Madre Teresa, piccola grande santa

Domenica prossima in piazza San Pietro la canonizzazione, a 19 anni esatti dalla morte, nel cuore del Giubileo della misericordia. La riflessione di papa Francesco sulla Chiesa che "non è una ong", e le parole con cui vivere questo evento: preghiera, carità, misericordia, famiglia e giovani
Madre Teresa

Il papa, nella prefazione ad un piccolo libro di scritti inediti di Madre Teresa, coglie subito il mistero di questa straordinaria santa del nostro tempo. Scrive: «C’è un'espressione di Madre Teresa, che vorrei facesse da sfondo alla mia riflessione: "Noi non siamo una ong. Le ong lavorano per un progetto; noi lavoriamo per qualcuno". Perciò anche io ripeto che la Chiesa non è mai una ong, perché lavora per Cristo e per i poveri nei quali vive Cristo, che ci tende la mano, invoca aiuto, chiede il nostro sguardo misericordioso, la nostra tenerezza».

 

Già nel primo incontro con i movimenti, nel maggio 2013, papa Francesco aveva usato la formula "la Chiesa non è una ong". Noi sappiamo che le ong, in via di principio, cercano di fare il bene, di servire le società, i grandi e piccoli processi sociali e politici, certo con i loro limiti, ma anche con un indirizzo solidarista, che può essere apprezzato da molti. Madre Teresa dice che le ong lavorano per un progetto, mentre la Chiesa, noi, lavoriamo per qualcuno, che è Gesù e i poveri. Per il progetto si raccolgono fondi, si creano rapporti, si cercano sostegni, si mobilitano risorse ed energie. La Chiesa lavora per Cristo e per i poveri, nei quali vive Cristo. Per questo la Chiesa è dei poveri, perché è di Cristo.

 

Quando papa Roncalli disse: «Oggi più che mai, di fronte ai Paesi sottosviluppati, la Chiesa è e vuole essere la Chiesa di tutti e in particolare la Chiesa dei poveri», egli voleva narrare il mistero di Cristo nei poveri e il mistero di una Chiesa nella quale i poveri abitano e sono accolti e amati. Dunque la misura visibile della povertà di Cristo, «che da ricco che era si è fatto povero per arricchirci con la sua povertà», avviene nei poveri, che non sono oggetti da scartare, ma la carne di Cristo da amare. Oggi Madre Teresa, accogliendo e curando i moribondi lungo le strade e le periferie di Calcutta e del Sud del mondo, lungo le periferie tragiche di ogni continente, ha reso visibile nella sua povertà il mistero di guarigione e di consolazione di Gesu. Nei poveri vive Cristo ed egli dona all'umanità sofferente la sua tenerezza e misericordia.

 

Nella compagnia degli agonizzanti essa confessa la compagnia povera e crocifissa del Signore risorto. Se la Chiesa fosse una ong, sarebbe dentro un agire politico, anche se positivo, mentre al centro della Chiesa ci sono gli agonizzanti del mondo, coloro che narrano la carne di Cristo, non coloro che chiedono il consenso dal potere. Allora i poveri evangelizzano, essendo stati evangelizzati dal Signore. Papa Francesco dice che il Signore vuole una Chiesa povera e dei poveri, dove la povertà della Chiesa e dei poveri ha il suo fondamento nella povertà di Cristo. Si esce dalla logica del potere per immergersi nel mistero dello svuotamento della kenosis di Gesu.

 

Madre Teresa ha vissuto per molta parte della sua vita l’esperienza della incredulità, della aridità della notte, del silenzio di Dio, della parola che si fa silenzio: «Nella mia anima sperimento proprio quella terribile sofferenza dell’assenza di Dio, che Dio non mi voglia, che Dio sia Dio, che Dio non esista veramente… Ho cominciato ad amare le mie tenebre, perché credo che siano una piccola parte delle tenebre di Gesù e della sua pena sulla terra». Bisognerebbe studiare di più la vita spirituale di Madre Teresa, e la vita spesa nell'agonia degli agonizzanti, ogni giorno, tutti i giorni, sempre, comporta uno svuotamento di dolore e di misericordia che tocca il mistero spirituale della vita di questa piccola grande santa. Essa ci ha consegnato le tenebre di Dio, l’abbandono di Gesù, in questo essa sta al centro del cuore di Gesù abbandonato, vive davvero quello che Dio vive nei poveri: la debolezza,  l’impotenza, la fragilità.

 

Se la Chiesa diventasse una ong si mondanizzerebbe, cercherebbe il consenso del mondo, mettendosi in cerca dell’oro e dell’argento, di quella ricchezza che molti di noi chiedono, per usare mezzi efficaci ed efficienti in grado di costruire il mondo. Papa Francesco ci consegna cinque parole per entrare nel mistero della santità di Madre Teresa: «Preghiera, carità, misericordia, famiglia e giovani». Ecco, parole forti anche nella vita e nel cuore di papa Francesco. Certo che nell’Anno giubilare della misericordia, Matteo 25, con il giudizio finale, rappresenta la pagina delle pagine per misurare la nostra sequela del Signore e la sequela delle nostre Chiese.

 

Madre Teresa, con la compagnia degli agonizzanti, con l’incontro fisico con i poveri, narra Gesù nel più piccolo dei fratelli e rende visibile la misericordia di Dio e il volto di questa misericordia, che è  Gesù. Ecco i piccoli come misura di questa misericordia. E la preghiera è la fonte e il culmine della Chiesa dei poveri. L’Eucarestia è la mensa di Gesù, è la mensa dei poveri. Nessuna pastorale del consenso e del potere, nessuna scelta di una Chiesa ricca per servire i poveri abilitata a cercare il successo del mondo. La Chiesa dei poveri vive di mezzi poveri, che  sono i mezzi di Dio, i mezzi che Dio sceglie.   

 

Da papa Giovanni a Madre Teresa, per arrivare a papa Francesco. Tutto ci è dato per vivere questo Giubileo della misericordia, non secondo il nostro interesse religioso, ma imparando da Gesù “che è mite e umile di cuore”. Davvero il vangelo sine glossa, il vangelo e nient’altro. Questo ci viene chiesto dai poveri. Questo ci viene donato dai poveri.  Questo è il mistero di Madre Teresa.

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