Liu Xiaobo, portavoce dei diritti umani

L'accademia di Oslo assegna il premio ad un dissidente cinese, rinchiuso in carcere. Reazioni e commenti in tutto il mondo
Liu Xiaobo

L’assegnazione dei premi nobel 2010 continua a suscitare reazioni. Alle controversie su quello della medicina assegnato ad Edwards, padre della fecondazione assistita, si aggiungono oggi quelle su Liu Xiaobo, intellettuale cinese in carcere, a cui l’accademia di Oslo ha assegnato il nobel per la pace. Nelle motivazioni del premio si legge: «Da oltre due decenni, Liu Xiaobao è un forte portavoce della battaglia per l’applicazione dei diritti umani fondamentali anche in Cina».

 

Liu Xiaobo è stato condannato a 11 anni di prigione per alcuni articoli pubblicati su varie riviste. Docente all’università tentò in piazza Tienanmen una mediazione tra polizia e studenti. E’ tra gli autori di Carta 08  un manifesto in difesa dei diritti della persona e della libertà religiosa, a cui hanno aderito più di 2 mila intellettuali.

 

All’annuncio del premio immediata è stata la risposta del governo cinese che ha considerato questo riconoscimento «un’oscenità» e ha minacciato ripercussioni nelle relazioni tra Cina e Norvegia. Il primo ministro norvegese Jens Stoltenberg ha precisato sul quotidiano Le Monde che la Norvegia collabora su vasta scala con la Cina: «i nostri legami sono antichi e continui, coprono vaste aree. Anche la discussione sui diritti umani appartiene a questi legami». Sempre sul quotidiano francese si leggono le dichiarazioni del presidente della commissione europea, José Manuel Barroso, che considera il premio a Xiaobo «un forte messaggio di sostegno a coloro che, in tutto il mondo, a volte a prezzo di grandi sacrifici personali, lottano per la libertà e i diritti di uomo».

 

Mentre le agenzie in tutto il mondo riportano la notizia che la casa del dissidente è stata circondata dalla polizia per impedire proteste, sul sito dell’inglese BBC è riportata una dichiarazione della moglie Liu Xia che ringrazia per il supporto dato al marito e «chiede con forza la sua liberazione al governo cinese». La BBC annuncia che «sabato la signora sarà accompagnata nella prigione, dove si trova Xiaobo per comunicargli la notizia»

 

Il ministro degli Esteri italiano, Franco Frattini nel commento su Avvenire ha voluto sottolineare l’indipendenza del premio: «l’assegnazione a Liu Xiaobo incarna il riconoscimento internazionale per tutti coloro che, a prescindere dalla nazionalità di appartenenza, lottano per la libertà ed i diritti della persona». Il New York Times invece sostiene che il nobel darà un’enorme impulso al movimento di riforma che sostiene « un cambiamento politico pacifico di fronte alla incessante ostilità del governo del Partito comunista cinese».

 

Il comitato di assegnazione del Nobel non ha negato la motivazione politica del premio e pur elogiando i tanti progressi del celeste impero in campo economico ha precisato che «Il nuovo status della Cina deve comportare una maggiore responsabilità, soprattutto nel campo dei diritti umani». «Non attendiamoci cambiamenti rapidi – ammonisce Paolo Solon su Corriere.it – tutte le energie della Cina sono impegnate nel progresso economico e chi disturba questo processo è un dissidente».  Ma nel Paese non è tutto immobile, «si discute su come arrivare ad una democrazia con le caratteristiche cinesi. Questo premio è uno schiaffo salutare», conclude Solon

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