L’Italia reciproca di LoppianoLab

Si chiude la quarta edizione del laboratorio nazionale: riaprono i cantieri sul territorio con proposte e iniziative che interpellano politici e cittadini insieme, nel nome della legalità pubblica e non solo giudiziaria, in un singolare esperimento di sussidiarietà reciproca
LoppianoLab 2013

«Grazie a tutti, perché LoppianoLab è stato un laboratorio di idee, realtà, esperienze. Ho respirato la vita, vita concreta di persone, sogni che stanno divenendo concretezza, un mondo nuovo che vive fra le nostre case. Beppino». Questa mail ha aperto la mia giornata appena la posta elettronica è entrata in funzione. Poi ne è seguita un’altra: «Grazie, ragazzi! È questa l'Italia che voglio, quella che mi dà speranza. Coraggio! Non siete soli. Marilena», e poco fa uno dei referenti delle riviste edite da Città Nuova è arrivato di persona ad esprimerci la sua gratitudine e la sorpresa per i temi e gli incontri di questa quarta edizione di LoppianoLab nel nome della legalità.

La parola "insieme", passata da avverbio a verbo, è stata l’espressione sintesi dei 21 laboratori che si sono tenuti in questi tre giorni. Nessuno vuole concludere i lavori. Oggi, lunedì, si lavora con maggiore lena per l’Italia, non concetto patriottico astratto, ma volti, persone, ferite che si incontrano sui marciapiedi delle città e che chiedono risposte sul fronte del lavoro, dell’accoglienza, della legalità, dell’impresa, dell’arte e della politica.

Nella sintesi di domenica mattina erano queste alcune delle emergenze sottolineate dagli esponenti dei laboratori. Non è però l’elenco dei problemi ad occupare il tempo, ma piuttosto sono le proposte di impegno: una rete di formatori e un progetto formativo che in maniera trasversale tocchi famiglia, pubblica amministrazione, imprenditori, giovani; un canale aperto tra operatori nel mondo dell’immigrazione e dell’intercultura con la politica per capire e disegnare diversamente la nostra Italia multietnica, una nuova forma di comunicare e informare dove anche la cronaca bianca trovi spazi adeguati ed esperti sui media locali e nazionali.

Anche i religiosi e le religiose, interpellati su una diversa gestione dei beni, sono andati a scuola di economia e di informazione per rispolverare il loro ruolo profetico dentro l’oggi italiano, per «far casino con il Vangelo e rifermentare la vita delle persone». Una vita buona che sul palco di LoppianoLab ha potuto raccontarsi, interrogarsi e chiedere compagni di strada: dal vicesindaco di Rovigo, più volte sull’orlo di scelte poco trasparenti, eppure deciso a non cedere, o ancora le iniziative di Azione Famiglie Nuove, che in un anno ha smosso sei milioni di euro per adottare e assistere bambini disagiati delle varie periferie del mondo; o ancora Alessandra Clemente, assessore di Napoli a cui per errore la camorra ha ucciso la madre, Silvia Ruotolo, e che lavora instancabilmente per offrire opportunità di vita e non di morte ai giovani napoletani.

La prospettiva intergenerazionale è anche la nota di questa edizione, dove un gruppo di adolescenti ha lavorato per creare un giornale per ragazzi scritto dai ragazzi e vari giovani si sono avviati all’imprenditoria con un workshop, mentre altri sulla legalità hanno investito le loro vacanze, impegnandosi in campi di lavoro e sessioni di approfondimento. E non ci si vuole limitare a intermezzi estivi.

Si parte da LoppianoLab con una campagna nazionale contro le slot machine che si apre il 27 settembre a Biella e mira a toccare 100 città italiane. Si parte poi con una Scuola di economia civile che ha riunito diversi soggetti della società civile in un progetto unitario, facendo esclamare al ministro del lavoro Giovannini: «Non è mai troppo tardi». Mentre al ministro Del Rio: «L’Italia ce la fa se ognuno di noi, ogni giorno, fa bene il suo mestiere e se la politica, una onesta politica, riesce ad incidere nella vita delle persone e sul benessere delle comunità».

La sussidiarietà, principio giuridico del nostro ordinamento, sperimentata in questo laboratorio, non è stata solo verticale per la presenza di due ministri e di un sottosegretario, che da professionisti della politica, insieme ai partecipanti, sono diventati uomini della politica, servitori e non "urlanti accusatori", cercatori di risposte e di soluzioni senza pretese assolute di verità. A LoppianoLab c’è stata anche la sussidiarietà orizzontale, quella affidata ai cittadini che provvedono ai bisogni della collettività dal basso, come le tante storie raccontate hanno mostrato.  

Due modalità di agire che non possono continuare ad operare in modo separato. Si parte dall’edizione 2013 provocati da un nuovo esperimento di sussidiarietà: quella reciproca, che non pretende dall’alto e non impone dal basso, ma attraversa i ponti di queste due Italie, quella politica e quella civile, per progettare ascoltando il territorio e rispondere con opportune iniziative governative, mentre tutti si ritorna ad essere cittadini, al di là dei compiti rivestiti, in un Paese meno smarrito e più coraggioso anche grazie a LoppianoLab.

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