Maria Voce, un angelo di speranza e di unità

Un editorialista del quotidiano The Philippine Star commenta il viaggio in Asia di Maria Voce e il contributo che il Movimento dei focolari può dare al Paese. Riportiamo il testo dell'articolo.
Primo anno da presidente

Maria Voce, la nuova presidente del Movimento dei focolari succeduta a Chiara Lubich, è arrivata nelle Filippine domenica scorsa, portando con sé lo spirito di unità e di speranza tipico del Movimento che già raggiunge oltre 180 Paesi in tutto il mondo.

 

Conosciuta anche come Emmaus, nome datole da Chiara Lubich, Maria Voce è accompagnata dal co-presidente Giancarlo Faletti, insieme al quale visiterà le comunità locali del Movimento. Rimarrà fino al 31 gennaio, e il 28 interverrà al secondo Congresso nazionale del clero organizzato dalla Conferenza episcopale filippina.

 

Durante la sua visita in Asia Maria Voce ha incontrato numerosi gruppi laici ed ecumenici: una delegazione di parlamentari a Seul, in Corea; 5000 aderenti al Rissho Kosei-kai, Movimento buddhista giapponese; ha partecipato al simposio cristiano-buddhista sul tema “L’agape cristiana nel mondo contemporaneo” e incontrato i monaci buddhisti della Mahachulalongkorn University a Chiang Mai, in Thailandia.

 

L’importanza del suo viaggio in Asia è sottolineata dalla benedizione ricevuta dal papa Benedetto XVI tramite la lettera firmata dal segretario di Stato, il cardinale Tarcisio Bertone. Benedizione che – si legge nella lettera – viene estesa alle comunità dei Paesi visitati, particolarmente cari al pontefice.

 

Oltre all’ideale dell’unità, le intuizioni di Chiara Lubich – in particolare l’Economia di Comunione (EdC) e il Movimento politico per l’unità (Mppu) – possono rappresentare una soluzione ai problemi più seri del nostro Paese, tra cui la povertà, la disparità dei redditi, una società divisa e una democrazia in difficoltà.

 

L’EdC è stata proposta da Benedetto XVI come nuovo paradigma economico nella recente enciclica Caritas in Veritate. L’EdC promuove un passaggio dalla cultura dell’avere a quella del dare e della condivisione. Per le Filippine – che da tempo camminano sull’orlo del precipizio, col rischio di cadere nel baratro di violenti scontri sociali – l’EdC offre la soluzione perché chi ha e chi non ha possano unirsi per superare queste tensioni.

 

Abbiamo imparato dalla storia come le élites francesi, russe e cinesi abbiano sofferto in seguito alle rivoluzioni che la loro stessa indifferenza al dramma della povertà avevano provocato. Le élite sagge e illuminate dovrebbero sollevare i settori più disagiati della società prima che questi le trascinino verso il basso. L’EdC offre la possibilità di scongiurare questa minaccia.

 

Il Mppu sta guadagnando aderenti in molti Paesi per la sua efficacia nel promuovere il superamento delle divisioni tra partiti per essere al servizio di un bene più grande. L’idea su cui si basa è che la politica, se vissuta nel modo giusto, sia una delle imprese più nobili che una persona può intraprendere e una via per raggiungere la santità. In un Paese in cui alle urne ci sentiamo spesso ridotti a scegliere il male minore, il Mppu offre un modello per trasformare politici che guardano soltanto al proprio interesse in veri servitori della comunità.

 

La maniera in cui accogliamo coloro che possono potenzialmente ferirci e coloro che possono davvero farci del bene è un buon indicatore di come le Filippine siano ancora lontane dall’emancipazione politica ed economica. Basta confrontare la reazione alla visita del segretario di Stato americano Hillary Clinton lo scorso anno con quella all’arrivo di persone come Maria Voce.

 

La visita della Clinton è stata interamente basata sui programmi americani per l’isola di Mindanao, sventati quando l’accordo su cui erano basati venne bloccato perché incostituzionale. Sebbene gli Usa non lo ammettano, i loro piani porteranno alla balcanizzazione di Mindanao, isola di cui gli Stati Uniti hanno disperatamente bisogno in vista di un possibile scontro con la Cina e del controllo delle fonti di energia nel Mar cinese meridionale. Ma abbiamo festeggiato l’arrivo della Clinton come quello di un eroe, e non di qualcuno che stava favorendo la disgregazione del territorio filippino ed esponendolo al rischio di attacchi in caso di un conflitto tra Cina e Usa.

 

Siamo un popolo che cerca disperatamente la salvezza. Ma il principale ostacolo nel trovarla è la nostra mentalità, non la mancanza di persone che possono e vogliono aiutarci. Festeggiamo coloro che vogliono renderci schiavi, e ci lasciamo sfuggire coloro che possono liberarci.

 

 

(traduzione di Chiara Andreola)

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