Maria, un ponte

La fraternità tra cristiani e musulmani nasce attorno alla figura della madre di Gesù. Su "Al Madina Al Jadida", la "Città nuova" del Libano.

L’immagine è fuori dal comune, ed alcuni la trovano commovente. In  fondo alla cappella dell’università di Notre-Dame di Jamhour, dei padri gesuiti, situata nella periferia di Beirut in Libano, si scorgono dei copri-capo che non si usano in questi luoghi: il turbante rosso e bianco di uno sceicco e la calotta nera di un curato, venuti per celebrare l’amicizia cristiano-musulmana.

 

È, infatti, il terzo anno consecutivo che si celebra insieme la festa dell’Annunciazione, invitando musulmani e cristiani ad una cerimonia comune, poiché le due religioni praticano il culto di Maria Vergine.

La celebrazione ha avuto una solennità particolare per la presenza di tre rappresentanti dello Stato – il ministro Ibrahim Shamseddine, Michel Eddé, presidente dei maroniti nel mondo, Amr Khaled, un predicatore musulmano egiziano – e per il contributo di Salim Ghazal, presidente della commissione episcopale per il dialogo islamo-cristiano.

 

I vari interventi hanno sottolineato la fraternità che nasce dalla figura unificatrice di Maria Vergine. Varie preghiere si sono alzate al cielo attraverso salmi, canti, discorsi, contributi audiovisivi. Il momento più simbolico della serata è certamente stata la preghiera comune a Maria, elevata ad una sola voce da parte di quattordici rappresentanti delle diverse religioni presenti in Libano. I molti canti cristiani e musulmani e la lettura della versione coranica dell’Annunciazione hanno ricordato ai partecipanti l’ambiente musicale che regna nel Libano delle religioni.

La terza edizione dell’incontro islamo-cristiano è avvenuto in un Paese caratterizzato da grandi tensioni religiose. Ufficializzato da un decreto ministeriale, raccoglie, attorno alla figura di Maria, tutto il mondo religioso libanese e mette in luce sia le differenze, sia ciò che si ha in comune tra le varie religioni.

Ben si adattano a questa occasione le parole di Giovanni Paolo II: «Il Libano è più di un Paese, è un messaggio». Un messaggio di dialogo e di pace in un Medio Oriente lacerato dalle divisioni.

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