Lodi: il web dalla parte dei bambini

90 mila euro raccolti in poche ore dai social per aiutare i bambini stranieri discriminati nelle mense. È proprio una buona notizia: quando vuole il web funziona eccome!

I fatti sono agli onori delle cronache da qualche giorno: per alcuni cavilli burocratici inseriti in una delibera emessa recentemente dall’amministrazione comunale di Lodi, la maggioranza degli studenti stranieri, non potendo usufruire di tariffe agevolate come i compagni italiani e non potendo sostenere il costo pieno della tariffa della mensa, sono stati di fatto costretti a mangiare, in sede separata (come prevede la normativa) il “pasto da casa”.

Si tratta di figli di famiglie di immigrati regolari che si sono di fatto trovati nella situazione di non poter produrre in tempo utile la documentazione richiesta, scivolando così nella tariffa piena di mensa e servizio autobus, che data la loro situazione non riescono però a sostenere.

Per l’anno scolastico 2018-2019, infatti, i genitori nati fuori dall’Unione Europea devono presentare una ulteriore documentazione che attesti la loro nullatenenza nel paese di origine, con la paradossale e alquanto insolita richiesta, quindi, di certificare l’assenza di beni in patria.

Nei mesi scorsi molti genitori si sono attivati con i loro paesi d’origine per ottenere i certificati richiesti, ma (e a chi ha avuto a che fare con la burocrazia di certi paesi non suonerà per nulla strano) molti hanno scoperto che questo tipo di documenti, se non del tutto impossibile, sono per lo meno molto difficili da ottenere. In molti paesi, come ben è noto anche all’Agenzia delle Entrate, non esiste per esempio un catasto. I documenti, faticosamente ottenuti, sono poi stati passati sotto irrituali criteri molto stringenti. Così Hajat, una donna del Marocco, dopo diversi viaggi nel suo paese per ottenere i documenti che certificavano la nullatenenza del suo nucleo famigliare in patria, una volta presentati se li è visti respingere senza comprenderne la motivazione.

La situazione di Lecco è venuta alla ribalta delle cronache attraverso un approfondito servizio di Piazzapulita andato in onda su LA7, a cui è seguito, come ormai consuetudine ai giorni d’oggi, il montare della protesta e dell’indignazione di tanti sul web, ed in particolare sui social, che hanno accusato la giunta di Lodi di aver volutamente ingarbugliato la burocrazia per estromettere i bambini dalla mensa.

Indignazione che però non è rimasta solo libero sfogo sui social, ma che ha trovato presto una sua concretizzazione nel desiderio espresso da alcuni utenti (che poi si è allargato a macchia d’olio a colpi di like e retweet per tutta Italia) di contribuire di tasca propria per pagare la differenza della retta per i bambini stranieri costretti a mangiare “divisi” dai loro compagni italiani.

La raccolta fondi, iniziata in modo spontaneo, è stata subito indirizzata verso il comitato “Coordinamento Uguali Doveri”, nato a settembre da diverse realtà, tra cui la Caritas di Lodi, proprio per far fronte all’ingiustizia ravvisata nell’inasprimento della burocrazia che ha coinvolto le famiglie straniere.

Con #ColmiamoLaDifferenza nel giro di poche ore sono stati raccolti oltre 90 mila euro, costringendo il comitato a chiedere nella giornata di domenica di sospendere le donazioni, nella speranza che quanto raccolto possa bastare per i prossimi mesi e che non sia necessario lanciare un nuovo appello grazie al ricorso intrapreso contro la normativa introdotta dall’amministrazione comunale.

Ancora una volta il web si è dimostrato per quello che è realmente: non uno strumento, ma una rete fatta da noi, fatta di persone. È che siamo noi a renderla un posto “abitabile” o invivibile, solidale o individualistica, a seconda di come utilizziamo le possibilità e gli spazi che ci vengono dati.

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