Muti dà l’addio all’Opera

Con un comunicato stampa, il maesttro ha annunciato di essere costretto a lasciare la guida del teatro romano. Un'altra occasione perduta, per Roma e per l’Italia.
Riccardo Muti

Lo si sospettava da tempo. Da quando le agitazioni sindacali avevano trasformato il romano Teatro dell’Opera – in lieve risalita dal crack economico – in una sorta di bagarre a livello intermittente. Minaccia di sciopero alla prima del debutto della Manon Lescaut, tournée giapponese con l’assenza di una ventina di orchestrali – fra cui il primo violino Vincenzo Bolognese -, a Caracalla un Barbiere senza orchestra…

Per un puntiglioso concertatore, un lavoratore preciso come Riccardo Muti la situazione stava diventando insopportabile. Quanto fosse direttamente coinvolto nel lavoro lo si poteva osservare sia assistendo agli spettacoli – l’orchestra era tesa ad un livello raramente raggiunto – sia alle prove: chiunque vi abbia assistito, e chi scrive lo testimonia, rimaneva ammirato dalla qualità e dalla correttezza del musicista.

Ora Muti si è stancato. E da Chicago, dove risiede dirigendo la Sinfonica, emana un comunicato che suona anche come una condanna della situazione romana: “Nonostante i miei sforzi… non ci sono le condizioni per poter garantire la serenità per me necessaria al buon esito delle rappresentazioni”. Una decisione, che conoscendo Muti, sarà irrevocabile, come lo è stata per la Scala e il napoletano San Carlo.

E ora chi dirigerà l’Aida inaugurale, le Nozze di Figaro, la tournée a Salisburgo? Che occasione  perduta, per Roma e per l’Italia. I migliori costretti ad andarsene, come succede anche ad altri direttori di talento che, per non far parte di consorterie, son costretti a lavorare altrove. L’episodio getta una luce dolente sul provincialismo nostrano e sulla piccolezza culturale che fa sì che in Italia, la patria della musica, essa sia trascurata nelle scuole, mentre il pubblico ne è affamato. E mentre a Roma progettano un nuovo megastadio – panem et circenses, ma le buche nelle strade prosperano ovunque … -, si lascia che un direttore come Muti sia costretto ad andarsene.

Qualcuno pensa che non dirigerà più in un teatro italico e si dedicherà solo alla sua giovane orchestra Cherubini. Possibile.

Chissà se il sempre lieto sindaco Marino, il neosposo ministro Franceschini, il loquace premier Renzi si renderanno conto della gravità della situazione culturale in Italia, degli sprechi nei teatri, dei privilegi che si vogliono mantenere con mille bizantinismi sindacali. Speriamo – lo diciamo con tutto il rispetto – che ne prendano coscienza, e non solo a dichiarazioni. Di quelle chi ama l’Italia ne è molto sazio. Perché l’Opera Roma, a suo tempo, è riuscita a far scappare un direttore geniale come Giuseppe Sinopoli, per cui Muti non é il primo…

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