Lo sguardo delle donne

Presentata ieri in Vaticano la Consulta femminile, un organismo istituito all’interno del Pontificio Consiglio della Cultura presieduto dal card. Ravasi. Il loro contributo alla “politica culturale”

«Né una questione di quote rosa, né un’operazione di cosmesi». Con queste parole il card. Ravasi, presidente del Pontificio consiglio per la cultura, ha introdotto il meeting point con i giornalisti svoltosi ieri presso la Sala stampa vaticana per presentare la cosiddetta “Consulta femminile”. 37 professioniste impegnate in diversi ambiti, dall’imprenditoria all’università, dall’arte alla politica, dallo spettacolo al giornalismo, dal terzo settore al mondo ecclesiale; di diversa provenienza geografica e appartenenza religiosa. Sono queste le donne che compongono l’organismo istituito il 23 giugno 2015 all’interno proprio del dicastero vaticano per la cultura.

Da noto biblista qual è, Ravasi specifica che la parità uomo-donna affonda radici nel testo sacro giudeo-cristiano dove appunto, nel primo Libro della Genesi, leggiamo «maschio e femmina li creò», assieme non disgiuntamente. Perché nasce questa consulta? «Perché su tutte le attività del dicastero ci sia uno sguardo femminile», precisa il cardinale. Queste sono donne, aggiunge, che «entrano all’interno dei meccanismi della nostra “politica culturale”». E lo fanno partecipando ad esempio alle plenarie del dicastero già nella fase di programmazione. Oppure elaborando testi su argomenti specifici, mettendo a disposizione le loro tante e profonde competenze.

Da parte loro le donne – e lo si capisce sentendo le varie dichiarazioni dell’una e dell’altra appartenente alla Consulta – ci tengono a precisare che non si tratta di un discorso ideologico o di una “cordata” del gentil sesso, quanto di dare il proprio contributo per creare spazi di ascolto e di dialogo dove le diversità, a cominciare da quella uomo-donna, siano una ricchezza. Stimolare una cultura dell’accoglienza, scoprire e valorizzare il “genio femminile” – che tanto stava a cuore a Giovanni Paolo II e che Francesco non di rado ricorda – è un altro degli obiettivi. Mettersi insieme e mettersi al servizio, insomma, a favore della Chiesa, in primis, ma con uno sguardo più ampio sulla società nei suoi diversi ambiti.

Un orizzonte vasto, quindi, tutto da scoprire e con grandi possibilità, senza dubbio alcuno. Non conosciamo tante delle donne che compongono la Consulta, ma alcune sì. Fra queste l’atleta Fiona May, le giornaliste Paola Pica, Caterina Doglio e Lucetta Scaraffia, l’economista Eva Gullo, le docenti Amy Uelmen, Daniela Ropelato e Maria Bruna Romito, l’imprenditrice Lavinia Biagiotti, la ginecologa Elena Giacchi, la teologa iraniana Shahrazad Houshmand, Ida Del Grosso, direttore della Casa circondariale femminile di Rebibbia. A loro e alle altre, tanti auguri!

E anche se, come ha detto scherzosamente il card. Ravasi citando lo scrittore polacco Joseph Conrad, «essere donna è terribilmente difficile, perché consiste soprattutto nell’avere a che fare con gli uomini», è apparso evidente come nella reciprocità del rapporto uomo-donna c’è tanto da dare e da fare, ognuno per la sua parte.

 

 

 

 

 

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