Mons. Zago, un missionario del dialogo

Nel decimo anniversario dalla morte il ritratto di un uomo proteso al dialogo e il ricordo della Giornata mondiale per la preghiera del 1986 di cui fu fautore. Dalle sue parole, una chiave di lettura interessante per Assisi 2011.
Padre Marcello Zago

Il 1° marzo 2011 è stato il decimo anniversario della morte di S.E. Mons. Marcello Zago. Nativo di Villorba, in provincia di Treviso, la comunità del suo paese natale si è riunita per ricordarlo con un’iniziativa promossa dalla famiglia, ma che ha coinvolto parrocchia, diocesi e la stessa la Congregazione dei missionari oblati di Maria Immacolata a cui padre Zago apparteneva. Mentre domenica del 27 febbraio, alla celebrazione eucaristica presieduta da S.E. Mons. Gianfranco Agostino Gardin, arcivescovo di Treviso, hanno preso parte anche Louis Lougen, superiore generale degli Oblati, e numerosi confratelli e amici di mons. Zago; il giorno precedente nei locali della parrocchia, Fabio Ciardi, direttore delle ricerche e studi oblati nonché direttore della rivista Unità e Carismi, ha tenuto una conferenza sull’apporto offerto da Mons. Zago alla preparazione e allo svolgimento della “Giornata mondiale di preghiera” convocata da Karol Wojtyla il  27 ottobre 1986 ad Assisi.

 

Ma chi era padre Marcello Zago? Trasferitosi poco più che ventitreenne a Ripamolisani per il noviziato negli oblati di Maria Immacolata, nel 1959 parte nel per il Laos, iniziando così la sua avventura in Asia. Negli anni tra il 1972 e il 1974 insegna Missiologia presso l’università San Paolo di Ottawa in Canada e sempre nello stesso periodo fonda e diige il Centro di studi e di dialogo con i buddisti per conto della Conferenza episcopale del Laos-Cambogia e organizza a Hua Him, in Thailandia (1972), la prima sessione su buddismo e cristianesimo, seguita da analoghe sessioni a Vientiane, Laos (18-24 luglio 1972) e a Phnom Peng, Cambogia. In anni più recenti è stato prima consultore e poi segretario del segretariato per i non cristiani presso la Santa Sede. Dopo due mandati come Superiore generale dei missionari oblati di Maria Immacolata, nel 1998 il Santo Padre lo nomina segretario della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli e arcivescovo titolare di Roselle. Nello stesso anno viene ordinato vescovo nella basilica di san Pietro dal cardinale Jozef Tomko. Nel 2000 si ammala di tumore, morirà il 1 marzo 2001.

 

Ma torniamo all’evento di Assisi del 1986. Proprio quest’anno ricorre infatti il 25° anniversario da quell’appuntamento che ha posto una pietra miliare nel dialogo interreligioso, un punto fermo, che ha segnato il cammino della Chiesa e delle religioni di tutto il mondo, «un’immagine – come scrisse Mons. Zago, che sanciva così l’ultimo atto ufficiale della sua missione presso il Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso, essendo stato nominato superiore generale degli Oblati  –, e un auspicio di ciò che le persone religiose dovrebbero essere per la società: intercessori presso Dio per la pace, costruttori tra gli uomini di pace».

 

Per lui quel 27 ottobre era stato una "conferma del dialogo ecumenico e interreligioso". Ciò che il Concilio aveva sostenuto nei documenti, ad Assisi veniva «espresso in forma solenne e a tutti. Per chi vuole capire la natura e il cammino del dialogo interreligioso nella Chiesa e nel mondo – disse -, l’incontro di preghiera di Assisi del 27 ottobre 1986 resterà una tappa determinante, e più ancora il simbolo significativo». La sua preghiera espressa quel 27 ottobre del 1986, ancora oggi grida tutta la sua attualità: «ad Assisi, l’accoglienza dei rappresentanti religiosi e l’assistenza alla preghiera delle diverse religioni sono state in qualche modo un riconoscimento delle religioni e in particolare della preghiera, un riconoscimento che religioni e preghiera hanno non solo un ruolo sociale, ma anche una efficacia presso Dio». Un’eredità di grande valore, auspicio fattibile della reale possibilità di dialogo, di amicizia e di comunione tra tutti. Anche oggi. 

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