta per il miglior interesse per il minore, ha semplicemente riconosciuto il positivo rapporto con la madre e lo ha affidato a lei come spesso accade, in casi simili, qui in Italia. Niente di più.

Certo siamo in periodo pre-elettorale e questo è un tema eticamente sensibile, che scalda facilmente gli animi e si presta a riempire le colonne dei giornali. In Italia il dibattito sul riconoscimento dei diritti civili, per le coppie omosessuali, è sempre più pressante e certamente bisognerà parlarne, ma questa sentenza non è un salto in avanti verso l’acquisizione di questo diritto.

Quando si parla di figli, di bambini, è indispensabile un’attenzione particolare: guardare le cose per il loro bene, garantendo loro le migliori condizioni di vita. Nella storia, tanti figli sono stati allevati da un solo genitore o da due donne e sono cresciuti in modo equilibrato e questa è la conseguenza del grande amore del genitore rimasto che supplisce a quella che è riconosciuta, però, come una mancanza: l’assenza di un papà o di una mamma che sono concreti, magari deceduti, lontani o assenti per loro volontà, ma immaginabili nell’orizzonte esistenziale del bambino.

Come afferma la prof.ssa Vegetti Finzi, psicoterapeuta e pedagogista, in un articolo del Corriere della Sera «per un bambino è meglio crescere con un papà ed una mamma». Nel caso di una coppia omosessuale c’è una scelta. Quella di escludere la figura genitoriale del genere opposto ai due partner. Potrà esserci il grande amore dei “due papà” o delle “due mamme”, ma rimane l’impossibilità per il figlio di avere una figura di riferimento del genere mancante, un vuoto che resta. Può essere davvero questo il miglior bene per un figlio? Bisognerà riparlarne.

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