Mare nostrum

Il mar Mediterraneo visto come luogo di incontro tra culture diverse: una suggestione fatta propria dall'associazione Arcobaleno, promotrice di un percorso interculturale tra le due sponde del nostro mare
mediterraneo

Mare nostrum. Così chiamavano il Mediterraneo gli antichi Romani, con un’indubbia affermazione di dominio, tanto vasto e potente era l’impero dei Cesari. C’è un altro significato però che possiamo rinvenire nell’espressione “mare nostrum”: l’idea che i popoli affacciati sulle sue sponde partecipino ad un medesimo cammino di civiltà, e che le numerose culture fiorite al crocevia di Europa, Africa ed Asia ne condividano i destini. Il mare diviene così il luogo dell’incontro e l’accezione “possessiva” del termine lascia spazio all’intuizione di un patrimonio comune, al riconoscimento dell’altro come compagno di una sorte condivisa.
 
Quest’ultima suggestione, insieme ai grandi mutamenti sociali e politici avvenuti recentemente sulla riva Meridionale e Orientale del Mediterraneo, sta al cuore dell’iniziativa promossa dall’associazione Arcobaleno di Milano, significativamente battezzata “Mare nostrum. Un percorso interculturale tra le due sponde del Mediterraneo”, un ciclo di incontri avviato nel dicembre scorso e conclusosi sabato 23 aprile, con una tavola rotonda animata dalle voci di giovani provenienti dalle diverse parti del Mediterraneo.
 
L’iniziativa rientra tra le numerose attività dell’associazione Arcobaleno, che da tempo opera sul territorio milanese nel sostegno agli immigrati. Accanto alla scuola di lingua italiana, al banco alimentare, alla consulenza per la ricerca di occupazione, ai corsi per una prima professionalizzazione, da alcuni anni l’Associazione organizza dei seminari di riflessione sulla società multiculturale.
 
“Laboratorio” è forse il termine più appropriato per rendere il carattere dei seminari. Attraverso l’approfondimento dei temi legati alla presenza multiculturale, la discussione e l’ascolto delle esperienze, i partecipanti sono invitati a costruire insieme il nuovo spazio pubblico, ove sia possibile l’incontro e il riconoscimento reciproco, indipendentemente dalle origini di ognuno. Un’occasione, insomma, per sperimentare un aggiornato modello di cittadinanza, che le nostre istituzioni tardano a recepire, ma che l’evoluzione delle società odierne impone con urgenza.
 
Ogni anno, dall’autunno alla primavera successiva, il laboratorio affronta un itinerario intorno a momenti rilevanti dell’attualità. L’edizione appena conclusa, Mare nostrum, ha voluto declinare l’impegno ormai consueto nella comprensione dei recenti fenomeni di trasformazione politica nei paesi arabi del Mediterraneo. Lo ha fatto muovendosi secondo tre linee direttrici, che hanno ispirato i quattro appuntamenti in cui si è articolato il seminario.

Nella prima serata si è posto in esercizio lo sguardo interculturale: un atteggiamento che consente di scorgere la trama della somiglianza nei tessuti differenti delle molteplici culture presenti lungo le sponde del Mediterraneo.

La tappa successiva ha cercato di chiarire il ruolo delle potenze europee nei confronti dei paesi africani e mediorientali, dove regimi autoritari e povertà non lasciano alternativa all’emigrazione: l’essenziale funzione della conoscenza, dunque, quale condizione necessaria del riconoscimento della responsabilità e primo momento del cambiamento.

Gli ultimi due incontri hanno privilegiato il valore della testimonianza e della storia vissuta. La voce dei testimoni ha ricondotto la cronaca degli eventi storici e le vicende altrui, apparentemente distanti, alla dimensione personale e prossima delle gioie e dei lutti, della rassegnazione e della speranza.

Un’immagine, accompagnata da un’esortazione, potrebbe sintetizzare l’esperienza fatta presso l’associazione Arcobaleno da un pubblico giovane, attivo, appassionato. La figura è quella del viaggiatore che guadagna nuovi porti, serba memoria di rotte e provenienze, apprende a metterle in relazione sulla mappa, e al ritorno sa di abitare terre più vaste di quelle abbracciate dal suo sguardo; l’invito che possiamo leggervi è “ad attraversare il mare”: un transito oltre le identità stabilite, non per negarle, quanto per ricollocarle in una più ricca e complessa geografia interiore, specchio di ciò che, forse, sarà la città a venire.
 
 
 
        
 
 
 

I più letti della settimana

Chiara D’Urbano nella APP di CN

La forte fede degli atei

Mediterraneo di fraternità

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons