Manovra, tagli di spesa e nuove entrate

Evitata, per ora, la procedura d’infrazione da parte della Commissione Europea. Correzioni blindate in Parlamento.

Il Blog delle stelle posta una foto rassicurante del presidente del Consiglio Giuseppe Conte per sottolineare l’importanza del messaggio alla vigilia del Natale 2018: «Abbiamo evitato la procedura d’infrazione da parte della Commissione europea».

La voce ufficiale del M5S al governo pubblica il testo integrale della lettera inviata il 19 dicembre a Conte da Juncker, Dombrovskis e Moscovici, in cui si dicono soddisfatti degli emendamenti proposti dal governo «relativamente al progetto di bilancio 2019 dell’Italia» e «che il Parlamento italiano dovrà votare prima della fine di quest’anno».

Parliamo, quindi, di un testo blindatissimo dato che, oltre i toni cortesi, solo tale adempimento «permetterebbe alla Commissione europea di non raccomandare l’avvio di una procedura per disavanzo eccessivo a questo stadio», precisando comunque che la stessa «Commissione europea continuerà a seguire l’andamento del bilancio in Italia, ed in particolare l’esecuzione del bilancio 2019, nel contesto del semestre europeo per il coordinamento delle politiche economiche».

La lunga e serrata trattativa condotta assieme al ministro dell’economia Giovanni Tria, permette a Conte di potersi dire «orgoglioso di aver rappresentato, a nome di tutto il Governo, quel desiderio di cambiamento che gli italiani hanno espresso in maniera inequivocabile con il proprio voto, nel totale rispetto della casa europea alla quale apparteniamo».

Bisogna capire, data questa stretta sorveglianza, come verranno applicate, passando la dotazione da 16 a 12 miliardi di euro, le due riforme simbolo (pensioni e reddito di cittadinanza) della maggioranza governativa che dovrebbero comunque partire il primo aprile 2019.

L’apertura della procedura per debito eccessivo è, quindi, solo scongiurata al momento, grazie a 10 miliardi di tagli nel 2019 (di cui 4,2 sugli investimenti). A garanzia degli impegni relativi, successivi al 2019, il governo ha riconosciuto clausole che prevedono aumenti automatici delle aliquote Iva dal 2020 al 2022 in caso di mancanza di soluzioni alternative. Aumenti Iva per 23 miliardi nel 2020 e quasi 29 (28,75) nel 2021 e nel 2022. Cifre enormi, ma scongiurate dalle dichiarazioni rassicuranti della maggioranza, a cominciare dal ministro del Lavoro e Sviluppo economico Luigi di Maio.

La tabella governativa, allegata alla corrispondenza tra Roma e Bruxelles, mette in evidenza numeri significativi, come ad esempio, i 450 milioni di euro previsti in entrata dalla stretta fiscale sull’azzardo e 950 milioni dalla dismissione degli immobili statali.

Si tagliano anche 800 milioni dal Fondo di coesione, previsto per la riduzione degli squilibri socio-economici territoriali, ma ogni voce meriterebbe una seria analisi.

Ad esempio, come fa notare, tra l’altro Avvenire, viene penalizzato il settore del non profit, che non potrà più contare sullo sconto del 50% sull’Ires, l’imposta sui redditi delle società.

Ma i tempi per un vero dibattito non ci sono, dato che il voto finale delle Camere sulla manovra, emendata dall’accordo con Bruxelles, deve arrivare per fine anno, se non prima.

Duro l’ex presidente del Consiglio Paolo Gentiloni che su Twitter parla della prima volta di «una legge di bilancio italiana varata a Bruxelles» grazie a «sovranisti senza sovranità».

L’attuale presidente del consiglio Conte, invece, riferendo al Senato, afferma che «l’azione di Governo può adesso proseguire a ritmo pieno, senza gli effetti pregiudizievoli che una procedura di infrazione avrebbe comportato per l’esercizio delle prerogative di politica economica che legittimamente spettano a un Governo che voglia realizzare un significativo cambiamento nell’ambito della vita politica, economica e sociale del Paese».

 

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