Maggio nel segno della felicità

A Napoli la XXV edizione del “Maggio dei Monumenti” è dedicata a Gaetano Filangieri, tra i massimi giuristi del ‘700, teorico della “felicità pubblica”
ANSA/CESARE ABBATE

Nel mese in cui l’offerta culturale e artistica di Napoli raggiunge uno dei suoi punti più alti, la XXV edizione del “Maggio dei Monumenti” celebra il diritto alla felicità, come l’aveva richiesta e teorizzata Gaetano Filangieri (1753-1788). Il giurista e filosofo napoletano, figura di primo piano in Europa nella seconda metà del Settecento, nell’opera La Scienza della Legislazione auspicava una riforma radicale degli Stati che consentisse di realizzare una migliore distribuzione delle ricchezze, maggiore benessere e una “pubblica felicità”. Quanto mai attuale questo anelito in una città sempre sospesa tra degrado e rinascita, umiliazione e voglia di riscatto, oscurità e bellezza. In questi giorni migliaia di turisti e cittadini affollano nel capoluogo campano un programma ricchissimo di eventi, reading, concerti, spettacoli e mostre, frutto di una collaborazione tra enti pubblici e associazioni private (il programma dettagliato su www.comune.napoli.it/maggiodeimonumenti2019). A questa manifestazione ormai pluridecennale il decano della street art, Ernest Pignon-Ernest, ha dedicato l’immagine simbolo di tutta la kermesse, insieme ad una campagna anti-imbrattamento e per la tutela del patrimonio artistico, perché «un muro imbrattato – afferma – è un volto ferito».

Nata nel 1995, dopo il successo della precedente manifestazione “Monumenti porte aperte” uscita dalla fervida passione di Mirella Barracco, fondatrice della Fondazione Napoli Novantanove (in ricordo della rivoluzione napoletana del 1799), “Maggio dei monumenti” da 25 anni rappresenta per tutti i napoletani una grande occasione per riappropriarsi dei luoghi e delle tradizioni della città, anche come opportunità di sviluppo e di richiamo turistico, e sempre con straordinario successo di pubblico.

Anche perché della precedente manifestazione ha conservato il sistema di “adozione” dei monumenti da parte degli studenti, che li presidiano, ne raccontano al pubblico le origini e la storia, confermando la vocazione della scuola alla conoscenza e alla tutela del territorio, dell’ambiente e della comunità circostante. Un modello educativo che non è mai venuto meno, e che dal 1993 si è allargato in molte altre città dal nord al sud del Paese, regalando a Napoli un primato, questa volta positivo.

Tutto il programma trasuda di “felicità”. Non solo gli eventi sul tema, come la mostra bibliografica “Il diritto alla felicità. La stagione delle riforme” nel Regno di Napoli, visitabile alla Biblioteca Nazionale; o quella didattica e documentaria “Gaetano Filangieri.

Lo Stato secondo ragione” nel Maschio Angioino; o ancora la minirassegna teatrale “I Colori della Felicità” con spettacoli tratti da classici della letteratura nel Chiostro del Convento di San Domenico Maggiore; o la lettura teatralizzata “Voglio essere felice” a cura dell’Università degli Studi di Napoli Federico II; o come le lezioni nelle scuole, gli appuntamenti al Museo di Capodimonte e i concerti di musica del Settecento. Perché la felicità è anche danza: nel fine settimana del 18 e 19 maggio approderà per la prima volta a Napoli “On Dance – Accendiamo la Danza”, la grande festa organizzata dalla star internazionale del balletto Roberto Bolle. Una due giorni imperdibile per gli appassionati, con eventi gratuiti pensati e voluti per il capoluogo campano, che ha sempre dimostrato grande affetto per l’étoile. E naturalmente musica e teatro, ad esempio con la rassegna “Tutto il mondo è palcoscenico” dedicata a William Shakespeare, con la direzione artistica di Gianmarco Cesario.

Una buona occasione per visitare Napoli a maggio, vista anche la concomitante presenza di grandi mostre che durante i recenti giorni di festa hanno registrato un afflusso record di turisti, in fila per gustare le Tre grazie, Amore e Psiche, la Pace (aggiunta da pochi giorni) e altre 110 grandi opere di Antonio Canova in mostra al Museo Archeologico Nazionale (www.museoarcheologiconapoli.it); i sei capolavori di Caravaggio in mostra al Museo di Capodimonte (e le “sette opere” al Pio Monte della Misericordia), che raccontano gli anni della presenza di Merisi a Napoli tra il 1606 e il 1610, poco prima della sua morte (www.museocapodimonte.beniculturali.it); le oltre 150 opere del pittore russo Marc Chagall presenti nella Basilica della Pietrasanta – Lapis Museum per “Chagall.

Sogno d’amore” (www.arthemisia.it/it/chagall-sogno-damore); e tante altre esposizioni mirate, alcune anche gratuite – come “Il corpo dell’idea” a Palazzo Reale, con scritti originali autografi di Giacomo Leopardi e Giambattista Vico – che dimostrano la vivacità culturale di una città che ha sempre molte proposte da offrire. Peccato perderle.

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