L’Himalaya colpita dal terremoto

Si continuano a contare le vittime mentre le proporzioni del disastro provocato dal sisma vanno via via aumentando. Complicata anche la situazione sanitaria
Nepal

Mi è capitato un paio di volte di sperimentare lo sgomento di un terremoto nella zona Himalayana, forse quella a più alto rischio al mondo per sismi di grande gravità e con potenziale altissimo di vittime, anche per la difficoltà di accedere a villaggi e cittadine isolati su pendii o vallate. La prima volta, mi capitò una notte sul versante indiano della catena montuosa più alta del mondo e, pur non essendo un sisma particolarmente grave, procurò una grande paura a me e agli studenti di una scuola di elite dove mi trovavo come ospite. La seconda volta, le scosse furono meno gravi, ma ugualmente causa di timore. Ero allora nella zona di Darjeeling non lontano dal confine nepalese. Come altre volte in India ed in Pakistan e nello stesso Nepal negli anni trenta, le scosse da quelle parti sono forti e, spesso, non lasciano scampo, come hanno dimostrato terremoti recenti in varie zone del sub-continente indiano. Per questo i numeri delle vittime della tragedia Nepalese sono destinati a salire e, forse, non li si conoscerà mai esattamente. Nei villaggi sarà impossibile rintracciare tutti i corpi ed avere anche idea di quante fossero le persone che vi si trovavano nel momento della tragedia.

È difficile riuscire a raggiungere il Nepal in questi giorni, ma attraverso amici che vivono in India, alcune persone han fatto arrivare un messaggio ben chiaro: «La situazione non è affatto buona. Personalmente sono vivo, ma ora stiamo fuori della casa, sia di giorno che di notte. Molti sono morti, altri stanno morendo, e tantissimi sono feriti. Ci sono costanti scosse che creano distruzioni continue». Queste le notizie, laconiche ma altrettanto drammatiche. Nella notte, infatti, sì è verificata una nuova scossa di magnitudo 6.7, che ha fatto, senza dubbio fatto salire ulteriormente il bilancio delle vittime, che supererà abbondantemente, purtroppo, quelle ora stimate a oltre duemila. L’epicentro del terremoto, come noto, è stato in una zona a circa 60 chilometri a est da Kathmandu, la capitale affollata di turisti, ma anche centro caotico, soprattutto nel cuore della città vecchia. Inoltre, le frane, i crolli delle strade e le voragini create dal sisma (tra l’altro abbastanza normali, anche durante la stagione delle piogge) rendono difficile accedere ai villaggi sparsi nelle vallate e sui pendii.

Sono stati rasi al suolo o seriamente danneggiati molti templi indù e buddhisti,  fra questi i famosi templi indù di Pashupatinath hanno riportato gravi danni. Il tempio di Krishna a Patan e le piazze (darbarsquare) antistanti i palazzi reali a Kathmandu e a Bhaktapur sono crollati. Questi ultimi due complessi erano Patrimonio Unesco per l’umanità. Nella capitale è crollata anche una chiesa protestante seppellendo una settantina di persone. Il governo ha dichiarato lo stato di emergenza nazionale ed il primo ministro, Shushil Koirala, che si trovava a Bandung per una conferenza internazionale è ritornato precipitosamente in patria. Le scene che si vedono, come hanno riferito e mostrato i nostri telegiornali, sono quelle di disperazione e di lavoro febbrile, spesso con le mani senza l’aiuto di attrezzi adatti ed adeguati, per liberare persone che si trovano non solo sotto le macerie, ma anche all’interno di edifici le cui vie di uscita sono state bloccate da crolli vari.

Katmandu era stata distrutta nel 1933 da un altro terremoto molto più forte di quello attuale. Allora si era superato la magnitudo 9 e si calcolò che morirono circa 8.500 persone. I quotidiani indiani hanno rivelato che gli esperti avevano previsto un fenomeno di questo tipo e la scorsa settimana un gruppo di una cinquantina di esperti si era riunito proprio in Nepal per monitorare la situazione. «E’ accaduto esattamente quanto pensavamo che sarebbe successo, sia dal punto di vista fisico che da quello geologico», ha dichiarato un sismologo inglese parte del gruppo di esperti, che ha, comunque, ammesso che non era atteso un fenomeno dell’intensità di quello che, di fatto, si è manifestato. Inoltre, ha precisato lo studioso, l’intensità del sisma è aggravata dalle precarie condizioni sia delle strutture che delle infrastrutture. Un altro studioso europeo ha sottolineato che questi disastri in Asia sono accentuati dall’alta concentrazione di popolazione in zone ad alto rischio.

Il terremoto è stato avvertito anche in diversi stati dell’India: Ci sono stati crolli e vittime (una cinquantina) nello stato del Bihar come in quello del Bengala, che confinano con il Nepal. Le scosse sono state avvertite, comunque, in tutta l’India del nord, fino al Rajasthan, uno stato che confina con il Pakistan, dove è stata segnalata una vittima.

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