Morti bianche in Liguria

Il numero di infortuni è sempre elevato. Gli extracomunitari spesso non ricevono, o non capiscono, la formazione alla sicurezza

Eccole fresche e servite: sono le statistiche dell’Inail che raccontano le morti bianche avvenute nel primo semestre in Liguria. Un dato subito balza agli occhi, e cioè che il numero degli infortuni tra gli stranieri extracomunitari e le morti sul lavoro nella regione sono molto alti. Dal primo gennaio al 31 maggio di quest’anni, degli 8.612 casi denunciati ben l’85 percento riguarda italiani, il 3 percento stranieri dell’Unione Europea. Il 12 percento degli episodi, 1.042, sono infortuni a persone Paesi extra Ue.

Il totale degli infortuni sul lavoro cresce del 2,1 percento rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Una nota della Cgil evidenzia che quelli che riguardano i lavoratori extracomunitari si sono impennati del 16,3 percento. «D’altronde sappiamo che molto spesso i lavoratori stranieri sono impiegati in mansioni faticose, spesso pericolose. Se non in modo uguale, anche di più rispetto agli italiani che fanno gli stessi mestieri», commenta Marco De Silva, responsabile dell’ufficio economico di Cgil Liguria. «È probabile che spesso gli stranieri non abbiano ricevuto la necessaria e sufficiente formazione di sicurezza, o che non l’abbia compresa appieno».

La Liguria nel 2018 è stata la maglia nera in Italia per gli incidenti sul lavoro in strada e ” in itinere”, ovvero nel tragitto casa lavoro: con ben 20.698 casi, si registra una leggera flessione del 1,92 percento rispetto al 2017, ma purtroppo la percentuale di infortuni è quattro volte superiore alla media nazionale. I dati Inail del 2019, sempre 1 gennaio – 31 maggio, danno gli infortuni mortali diminuiti, dai dieci dello scorso anno a sei, nella statistica mancano però sette casi di decessi in via di definizione. Nel 2019 sono stati almeno due i morti sul lavoro con passaporto extra UE: il rocciatore albanese Sahitaj Xhafer morto l’8 aprile nella cava del Gazzo, a Sestri Ponente, e l’autotrasportatore brasiliano Allen Tarsio Muniz De Andrade morto il 12 aprile a bordo del proprio tir.

«Gli infortuni aumentano quando aumenta l’intensità di lavoro, ovvero si lavora di più e per più ore – dice ancora De Silva della Cgil –. Il 79 per cento degli infortuni ha riguardato il settore dell’industria e dei servizi, con in testa il manifatturiero seguito dal settore dei trasporti e quello sanitario». Nel settore della logistica e dell’autotrasporto c’è una concorrenza sfrenata e non si guarda alla qualità ma al contenimento dei costi, fanno sapere dalla segreteria generale Filt-Cgil Liguria. «Oltretutto sono settori dove facilmente lavorano stranieri, perché si tratta di lavori poveri e poco qualificati».

Il restante 18 percento degli infortuni riguarda lavori per conto della pubblica amministrazione e solamente il tre percento il settore dell’agricoltura. Ed è proprio qui che c’è stata una grande crescita di infortuni: più 14,2. Ma a farsi male sul luogo di lavoro sono sempre più spesso non solo gli stranieri, ma anche i lavoratori più giovani e anziani. Il 49 percento degli infortuni di inizio 2019 è capitato nella fascia di età compresa tra i 40 e i 60 anni. Mentre sono in calo gli infortuni tra i 35 e 44 anni, è marcato l’aumento sino ai 34 anni e sopra i 60 anni. Tra i 60 e i 64 anni, la crescita è addirittura del 15,6 percento. «Sono impiegati in mansioni faticose nonché pericolose. Spesso non hanno ricevuto la necessaria formazione». Nella regione dove il lavoro non abbonda è preoccupante leggere questi dati di morti bianche e di infortuni che non accennano a diminuire.

 

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