Come sono sopravvissuta alla bomba atomica

Masako Wada promuove campagne per sensibilizzare i governi e l'opinione pubblica perché non si ripetano più conflitti apocalittici. Riproponiamo l'intervista realizzata nel corso della sua partecipazione al simposio in Vaticano per il disarmo integrale voluto dal papa nel 2017.

Hibakusha significa sopravvissuta. Masako Wada lo è. La incontro nella terrazza dell’hotel “Il Cantico” di Roma con alle spalle la magnifica veduta della cupola di San Pietro, in una mattinata assolata prima della pioggia pomeridiana. È una signora gentile, minuta, i capelli corti, scuri. Sembra in buona salute nonostante sia appena arrivata da un lungo viaggio proveniente dal Giappone. La tradisce, segno di stanchezza, un particolare pallore del viso.

È a Roma per portare la sua testimonianza nel simposio internazionale voluto dal Vaticano dal titolo “Prospettive per un mondo libero dalle armi nucleari e per un disarmo integrale”. Oggi ha 74 anni. Il 9 agosto del 1945 quando gli americani sganciavano la bomba atomica su Nagasaki, aveva solo 22 mesi. La sua casa era a 3 chilometri dall’epicentro dell’esplosione. Si salvò perché in giardino per giocare faceva troppo caldo e la mamma la chiamò per rientrare a casa. Nulla, in confronto, al calore, al fuoco, alla devastazione che avrebbero cancellato in pochi attimi 130 mila persone e l’intero paesaggio circostante.

Masako Wada ora gira il mondo per promuovere una campagna per l’eliminazione delle armi nucleari promossa da tutti gli Hibakusha che ha già raccolto 5 milioni di firme.

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Il Giappone è sorvolato dai missili nucleari sperimentali della Nord Corea. Che ne pensa?
Sono preoccupata e ho paura. L’unica soluzione è il dialogo perché ogni tipo di pressione mediatica, politica, militare non può che avere effetti negativi. Devono cominciare a parlarsi. Il Trattato per bandire le armi nucleari approvato il 7 luglio da 122 Paesi alla Conferenza dell’Onu prevede anche di far crescere una nuova coscienza pubblica che ognuno deve avere per il bene di tutta l’umanità. Non si può pensare solo ai benefici per il proprio Paese, ma a quelli di tutto il pianeta, di tutta la razza umana. Non è una questione che riguarda solo il Nord Corea e gli Usa perché se faranno uso di armi nucleari ci saranno conseguenze per molti Stati. Non penso che Trump e Kim si rendano perfettamente conto di quali effetti produca una bomba atomica e dovrebbero visitare Hiroshima e Nagasaki.

La gente comune in Giappone si sente minacciata?
Siamo molto preoccupati anche perché sono passati 72 anni da quando per la prima volta è stata usata la bomba atomica e c’è molta gente che non comprende più che tipo di tragedia sia accaduta, per cui noi Hibakusha dobbiamo sensibilizzare anche il nostro governo giapponese. Conosciamo tanti giovani parlamentari che non sanno nulla del fatto che noi sopravvissuti siamo stati abbandonati dopo lo scoppio della bomba atomica.

Perché è a Roma. Che messaggio vuole dare al mondo?
Siamo molto incoraggiati, sostenuti e grati per l’iniziativa del papa per il disarmo nucleare. Quando ero piccola non ero conscia di tutto ciò che era accaduto e mentre frequentavo l’università sono diventata cristiana della chiesa presbiteriana e questo mi ha aiutato a capire che ero una sopravvissuta. Per me, oggi, la pace è possibile solo in Gesù.

 

 

 

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