L’Ue verso la riforma del diritto d’autore

Il Parlamento europeo ha approvato la nuova direttiva che proteggerebbe autori ed editori dallo strapotere dei colossi del web

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Ci sono voluti oltre due anni e mezzo di negoziazione tra la Commissione europea, il Parlamento europeo e gli Stati membri dell’Unione europea (Ue), nonché fortissime pressioni da parte di gruppi d’interesse pro e contro, per arrivare alla nuova direttiva sul diritto d’autore che il Parlamento europeo ha approvato con 348 voti a favore e 247 contrari.

Era il 14 settembre 2016 quando, in linea con la strategia del mercato unico digitale, la Commissione europea aveva presentato un pacchetto legislativo per la modernizzazione delle norme sul diritto d’autore dell’Ue, compresa una nuova direttiva sul diritto d’autore nel mercato unico digitale.

Il 20 febbraio 2019, i negoziatori degli Stati membri hanno approvato il testo della direttiva, ma l’Italia, la Polonia, il Lussemburgo, i Paesi Bassi e la Finlandia hanno votato contro e hanno rilasciato una dichiarazione congiunta nella quale sottolineavano che si oppongono al compromesso. Ora la direttiva deve essere approvata dal Consiglio dei ministri dell’Ue e, poi, toccherà ai vari Stati membri recepirla attraverso l’approvazione di leggi nazionali.

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Il fulcro della riforma risiede nel fatto che le grandi società informatiche dovranno negoziare accordi di licenza con i titolari dei diritti (case discografiche e cinematografiche, società di gestione collettiva, media companies, ecc.) per pubblicare i loro contenuti su siti come Facebook, YouTube e Google News. Inoltre, i giganti della Silicon Valley saranno anche tenuti a monitorare i propri siti per verificare eventuali contenuti che violano il diritto d’autore e di rimuovere quelli che rientrano in tali accordi di licenza.

Inoltre, autori, cantautori, registi, attori, musicisti, sceneggiatori potranno chiedere una compensazione per l’utilizzo dei propri lavori, grazie all’introduzione nella direttiva di un principio di remunerazione adeguata e proporzionata ai ricavi generati dal loro materiale, rispetto a un tasso forfettario.

Antonio Tajani, presidente del Parlamento europeo, ritiene che questa direttiva «protegge la cultura e creatività europea mettendo fine al far-west digitale. Le nuove regole sul copyright difendono il lavoro di autori, giornalisti, designer e di tutti gli artisti, musicisti, commediografi, scrittori e stilisti europei».

Mariya Gabriel, commissaria europea per il mercato digitale, sostiene che «la nuova direttiva permetterà di adeguare il diritto d’autore al XXI secolo, […] a vantaggio di autori, interpreti, giornalisti, editori, produttori di film e di musica».

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Coloro che si oppongono alla riforma temono che la libertà di espressione possa essere limitata a causa del sistema di riconoscimento dei contenuti che le piattaforme utilizzano per rimuovere contenuti illegali o che violano il diritto d’autore. In particolare, l’eurodeputata Julia Reda, membro del Partito Pirata e dell’alleanza dei Verdi all’assemblea di Strasburgo, teme per la libertà di Internet, poiché «gli algoritmi non possono distinguere tra effettive violazioni del diritto d’autore e il riutilizzo perfettamente legale dei contenuti per scopi come la parodia». Quanti sono contrari alla riforma promettono di dare battaglia a livello nazionale, quando ciascun Parlamento dovrà approvare una legge di applicazione.

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