Moioli: vivere il presente

Guardare il momento presente, e avere vicino la famiglia, i segreti dietro la seconda medaglia d’oro conquistata dall’Italia ai Giochi di PyeongChang

Quattro anni fa, fu protagonista di una delle storie più commoventi dei Giochi invernali di Sochi. Michela Moioli, atleta dello snowboard azzurro, era arrivata alle Olimpiadi del 2014 giovanissima, appena diciottenne, dopo aver disputato due sole stagioni in coppa del mondo. Dove aveva fatto già intravedere parte del suo talento, ma dove aveva anche dovuto avere a che fare con diversi imprevisti. Come quello che gli era capitato a Montafon (Austria), in occasione di un allenamento in vista della sua prima gara della coppa del mondo 2012: caduta e trauma cranico. Nello snowboardcross, la sua specialità, purtroppo gli infortuni possono capitare. Un gruppo di atleti (solitamente quattro o sei) gareggia contemporaneamente su un percorso in pendenza realizzato sulla neve, fatto di salti e curve, con lo scopo di raggiungere per primi la linea di arrivo. I contatti sono all’ordine del giorno, e l’imprevisto è sempre dietro l’angolo. Come accaduto diverse volte anche a Michela. Ad esempio a gennaio 2014 quando, a poche settimane dall’esordio olimpico, è colpita dallo snowboard di una collega durante una gara in corso di svolgimento ad Andorra: ancora trauma cranico per lei, con l’aggiunta di una clavicola rotta.

Un bel problema in vista della prova olimpica, non sufficiente però a fermare la nostra atleta che, a Sochi, arriva addirittura a disputare la finale. Qui la ragazza bergamasca, dopo una brutta partenza, recupera e si trova fino all’ultimo in lotta per le medaglie. Purtroppo però, l’ultimo salto gli riesce troppo alto, e cadendo il ginocchio le fa crack. Una vera disdetta, vissuta da Michela con sorprendente maturità, come traspare dal messaggio postato poche ore dopo su facebook dalla nostra atleta. «Brutte notizie, lascio a Sochi una medaglia e un crociato rotto. Ho combattuto con tutte le mie ultime forze, e quando ho intravisto la medaglia mi sono ritrovata a terra. Peccato, ma devo guardare avanti. Ho diciotto anni e non sarà un ginocchio a fermarmi! Ho scelto una disciplina dove tutto può succedere e le brutte cose prima o poi capitano. Questa sventura sarà un altro modo per crescere e diventare ancora più forte». Di quei Giochi, agonisticamente parlando, rimane quindi un sesto posto, il miglior piazzamento di sempre per un’italiana nello snowboardcross olimpico. Per provare a prendersi una rivincita, Michela dovrà però attendere quattro anni …

Anni durante i quali la nostra rappresentante si conferma come una delle migliori specialiste in circolazione di questa disciplina. Nel 2016, ad esempio, si aggiudica la coppa del mondo, mentre lo scorso anno giunge seconda in classifica generale dietro la campionessa olimpica in carica, la ceca Eva Samkova. Il tutto, condito da diversi successi in coppa del mondo, e dalle medaglie di bronzo conquistate in occasione delle ultime due rassegne iridate. Spesso al traguardo le chiedono se pensa ancora a quanto accaduto a Sochi nel 2014, e a quanto potrebbe accadere ai Giochi del 2018, e lei ammette che sì, ogni tanto le capita di ripensare a quanto accaduto, ma che in vista delle successive Olimpiadi … «non penso al futuro, vivo il presente giorno dopo giorno». Con questa serenità, Michela arriva alla stagione olimpica, dove sembra quasi insuperabile: nelle ultime sette gare disputate sale sempre sul podio, vincendo per ben quattro volte. In particolare, si aggiudica le due prove di coppa del mondo disputate a inizio febbraio a Feldberg, in Germania, e arriva così a PyeongChang con lo scomodo ruolo di atleta da battere.

Il giorno prima della sua gara va in scena la prova maschile (scarica il programma completo dei prossimi giorni in pdf). Dove, tra i favoriti, c’è anche il nostro Omar Visintin, una dei favoriti della vigilia che purtroppo esce durante gli ottavi di finale per colpa dello spagnolo Eguibar che, davanti a lui subito dopo la partenza, sbaglia un salto e cade sulla sua traiettoria, facendolo a sua volta cadere. Una pista davvero difficile questa di PyeongChang, pericolosa, con undici atleti fuori gara costretti ad andare in ospedale. «Ho visto la gara degli uomini e ho avuto paura», confessa Michela. «Ho pianto, ma poi sono stata a cena con la mia famiglia e ho dormito serena». Così, il giorno dopo, in gara Michela torna a essere convinta delle proprie chance, supera agevolmente le qualificazioni, il quarto di finale e la semifinale, e nella finalissima va a vincere la medaglia d’oro davanti alla francese Julia Pereira De Sousa Mabileau e alla campionessa uscente, la ceca Eva Samkova.

«Non ho parole. Ho iniziato a piangere appena ho tagliato il traguardo», ha raccontato ai cronisti poco dopo la vittoria. «Oggi è stato tutto perfetto, si realizza un sogno che mi ripaga di tutto». Poi, tra i suoi primi pensieri, torna subito la famiglia. «La dedica di questa medaglia va a loro, perché da loro è partito tutto. Li ho voluti tutti qui con me, a festeggiare o a piangere non aveva importanza, l’importante è che fossero tutti qui. Mia mamma, mia sorella che si è appena sposata e mi ha detto che il viaggio era impegnativo, che costava troppo. Ve lo pago io, le ho detto, ma dovete stare con me. Ed è stata una delle scelte più belle della mia vita».

 

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