Il “Muro delle mamme” di Portland contro il razzismo

Ogni sera nelle strade di Portland, negli Stati Uniti,  si forma il "Moms’wall", il "Muro delle mamme" per proteggere i manifestanti che protestano contro il razzismo e chiedono giustizia e la fine dello stato d’assedio imposto da Trump. Le manifestanti gridano agli agenti: "Non sparare a tua madre!"
Il muro delle mamme, Mom's wall, di Portland, foto Ap

Indossano tutte magliette gialle, alcune con scritte inneggianti alla giustizia sociale e alla fine della violenza, altre senza particolari brand. Calzano i caschi dei ciclisti e la loro arma di difesa sono gli ombrelli o dei girasoli in plastica. Ogni sera si danno appuntamento intorno alle 21 nella zona della corte federale di Portland, la città dell’Oregon che da 60 giorni manifesta per chiedere la fine del razzismo sistemico, dopo che un video ha mostrato in diretta la morte di George Floyd, un afroamericano di Minneapolis ucciso mentre era in custodia della polizia durante un arresto. Molte di loro sono state sollecitate proprio dalle ultime parole di Floyd che ha invocato la madre mentre moriva soffocato dal ginocchio di un’agente bianco.

Si sono chiamate “Il muro delle mamme – Moms’wall” e da Portland si sono diffuse in tutto il Paese da St. Louis a New York, da Chicago a Filadelfia a Washington.

“Il muro delle mamme” è fatto di donne che sono scese in piazza non solo per i figli e per dire basta alla disuguaglianza razziale sistemica, ma perchè il governo prenda atto di un cambiamento e che sulla giustizia, sulle violenze della polizia, sulla disparità serve voltare pagina.

Il cambiamento era stato chiesto dalle mamme di Plaza de Mayo in Argentina, imploranti notizie di figli e nipoti sequestrati dalla dittatura militare, lo hanno fatto con i passeggini le mamme armene e con le foto dei figli anche le mamme dello Sri Lanka.

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Le mamme di Portland si distinguono perchè alla leadership nera del movimento si sono aggiunte tante madri bianche, in una comune battaglia dove i loro corpi diventano barriera tra la polizia e i manifestanti convinte che se servono vittime silenziose, “abbiamo bisogno di testimoni rumorosi”.

Le donne bianche sono scese in piazza per usare il “loro privilegio di bianche” per supportare le mamme nere in questa comune battaglia; e infatti il colore della pelle delle manifestanti è stato decisivo anche nel ricevere la copertura dei media. Da quasi due mesi a Portland si scende per le strade con cortei pacifici e con scontri violenti soprattutto nel quartiere del tribunale. Si imbrattano edifici governativi e si accendono fuochi d’artificio.

Il presidente Trump ha deciso, senza alcuna formale richiesta delle autorità locali, di inviare  agenti federali, supporti da agenti dell’immigrazione e della sicurezza alle frontiere che hanno sparato gas lacrimogeni, proiettili di gomma contro i manifestanti arrestandone e sequestranone alcuni senza farsi identificare, come in uno Stato senza legge.

Anche il sindaco della città, che si era unito ai manifestanti, ha subito la stessa sorte ed è tornato a casa con gli occhi brucianti e la gola secca per il gas respirato. Lo stesso è accaduto ai giornalisti inviati a coprire l’evento che hanno raccontato di una miccia esplosiva accesa proprio dalla campagna “Law and order – legge e ordine” che Trump ha scelto come tema di punta della corsa presidenziale e che si tradurrà in invio di altre truppe in città democratiche definite ribelli e violente.

La retorica presidenziale però non attacca con queste donne che – nel muro delle mamme – affrontano gli agenti completamente disarmate e gridando “Non sparare a tua madre”, mentre invece una pioggia di palle di pepe raggiunge i loro piedi mostrando l’assurdità di una situazione dove le manifestazioni pacifiche sono aggredite con la stessa forza delle violenze. 

Su Portland si sono accese le luci della repressione delle violenze, ma non quelle sulle vittime del Covid e sul no della Casa Bianca all’invio di test e materiale medico per sopperire all’emergenza. E mentre i contagi superano i quattro milioni e i morti si avviano a 150 mila, imperano più che l’ordine il disordine e la fragilità di un leader incapace di accogliere le richieste di giustizia da un disarmato e potente gruppo di madri. 

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