Lode al vino!

Nella città di Giulietta e Romeo, la 47° edizione di Vinitaly, grande kermesse del vino italiano
Castegne e vino

Dalle piole delle campagne, dove una volta gli uomini si sedevano di fronte al quartino di rosso tornando a casa dal lavoro dei campi, alle cene raffinate dove bottiglie rare si stappano per offrire temerarie associazioni a piatti sofisticati, in fondo in fondo, aristocratico o plebeo, il vino è sempre il vino. Compagno di momenti di delizia: «Ora viene la dolcezza della sera, riempite la coppa e passatela in tondo» scriveva il bardo inglese Shakespeare.

Rosso, bianco, rosato, con bollicine, di tutti i tipi, in questi giorni il vino sarà l’assoluto protagonista a Verona, dove dal 7 al 10 aprile si terrà Vinitaly la manifestazione che si è ormai imposta come ambasciatore nel mondo del vino italiano. Più di 4 mila espositori quasi tutti italiani (ci sono 128 esteri), 140 mila visitatori attesi, per quattro giorni di grandi eventi, incontri, degustazioni: è la festa dei vitigni e delle cantine italiane, che si presentano al mondo con prodotti affermati e famosi ed altri che hanno gran voglia di farsi conoscere per originalità e professionalità. Fra le novità dell’edizione di quest’anno c’è Vivit luogo d’incontro tra operatori del settore e viticoltori biologici.

Vinitaly vuole fare innamorare sempre di più il mondo del vino italiano, perché si sa: esso sa parlare americano e indi, cinese e russo, giapponese e coreano. Ma c’è da notare una particolarità… Non a caso l’evento si tiene a Verona, luogo di Giulietta e Romeo, città simbolo dell’amore. Perché vino e amore sembrano godere d’un particolare legame di affinità. «Mi ha introdotto nella cella del vino e il suo vessillo su di me è amore» dice del suo amato la sposa del Cantico dei Cantici nella Bibbia (libro in cui la parola “vino” è nominata 278 volte e “vite”141 volte); e poi continua: «ti introdurrei nella casa di mia madre; m'insegneresti l'arte dell'amore. Ti farei bere vino aromatico»; e il libro della Sapienza chiosa: «Inebriamoci di vino squisito e di profumi, non lasciamoci sfuggire il fiore della primavera».

La religione ebraica e quella cristiana hanno sempre dato un grande valore al vino. Ma anche l’islam – che vieta le bevande alcoliche perché offuscano la lucidità della mente, la distolgono da Allah e possono nuocere alla salute propria e altrui –  in un brano del Corano descrive il giardino del paradiso che è promesso ai fedeli, parlando di vino: «ci saranno ruscelli di un'acqua che mai sarà malsana e ruscelli di latte dal gusto inalterabile e ruscelli di un vino delizioso a bersi…».

L'originalissimo poeta persiano Omar Khayyam poco dopo l’anno 1000, cantava anch’egli lodi sublimi sull’amore e sul vino:«Vai, accarezza le chiome di gentile fanciulla / prima che il fato ti infranga le membra. / Godi una coppa di vino finché il tuo nome è sul Libro di Vita. / Il cuore domato dal vino non è preda di affanni»; anche se poi chiosava: «Dovendo bere vino, fallo con i sapienti, o con una bella dal volto di luna; dovendo bere vino fallo con dovizia, bevine poco…». Con il suo metodo all’apparenza dissacratore – in realtà spinto dal desiderio di distruggere l’ipocrisia. Con il supporto di questi poeti non ci resta che guardare con simpatia a Vinitaly facendo per questa manifestazione del made in Italy il tifo che si merita.


 

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