Montello prima in Europa per il biometano prodotto dai rifiuti

Nel paesino in provincia di Bergamo da qualche giorno è partita la produzione di biometano trattando la frazione organica dei rifiuti urbani
La Panda a biometano presentata al recente G7 dei trasporti a Cagliari: una delle possibili applicazioni della tacnologia di cui si parla in questo articolo

Per la prima volta in Italia, o meglio in Europa, è partita la produzione di biogas dagli scarti alimentari. Ci troviamo a Montello, un piccolo paesino di poco più di 3000 abitanti in provincia di Bergamo, dove il 30 giugno scorso si è dato il via a questa nuova tecnologia di riconversione dei rifiuti e produzione di biometano. È una nuova fonte rinnovabile per l’Italia che può essere considerata un esempio di economia circolare, dove cioè nulla va buttato, tutto viene riciclato e riutilizzato.

Dal 30 giugno scorso quindi, se state cuocendo la pasta sul fornello di casa, potete pensare che il gas che state utilizzando provenga dal rifiuto umido che si è trasformato in risorsa preziosa. Eh già, possiamo ben dire che è una risorsa preziosa, perché il “biometano” prodotto in questo modo raggiunge una purezza pari al 99,2 per cento, superiore a molto al metano che viene estratto dai giacimenti fossili.

Finora questo biogas era stato utilizzato come combustibile per produrre energia elettrica e calore, ma ora si è fatto un passo in avanti per il bene dell’ambiente.

La frazione organica dei rifiuti rappresenta la fetta in assoluto più ampia della differenziata in Italia, con il 43,3 per cento del totale (fonte Ispra) raccolto. Secondo le stime del Consorzio Italiano Biogas, la filiera del biometano può portare alla nascita di 12 mila nuovi posti di lavoro solo nel settore del trattamento rifiuti, gestione discariche e il ciclo degli impianti agro industriali.

L’Italia ha già 1.500 impianti di digestione anaerobica in esercizio: siamo il terzo produttore mondiale di biogas da matrici agricole, con 2,5 miliardi di metri cubi annui, e questo dato potrebbe salire nei prossimi anni.

Come spiegano dalla Società nazionale metanodotti, la «produzione annua di biometano a Montello prevista a regime sarà di circa 32 milioni di standard metri cubi, che rappresenta l’equivalente quantitativo di biocarburante per una percorrenza di circa 640 milioni di chilometri da parte di “autoveicoli bio”. Il nuovo impianto, che recupera fattivamente l’umido organico prodotto da circa 6 milioni di abitanti (equivalente al 60 per cento dell’intera Lombardia), non solo non produrrà emissioni in atmosfera, ma è anche il primo impianto in Italia “Carbon Negative”, recuperando dal biogas generato (composto da circa il 60 per cento di metano e da circa il 40 per cento di CO2) 38.000 ton/anno di anidride carbonica (CO2 liquida), destinata a uso tecnico ed alimentare».

«La produzione di biometano – ha spiegato direttore generale di Legambiente, Stefano Ciafani – è un anello fondamentale per il corretto trattamento dei rifiuti biodegradabili nell’ambito del nuovo scenario dell’economia circolare europea. A tal proposito, è fondamentale costruire impianti di digestione anaerobica, in particolare nel centro-sud Italia che ne è ancora sprovvisto. Questi impianti sono, purtroppo, ancora poco noti e molto osteggiati; ed è fondamentale attivare adeguate campagne d’informazione».

«La produzione di biometano sarà essenziale per raggiungere gli obiettivi nazionali sul fronte dei trasporti – sottolinea Raimondo Orsini, direttore della Fondazione per lo sviluppo sostenibile -. Entro il 2030 il 19 per cento dell’energia usata per spostarsi dovrà essere rinnovabile. E, visto che i biocarburanti sostenibili sono pochi, un elemento fondamentale sarà il mix tra gas naturale liquefatto e biometano: servirà a muovere autobus e camion abbattendo inquinamento ed emissioni serra».

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