Lo stato di salute dell’Italia

Nel 2020 secondo l’Ispra nel nostro Paese ci sarà un calo della produzione di rifiuti e dei gas serra grazie al lockdown. Inoltre siamo uno dei Paesi più attenti alla quantità di materiali usati
Mauro Scrobogna LaPresse

Come sta lo stato di salute dell’ambiente italiano? Qual è la situazione dell’aria, delle acque, della flora e della fauna? A queste domande risponde l’Ispra, l’Istituto superiore per la protezione ambientale che fa capo al Ministero dell’Ambiente. Il 3 giugno scorso ha presentato l’Annuario dei dati ambientali relativo al 2019. Questo report ci aggiorna sullo stato di salute del nostro Paese.

Ebbene da subito notiamo che nel continente europeo, l’Italia è uno dei paesi più virtuosi per l’uso circolare dei materiali. È infatti terza in Europa per la “produttività delle risorse”, l’indice europeo che descrive il rapporto tra il prodotto interno lordo e la quantità di materiali utilizzati per la produzione.

Per quanto riguarda i rifiuti urbani per il 2019 la percentuale è identica a quella del 2018, mentre per l’anno in corso è visibile un calo pari al 4,7% che è legato alla diminuzione del PIL, dovuto al periodo di lockdown.

Una buona notizia riguarda i gas serra: nel primo trimestre di quest’anno, si stima ci sia stato un abbassamento del 5,5% rispetto allo scorso anno (nello stesso periodo del 2019 la riduzione era del 2,0% rispetto al 2018). L’area padana resta purtroppo una nota dolente per tutto il continente europeo sul fronte della qualità dell’aria e dello smog. Nel 2019, il valore limite giornaliero del PM10 è stato superato nel 21% delle stazioni di monitoraggio. Quest’anno grazie al lockdown il nord Italia potrà beneficiare di qualche parametro entro i limiti di legge.

Invece per la quota di energia da fonti rinnovabili, siamo attualmente al 18,3% rispetto al consumo finale lordo. Su questo punto siamo ben sopra la soglia imposta dall’UE come obiettivo del 17% da raggiungere entro il 2020. Prossimo obiettivo è il 32% entro il 2030.

Per quanto riguarda invece fauna e flora, il dato è abbastanza preoccupante a causa dell’inquinamento, mentre solo il 48% dei fiumi e il 20% dei laghi italiani è in buono stato. Su questi punti c’è ancora molto da lavorare soprattutto per la depurazione degli scarichi fognari.

Un altro aspetto che preoccupa è l’aumento della temperatura media, che nel nostro Paese cresce più che in altre parti del mondo. Nel dossier Ispra si legge che due anni fa, nel 2018 è stata registrata un’anomalia media pari a +1,71°C rispetto alla media climatologica 1961-1990, superiore a quella globale sulla terra ferma (+0,98 °C).

È stato calcolato un aumento della temperatura media pari a circa 0,38 °C ogni dieci anni nel periodo 1981-2018. Inoltre è stato registrato un nuovo picco per la temperatura dei mari italiani nel 2018 pari a +1,08°C rispetto al periodo 1961-1990.

In definitiva non siamo messi male, c’è sempre da migliorare ma possiamo essere fieri di stare ai primi posti nella classifica europea per gli sforzi e i continui miglioramenti della salute del nostro Belpaese.

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