L’Italia a caccia del gas africano

Grande importanza stanno assumendo gli accordi dell’Italia per le forniture di gas, che stanno rendendo l’Italia un hub del gas per l’Unione europea. Un ruolo di primo piano stanno assumendo vari Paesi del continente africano, primo fra tutti l’Algeria, ma anche Egitto, Libia, Angola, Repubblica Democratica del Congo e Mozambico.
Foto Filippo Attili/Palazzo Chigi/LaPresse. Il presidente della Repubblica algerina democratica e popolare, Abdelmadjid Tebboune e il presidente del Consiglio italiano Mario Draghi.

La questione del gas russo, com’è noto, preoccupa molto l’Europa. L’inverno si avvicina e l’Unione europea, temendo il blocco delle forniture di gas da parte del governo di Mosca, cerca altrove partner per non dipendere più dalle forniture russe in modo prevalente.

Diversi paesi africani hanno risorse energetiche. È il caso dell’Algeria, che ha firmato 15 accordi con l’Italia durante un forum economico svoltosi il 18 e 19 luglio ad Algeri.

Queste firme avvengono in un contesto energetico teso, segnato dal conflitto in Ucraina. Alla ricerca di modi per uscire dalla sua dipendenza dal gas russo, Roma si è rivolta ad Algeri. L’Italia si aspetta 20 miliardi di metri cubi di gas dal suo partner nordafricano per quest’anno. E 30 miliardi di metri cubi l’anno a regime.

L’Algeria, che mantiene da tempo rapporti privilegiati con l’Italia, “è diventata il suo primo fornitore di gas negli ultimi mesi” dopo essere stata a lungo superata dalla Russia, da cui proveniva il 45% delle importazioni di gas della penisola, ha dichiarato in una conferenza stampa Mario Draghi, presidente del Consiglio italiano (poco prima della crisi di governo), parlando ai media insieme al presidente algerino Abdelmadjid Tebboune.

I nuovi accordi siglati tra Italia e Algeria, oltre a consolidare la cooperazione energetica, faranno di Roma un vero e proprio “hub del gas dell’Unione Europea”.

Nella seconda giornata del loro incontro, i due leader hanno anche annunciato la firma di un ulteriore importante accordo, del valore di 4 miliardi di dollari, tra il gruppo algerino Sonatrach con l’italiana Eni, la statunitense Occidental (Oxy) e la francese Total, che consentirà di rifornire l’Italia (e suo tramite l’Ue) di importanti quantità aggiuntive di gas. Un primo accordo per un aumento dei volumi consegnati in Italia era stato annunciato da Mario Draghi durante una prima visita ad Algeri ad aprile scorso, ma non erano state comunicate cifre.

Il contratto stipulato nei giorni scorsi ha una durata di 25 anni e copre lo sfruttamento dei giacimenti di gas e petrolio nel bacino del Berkine, nel sud-est dell’Algeria. L’accordo mira a recuperare in idrocarburi “più di un miliardo di barili equivalenti di petrolio, che aumenterà il tasso medio di recupero finale al 55%”.

L’evoluzione implica anche il trasferimento di tecnologia: l’Italia si è impegnata non solo nell’offrire soluzioni innovative all’Algeria in relazione al gas, ma l’accordo prevede anche l’aspetto del trasferimento tecnologico nel campo delle energie rinnovabili e nella produzione industriale di idrogeno.

Dall’inizio del 2022 l’Algeria ha fornito all’Italia 13,9 miliardi di metri cubi di gas, superando del 113% i volumi inizialmente previsti. Algeria e Italia sono già direttamente collegate tramite il gasdotto Transmed, che partendo dai giacimenti algerini, attraversa e coinvolge anche la Tunisia, raggiungendo Mazara del Vallo, in Sicilia.

Gli altri partner per la fornitura di gas all’Italia tramite gasdotti sono l’Azerbaijan (tramite Tap) e la Libia (tramite Greenstream), anche se quest’ultimo Paese è poco affidabile a causa del conflitto in corso da tempo.

Tramite navi metaniere, inoltre, un altro importante fornitore di gas liquefatto è il Qatar, con il quale sono stati di recente siglati accordi per l’incremento delle forniture. Nell’ambito del trasporto navale di gas e dello sviluppo di fonti rinnovabili di energia, l’Italia – tramite Eni – ha avviato nei mesi scorsi importanti accordi con altri 4 Paesi africani, in particolare con Egitto, Angola, Repubblica democratica del Congo e Mozambico.

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