Il messaggio di pace da Palermo

Uno straordinario incontro, nel segno del Concilio, verso il sinodo del Mediterraneo in preparazione a Bari dal 19 al 23 febbraio.  Non è il Vangelo che cambia, ma siamo noi che cominciamo a comprenderlo meglio
Sbarco di migranti a Palermo AP Photo/Alessandro Fucarini

Recentemente si è svolta a Palermo l’assemblea pastorale dedicata al Concilio Vaticano II. La chiesa locale Palermo ha celebrato, il 25 e 26 gennaio, la sua fede e la sua vita. Tre le parole che la manifestano: la koinonia, la martyria, la diakonia.

Il vescovo Corrado Lorefice ha chiamato la chiesa di Palermo a fare comunione, nella memoria di papa Giovanni XXIII. Una memoria mite e sottomessa, disegnata dal Concilio convocato da papa Giovanni, che chiama tutti al discepolato della pace e dei poveri. La cattedrale ha radunato tanta gente e si è passati ad una nuova teologia che narra l’esperienza cristiana.

Ecco una lettura amica della storia, che sia capace di superare i conflitti e di fare del dialogo il vero stile cristiano. Non viene dimenticata la parola della pace: una pace disarmata, una pace senza armi.

Papa Giovanni pone il giudizio evangelico sulla guerra e sui suoi mezzi. Il giovedì santo del 1963 illumina il cuore di una chiesa che non dimentica il Vangelo e la pace. Dice Papa Giovanni: «è irrazionale pensare (alienum est a ratione) che la guerra possa risarcire i diritti violati». In un attimo vengono cancellati mille e cinquecento anni di giustificazione della guerra.

Papa Giovanni con il Concilio fa la pace, anzi il Concilio è la parola della chiesa che risponde alla guerra e alla sua cultura. Ecco il Concilio che fa la pace, che è la pace. Durante la crisi di Cuba, il papa fa suo il grido delle vittime, dei bambini e degli anziani. Non cerca dottrine né pensieri rigidi, ideologie e parole.

Ecco il Vangelo: non è il Vangelo che cambia, ma siamo noi che cominciamo a comprenderlo meglio e il Vangelo e la pace sono le armi dei veri discepoli del Signore. Dice Roncalli che «la pace e il Vangelo sono le nostre armi e le armi di tutti gli amici di Dio».

Ecco il sinodo che vive questo tempo di grazia, di comunione e di testimonianza. L’ascolto dei testimoni si è incarnato nella forza inerme. Biagio Conte e Chiara Amirante e Lina Morcos, la focolarina che è stata in Giordania e poi Siria: con il loro vissuto di testimoni hanno consegnato il loro futuro e hanno provato a camminare i passi di Dio.

In questo tempo la chiesa di Palermo narra e impara il Vangelo, essendo generato dalla comunione e alla comunione, per la forza dello spirito.

“Il Verbo si è fatto carne” dice il Vangelo di Giovanni, che Frere Christian traduce: ”e il Verbo si è fatto fratello.”

Ecco la santa assemblea che vive paternità e fraternità, che unisce e non divide. Abbiamo respirato il clima del discorso alla luna di papa Giovanni. Probabilmente sarà scritta una lettera alle Chiese del Mediterraneo, per sigillare con lo Spirito, che confessa e genera la comunione. Una lettera sulla pace, che fa della pace il cuore del discepolato.

Ecco la chiesa di Palermo, la sua vocazione alla pace e alla fraternità. Tutto è avvenuto nella gioia e nell’ascolto. Un clima di grande unità, dove nessuno è escluso e tutti sono accolti.

Viene il tempo di una nuova parola sulla pace. Papa Francesco ci indichi un nuovo pensiero sulla pace, per viverne l’annuncio: una pace che nasce da una vita, che è il Vangelo stesso.

La chiesa di Palermo è la chiesa della profezia, che permette una nuova coscienza del Vangelo. Non è il Vangelo che cambia, ma siamo noi che cominciamo a comprenderlo meglio. Sia ascoltata questa chiesa con la sua gioia, con il suo Vangelo.

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