L’Italia rinuncia all’Autorità europea del lavoro

L’Unione europea si prepara ad allestire l'ELA, che promette di essere uno strumento di tutela dell'occupazione a livello transnazionale. Milano voleva candidarsi, ma il governo non si è fatto avanti facendo sfumare questa possibilità
ANSA/DANIEL DAL ZENNARO

L’Unione europea (UE) ha avviato le procedure per implementare l’Autorità europea del lavoro (ELA), il cui obiettivo è quello di sostenere gli Stati membri nell’attuazione degli atti giuridici nei settori della mobilità dei lavoratori in tutta l’UE e del coordinamento della sicurezza sociale. L’Autorità europea del lavoro, inoltre, fornirà ai lavoratori e ai datori di lavoro informazioni su aspetti complessi della mobilità transfrontaliera dei pendolari. L’obiettivo, in questi casi, è di agevolare l’accesso alle informazioni riguardanti i diritti e gli obblighi per i lavoratori, i datori di lavoro e le amministrazioni nazionali; favorire il coordinamento tra gli Stati membri ai fini dell’applicazione transfrontaliera della pertinente normativa dell’Unione, anche mediante ispezioni concertate e congiunte; sostenere la cooperazione tra gli Stati membri nella lotta al lavoro non dichiarato; sostenere le autorità degli Stati membri nel trovare soluzioni nei casi di controversie tra datori di lavoro e lavoratori tra diversi Stati membri.

Infine, l’Ela riunirà i compiti tecnici e operativi di vari organismi esistenti dell’UE (l’ufficio europeo di coordinamento della rete EURES, il comitato tecnico sulla libera circolazione dei lavoratori, il comitato di esperti sul distacco dei lavoratori e la piattaforma europea per la lotta al lavoro non dichiarato), con l’obiettivo di istituire una struttura permanente che garantisca continuità e una capacità di risposta rapida e di conseguire risultati migliori e più efficienti grazie a una cooperazione rafforzata.

Quattro sono gli Stati membri che hanno inviato al Consiglio dell’UE le offerte per ospitare la sede della futura Autorità europea del lavoro, che potrebbe dunque stabilirsi a Nicosia (Cipro), Sofia (Bulgaria), Riga (Lettonia) o Bratislava (Slovacchia). L’Italia, contro ogni aspettativa, non ha presentato una candidatura, che in molti pensavano avrebbe potuto essere quella della città di Milano.

Qualche tempo fa, nel capoluogo lombardo era tutto pronto per ospitare l’Agenzia europea per i medicinali (EMA), ma la città non riuscì ad ottenere l’assegnazione perché, alla fine, nel novembre 2017, si decise di tirare a sorte per scegliere tra l’altra città contendente, Amsterdam, che vinse. Ebbene, il Consiglio europeo aveva approvato un documento con le procedure per la selezione della sede della nuova autorità europea e tra le modalità di aggiudicazione era stato escluso il sorteggio.

L’accordo provvisorio per istituire l’Autorità europea del lavoro è stato raggiunto tra il Consiglio e il Parlamento europeo in data 14 febbraio 2019. Il 16 aprile il Parlamento europeo ha votato a favore dell’accordo. L’adozione del regolamento da parte del Consiglio è prevista in giugno. Il prossimo 2 giugno, inoltre, la Commissione europea pubblicherà una propria valutazione circa le quattro sedi candidate, mentre i rappresentanti degli Stati membri terranno una discussione il 5 giugno.

I criteri di aggiudicazione sono i seguenti: equilibrio geografico, la data in cui l’Autorità europea del lavoro potrà essere istituita dopo l’entrata in vigore del regolamento istitutivo, l’accessibilità dell’ubicazione, l’esistenza di strutture scolastiche adeguate per i figli dei membri del personale e un adeguato accesso al mercato del lavoro, alla sicurezza sociale e all’assistenza sanitaria per coniugi e figli. Dopo un voto che si terrà ai margini del Consiglio dei ministri dell’UE del 13 giugno a Lussemburgo, la decisione definitiva sulla sede dell’Autorità europea del lavoro sarà adottata di comune accordo dai rappresentanti degli Stati membri.

È giusto considerare che se Milano aveva le carte in regola nel passato ed aveva subito quasi uno smacco perdendo l’EMA, le possibilità di vedersi aggiudicata l’ELA erano molto alte. Il Consiglio Comunale di Milano, l’11 luglio 2018, aveva anche votato una proposta per offrire la disponibilità della città ad ospitare l’Autorità europea del lavoro.

Invece, evidentemente, il Governo italiano non ha ritenuto utile, o, secondo qualche malalingua, non ha valutato politicamente opportuno, o ha più semplicemente dimenticato, di presentare la candidatura di Milano entro il 6 maggio. Qualche voce si è levata per contestare la mancata candidatura, ma la notizia sta passando in sordina; in Italia, del resto, spesso  è molto più semplice lamentarsi per un’esclusione che lavorare in un’armonia istituzionale per ottenere dei risultati a beneficio di tutta la comunità.

 

 

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