Orlando: utilizzo limitato della carcerazione

Il guardasigilli parla delle misure allo studio del governo per ridurre il numero di detenuti in attesa di sentenza definitiva e il sovraffollamento delle carceri

«Bisogna vigilare sulla piena attuazione della normativa che prevede un limitato utilizzo della custodia cautelare, bisogna lavorare per avere rapidamente dei nuovi braccialetti elettronici per i quali il ministero degli Interni ha bandito una gara di cui si attende l’esito, e poi bisogna fare in modo tale che si realizzino dei centri nei quali la custodia cautelare per chi non ha residenza (parlo dei domiciliari) possa essere espletata, perché oggi spesso il magistrato non è in grado di dare i domiciliari, semplicemente perché il detenuto non ha domicilio. Queste sono le tre cose sulle quali stiamo lavorando e mi auguro che diano dei risultati». Così il ministro per la Giustizia Andrea Orlando illustra gli interventi allo studio del Governo per sanare una delle storture del sistema giudiziario italiano: l’elevato numero di detenuti in carcere in attesa di sentenza definitiva. Secondo il Rapporto sulle carceri in Europa, presentato nei giorni scorsi dal Consiglio d’Europa, l’Italia è fra i Paesi con la percentuale più alta, pari al 34,2% su una media di 25,4%. Peggio di noi fanno solo Danimarca (36,3%) e Albania (39,2%), anche se – continua il ministro – un lieve miglioramento c’è stato: «Devo dire che è vero che la percentuale è diminuita di pochissimo in questi tre anni, ma è diminuita su numeri assoluti che sono scesi significativamente. Quindi anche il numero dei detenuti in attesa di primo giudizio in termini assoluti è diminuito in modo consistente».

Intervenendo ieri, alla Camera di Commercio di Roma, alla presentazione dei risultati di uno studio sull’applicazione degli strumenti finanziari “Pay by Result” al mondo delle carceri, per l’innovazione dei programmi di reinserimento sociale e lavorativo dei detenuti, promosso da Human Foundation con la Fondazione Sviluppo e Crescita, il ministro ha ammesso che la situazione è ancora problematica anche sul fronte del sovraffollamento delle carceri: «un fenomeno che è ricorrente e che si ripropone», perché «non accennano ad attenuarsi le politiche, anche a livello europeo, a forte impronta securitaria. Secondo me andrebbero cambiate quelle politiche», ma al momento il problema va gestito «avendo due leve: quella del carcere e quella dell’esecuzione esterna rispetto al carcere”. Tra l’altro, ha aggiunto, «l’esecuzione penale esterna ha una capacità di abbattimento dei tassi di recidiva molto significativa” e l’applicazione di strumenti alternativi alla pena carceraria nell’ambito del sistema penitenziario minorile «abbiamo visto che ha prodotto elementi molto positivi». E siccome «è conveniente per la società avere un sistema di esecuzione della pena che abbassi significativamente i tassi di recidiva, se c’è questa convenienza si tratta di vedere quali sono gli elementi che sono in grado di produrre questi effetti».

il-ministro-della-giustizia-andrea-orlando-foto-ai-angelo-carconi-per-ansaParlando dell’impegno per la trasparenza e verificabilità del funzionamento delle diverse strutture del ministero della Giustizia, il guardasigilli ha ricordato che il lavoro è «iniziato sotto la spinta di una vicenda drammatica, che era il rischio di una condanna del nostro Paese per violazione dei diritti dell’uomo, sulla base di una sentenza della Corte di Strasburgo. E il primo viaggio che ho fatto a Strasburgo cercava di rassicurare la Corte dicendo che renderemo progressivamente verificabile il risanamento dei diversi penitenziari. L’applicativo sul numero dei detenuti e sul numero dei metri quadri (delle celle) nasceva da questo».

Quindi ha spiegato «Oggi ognuno può andare a vedere come funziona ogni singolo istituto, qual è esattamente il numero dei detenuti, quali attività si svolgono in quel carcere, il numero della polizia penitenziaria». Inoltre «per la prima volta abbiamo una mappa dell’andamento della giustizia civile del Paese, e potrete andare sul sito del ministero della Giustizia e valutare le performance tribunale per tribunale (…). Un terzo dei tribunali italiani sono al di sotto della media europea e non c’è un nesso di causa-effetto tra performance e numero di dipendenti e magistrati. Tra i peggiori dieci tribunali che ho visitato, sette sono a pieno organico. È un modo per mettere la PA davanti allo specchio». Anche la valutazione dell’operato dei magistrati – ha aggiunto – sarà legata a criteri più oggettivi.

Infine, il ministro ha sottolineato la coincidenza dell’approvazione – proprio ieri – da parte del Senato, della riforma del processo penale, che in tema di carceri prevede maggiori benefici per i detenuti con buona condotta, agevolazioni e tutele per le detenute madri, più opportunità di lavoro retribuito nel corso della detenzione e maggiore assistenza psichiatrica ai detenuti malati, l’esercizio dei diritti civili in carcere, l’integrazione dei detenuti stranieri, il rispetto del pluralismo e della libertà di culto religioso. Nel testo anche modifiche della prescrizione e una stretta sulle intercettazioni e maggiori pene per diversi reati, fra cui il voto di scambio. Il testo passa ora alla Camera per l’approvazione definitiva. Le misure che riguardano l’ordinamento penitenziario sono valutate con favore anche da chi contesta la riforma.

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