Nel distretto del Po è siccità estrema ma torna l’inverno

È emergenza idrica ma ritornano piogge e neve, almeno per qualche giorno. Il fiume Po è ai minimi storici e nel tratto tra Reggio Emilia e Mantova riemergono relitti bellici affondati durante la seconda guerra mondiale.
Siccità Foto LaPresse/Stefano Guidi

Più di tre mesi di siccità. Le riserve idriche italiane sono quasi a secco. Ma ancora per poco. Da domani mercoledì 30 marzo tornerà l’inverno: pioggia, freddo e neve si abbatteranno sul nord Italia ma senza risparmiare le regioni appenniniche.

Il maltempo dovrebbe rimpinguare finalmente le riserve idriche nazionali. Le precipitazioni dovrebbero salvare anche le coltivazioni che, secondo Coldiretti, soffrono la grave siccità di questo periodo.

In Umbria ad esempio non piove da 100 giorni e il Consorzio di bonifica idrica Tevere Nera – che serve circa 2500 ettari di coltivazioni nei comuni di Terni, Narni, San Gemini, Guardea, Baschi e Arviano – è stato costretto ad aprire i rubinetti prima del tempo per andare incontro alle richieste degli agricoltori. Il rischio però è quello di una razionalizzazione dell’acqua in estate. Con i suoi 170 milioni di metri cubi d’acqua l’anno, il Consorzio ha sempre garantito l’irrigazione necessaria alle coltivazioni ma questa volta la richiesta è arrivata con quaranta giorni di anticipo.

Un inverno anomalo quindi che vede fiumi in secca e laghi completamente al di sotto della media.

Il lago artificiale di Ceresole in provincia di Torino si è prosciugato completamente. Situazione simile sul Piave con scenari lunari. Il Monviso, dove nasce il fiume Po’, è completamente senza neve.

A valle la situazione è drastica con alcune sorprese. La secca del fiume Po ha infatti riportato a galla alcuni relitti bombardati e affondati durante la seconda guerra mondiale. Parliamo delle bette “Ostiglia” e “Zibello”, due imbarcazioni di 55 metri di lunghezza che sono tornate alla luce nell’isola degli Internati, nel territorio del Comune di Gualtieri in provincia di Reggio Emilia. Erano adibite al trasporto di prodotti agricoli, di carbone e di massi destinati all’edificazione di infrastrutture.

L’isola degli Internati è chiamata così perché, appena finita la seconda guerra mondiale il Comune di Gualtieri aveva deciso di affidare quel lembo di terra a quindici sopravvissuti ai campi di concentramento nazisti. In questo territorio durante la guerra le due imbarcazioni vennero bombardate dai tedeschi. Entrambe emersero già nel novembre 2006 a seguito di un’altra grande siccità. Le due navi non possono essere riutilizzate, nemmeno il ferro di cui sono costituite, pertanto il Comune ha deciso di lasciarle lì dove sono. Oggi sono attrazione per i cittadini e qualche turista e potrebbero far parte della storia locale e nazionale perché ci ricordano quello che i nostri avi hanno vissuto durante la guerra.

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